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Riforma Scuola 2015 Renzi Giannini: Concorso Scuola e Patto Educativo

Antonietta Amato 18 Gennaio 2015
A. A.
22/11/2024

Tutto sulla Riforma Scuola 2015 Renzi.

Le coperture dovrebbero arrivare dalla spending rewiev. Escluso (accuratamente) qualsiasi “ritocco” alle tasse. Un mese e mezzo per capire se sarà Patto educativo o l’ennesima riforma. “Da qui al 28 febbraio scriveremo i testi” della riforma, “il decreto e il disegno di legge”. Renzi, in un cliccatissimo video, snocciola il rosario della riforma scuola 2015 Renzi.

Riforma Scuola 2015 Renzi: i dodici punti de “La Buona Scuola”

  • Mai più precari secondo la riforma scuola 2015 Renzi: il Governo promette un piano straordinario per assumere 150 mila docenti a Settembre 2015 e la chiusura di tutte le graduatorie ad esaurimento. Per l’anno scolastico 2014-2015, è prevista, infatti, l’immissione in ruolo di 15mila unità (circa 7.700 su cattedre ordinarie e 6.700 su posti di sostegno). Disegno che dovrebbe toccare l’apice l’anno successivo, con l’assunzione in blocco delle restanti 148.100 persone (i restanti inseriti nelle Gae e i vincitori del concorso del 2012). L’operazione costerà in tutto circa 3 miliardi di euro.
  • La riforma scuola 2015 Renzi introduce novità anche per l’insegnamento, dal 2016 si entra solo per concorso. Addio alle liste d’attesa. Smaltite le Gae, si punterà, per la prima volta, ad un regime più “normale”, ovvero si diventerà docenti di ruolo solo per concorso, come sancito dalla Costituzione. Quarantamila giovani qualificati dovrebbero trovare posto nella scuola fra il 2016 e il 2019.
  • Basta supplenze secondo Renzi nella sua riforma scuola 2015. Il piano di assunzioni, oltre a svuotare le graduatorie e snellire l’accesso, dovrebbe, infatti, servire a garantire alle scuole un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze. La misura, che punta ad assicurare agli studenti quella continuità didattica a cui hanno diritto tanto, dovrebbe, nel giro di 5 anni, portare alla scomparsa della dispendiosa figura del supplente.
  • Merito e scatti stipendiali, con la riforma scuola 2015 secondo Renzi si volta pagina. Scatti di anzianità al tramonto. Il governo, infatti, sembrerebbe orientato ad agganciare gli stipendi degli insegnanti ad una qualche forma di merito o carriera. Da escludere, ad oggi, la tripartizione della categoria in docenti esperti, ordinari e senior. Servirebbe un nuovo contratto, spiegano i sindacati. Rimane il nodo risorse. Probabile che il governo ricorra a qualche formula di incentivazione per i docenti che vorranno assumersi più incarichi, oltre all’insegnamento, con naturale allungamento dell’orario di lavoro. Ogni tre anni, gli insegnanti che matureranno crediti sufficienti avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più.
  • Formazione  continua obbligatoria uno dei principi cardini nella riforma scuola 2015. Non solo. Gli insegnanti saranno chiamati a stare sul pezzo. “Per valorizzare i nuovi Don Milani, Montessori e Malaguzzi”, racconta il rapporto. I docenti dovranno, cioè, seguire una formazione continua obbligatoria, incentrata soprattutto su temi di pedagogia didattica innovativa. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di miglioramento. Sarà, infine, istituita la figura del Mentor che avrà incarichi quelli legati alla valutazione, alla formazione dei docenti e accompagnerà i tirocinanti. Il docente Mentor si occuperà di valutazione e formazione docenti.
  • Più trasparenza con la riforma scuola 2015 Renzi. Sarà una scuola di vetro. Parola d’ordine: trasparenza: i dati di ogni scuola dovranno essere online dal 2015: budget, valutazione, progetti finanziati. Tra le ipotesi più accreditate, l’istituzione di un registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la propria squadra e l’offerta formativa.
  • Obbiettivo della riforma scuola 2015 Renzi è snellire la burocrazia. La battaglia al pachiderma “burocrazia” tra i cavalli di battaglia della riforma della scuola. Lo si evince da La Buona Scuola: legislatori, presidi, docenti, amministrativi e studenti possono già segnalare le 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola. Obiettivo: ovviamente abolirle tutte.
  • Digitalizzazione altro punto fondamentale della riforma scuola 2015 Renzi. Sarà, pare, la riforma dell’annunciata svolta digitale: si punterà, grazie piani di coinvestimento, a portare a tutte le scuole una connessione veloce e senza fili, comprese le sedi decentrate Segnali di apertura, intanto, verso le modalità cosiddette BYOD (Bring Your Own Device, cioè Porta il tuo dispositivo). La didattica, in altre parole, passerà su dispositivi di proprietà degli studenti con le istituzioni che interverranno solo per fornirle a chi non ne dispone.
  • Materie creative, cultura in corpore sano, anche a questo orientamento mira secondo Renzi la riforma scuola 2015. Musica, sport e storia dell’arte al centro dell’agenda Renzi, che li definisce “punti di forza dell’Italia”. Convinzione che si tradurrà in un aumento delle ore di insegnamento sia nella scuola primaria che secondaria.
  • Nuove  alfabetizzazioni. Internet, Inglese, Impresa. Un po’ sulla falsariga berlusconiana si ispira questo punto della riforma scuola 2015. Nella riforma della scuola ci sarà, infatti, posto anche per un rafforzamento deciso dei piani formativi per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue straniere a partire dai 6 anni, l’apprendimento di nuove competenze digitali (coding e pensiero computazionale nella primaria, piano “Digital Makers” nella secondaria), e lo studio dei principi dell’Economia in tutte le secondarie.
  • Alternanza scuola-lavoro nella riforma scuola 2015. Sarà una scuola fondata sul lavoro. Merito di un’interazione più “osmotica” tra mondo del lavoro ed istruzione. All in, quindi, sulla cosiddetta alternanza scuola-lavoro, che sarà obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali, per almeno 200 ore l’anno, grazie al potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale.
  • Le scuole civiche della riforma scuola 2015. Ma Renzi ce li ha i soldi? Ancora non si sa bene. In attesa di chiarimenti finalmente convincenti sul fronte coperture, l’unico dato certo è che, per reprrire le risorse necessarie alla rifondazione della scuola italiana, il Governo si muoverà su due direttrici: da un lato stabilizzare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF),  rendendone trasparente l’utilizzo, e, dall’altro, attrarre risorse private (singoli cittadini, fondazioni, imprese), attraverso “incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche”.

Riforma Scuola 2015 Renzi: critiche da sindacati e studenti

Trionfalismo renziano a parte, ad incendiare il dibattito è soprattutto la presunta natura “autocefala” della riforma Renzie-Giannini. “Siate protagonisti, non spettatori del cambiamento. Non siate cinici e pessimisti.” Poi fanno tutto di testa loro. Si può riassumere così la protesta degli scettici. Nessun passaggio dal Consiglio dei ministri, nessun parere sulle previsioni di spesa ecc. Una campagna pubblicitaria, accusano in molti, condatta a forza di sondaggi e spot, priva di una scrittura collettiva (docenti, genitori, studenti, Ata, tutte figure cui Renzi ammiccherebbe furbescamente) che, nonostante gli appelli alla cooperazione, non lascerebbe alcuno spazio alla critica e a proposte alternative. Questo il j’accuse che si leva, unisono, da lavoratori della scuola (sigle sindacali in testa) e studenti, esclusi tout court dal tavolo e ora pronti ad incrociare le braccia. Manca un’idea di assieme, lamentano, oltre ad un reale collegamento tra i provvedimenti. Per loro la Riforma Scuola 2015 sa già di rivoluzione mancata: un sordo ritorno alla logica gentiliana di un’istruzione “di classe”, che, per di più, restituirebbe, in barba alla sventolata necessità di un piano d’azione unitario, la visione di un’istruzione a compartimenti stagni, sacrificata ad un merchandising mediatico che seppellisce diritti e condivisione concreta.

Che non sia tutto oro quello che luccica negli occhi compiaciuti del telegenico Renzi, è fatto ormai pacifico. Ma quali sono i pregi e quali, invece, i limiti più o meno evidenti  dell’annunciata riforma scuola 2015 Renzi? Lo abbiamo chiesto a Rino Di Meglio, Coordinatore Nazionale della Gilda degli Insegnanti e della Federazione Gilda Unams.

Rino Di Meglio

Rino Di Meglio

Dott. Di Meglio, il Premier Renzi ha recentemente messo sul tappeto i problemi della scuola in vista di una riorganizzazione che entro febbraio 2015 dovrebbe tradursi in un nuovo patto educativo tra la scuola e i suoi utenti. Un progetto, “La Buona Scuola”, con più ombre che luci. Cosa la convince e cosa no dell’annunciata Riforma Scuola 2015?

“Il documento non ci convince. Sono molti gli aspetti che contestiamo, a partire dal titolo che sembra trasmettere l’immagine di una scuola riformata “buona” che si contrapporrebbe all’attuale scuola “non buona”.

La Gilda degli Insegnanti è convinta che la scuola vera, non quella degli slogan politici, sia già buona soprattutto per merito dei docenti e del loro lavoro. Le proposte presentate, sia quelle positive come l’assunzione dei precari, sia quelle negative come l’abolizione degli scatti di anzianità, sono un gioco di prestigio che sottrae fondi al sistema dell’istruzione per ridistribuirli in maniera poco limpida e poco sincera. Nel progetto la scuola non viene riconosciuta come istituzione della Repubblica ma considerata mero servizio all’utenza e gli istituti si configurano come aziende in concorrenza tra loro, ignorando che la finalità della scuola è educativa, non produttiva. Grave anche l’assenza di risorse finanziarie aggiuntive senza le quali è impossibile realizzare alcuna riforma. Inoltre mancano i riferimenti alla cultura e al valore dello studio e alla contrattazione con le parti sociali. Consideriamo poi totalmente inaccettabile l’ipotesi di eliminazione degli scatti di anzianità a favore di “scatti di competenza” legati a un presunto merito e contingentati su una percentuale prefissata per legge di docenti (66%) nella singola scuola o in reti di scuole. “

Tra i cardini dell’annunciata Riforma Scuola 2015, c’è ovviamente la corsa all’assunzione, dal 2015, di oltre 100 mila insegnanti. Restano ancora da chiarire, però, criteri, finalità e coperture finanziarie. Il timore è che tutto si risolva nel classico salvagente assistenziale, lontano dallo spirito di una vera riforma. Qual è la Sua opinione? 

“Il progetto di stabilizzazione dei circa 150mila precari storici inseriti nelle Graduatorie a Esaurimento a partire dal 1 settembre 2015 rappresenta un aspetto decisamente positivo del piano “La Buona Scuola”. Si tratta anche di una vittoria della Gilda che ha promosso e vinto il ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro l’abuso dei contratti a tempo determinato per oltre tre anni consecutivi. Resta aperto però il problema delle risorse con cui far fronte alle assunzioni, perché è inaccettabile che il superamento del precariato venga finanziato con tagli reali delle retribuzioni dei docenti e che si scambino diritti e stipendi in cambio di posto di lavoro.”

Parliamo di disoccupazione giovanile in Italia, c’è chi pensa che in realtà l’enorme disoccupazione giovanile italiana sia soprattutto l’esito amarissimo della profonda crisi della scuola e della sua quasi totale separazione dal mondo del lavoro?

“Prima di tutto non è vero che la scuola italiana è in crisi profonda perché, nonostante i  feroci tagli subiti, riesce a mantenere un buon livello. Il problema è un altro: come fa, per esempio, la scuola a collegarsi con il mondo del lavoro laddove quest’ultimo non esiste proprio? In alcune zone d’Italia, soprattutto al Sud, alla scuola mancano gli interlocutori con cui relazionarsi sulle tematiche del lavoro e le realtà produttive in cui introdurre gli studenti.”

L’annunciata Riforma Scuola 2015 mette l’accento anche sul rafforzamento deciso dell’alternanza scuola-lavoro. Siamo ad una svolta? Come rivitalizzare le sinergie tra scuola-università-lavoro?

“Il sistema delineato nel documento del Governo è certamente innovativo, ma manca una visione chiara dei provvedimenti proposti. Non è chiara anche la governance delle scuole che operano in “formazione congiunta” con il settore privato delle imprese e che dovrebbero creare “Fondazioni di natura privatistica” per commercializzare servizi e prodotti con una presenza incisiva del privato. Tutto ciò accentuerebbe il rischio che la scuola diventi un parziale segmento di ricerca e sviluppo della singola azienda o di reti di aziende. Riteniamo preoccupante anche la mancanza di riferimenti all’implementazione dell’organico per far funzionare i laboratori, con il rischio che una parte importante del monte ore annuale dedicato alle normali lezioni sia assorbito da forme di alternanza scuola-lavoro dietro cui possono nascondersi i soliti stage non retribuiti senza alcun effettivo riscontro in termini di professionalizzazione e acquisizione di competenze per gli studenti.”

© Riproduzione Riservata
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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto