La morte è avvenuta venerdì scorso, ma la notizia è stata data solo l’altroieri, e non sono ancora ben chiare le cause (si sa solo che Barrett soffriva di diabete).
Il suo nome è indissolubilmente legato a quello dei Pink Floyd, la mitica rock band inglese di cui è stato uno dei fondatori nel 1965 quando, in piena “swinging London”, si unì a Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright (fu proprio Barrett a scegliere il nome Pink Floyd per il neonato gruppo, ispirandosi a Pink Anderson e Floyd Council, due oscuri bluesmen americani di cui era estimatore).
Dall’iniziale repertorio blues i quattro passarono alla musica psichedelica che andava di moda in quegli anni, fatta di lunghe e ipnotiche composizioni che dal vivo si accompagnavano a giochi di luci e colori. In questa fase Barrett è l’indiscussa mente creativa della band, tanto che dieci degli undici brani che compongono l’album d’esordio “The piper at the gates of dawn” (uscito nel 1967) portano la sua firma.
Farewell, Crazy Diamond: Syd Barrett è andato via per sempre
I Pink Floyd sono in ascesa, ma il successo nuoce a Barrett: il crescente stress influisce negativamente sulla sua già fragile psiche, e l’abuso di allucinogeni con cui il musicista tenta di rimediare alla situazione completa il quadro. In breve tempo la mente di Barrett collassa, con inevitabili conseguenze nefaste sulle vicende del gruppo: nel 1968 Barrett viene estromesso dalla formazione e sostituto con David Gilmour. In un primo momento gli altri Pink Floyd tentano di non perderlo definitivamente, relegandolo ad un ruolo esclusivamente compositivo dietro le quinte, ma è tutto inutile.
Dopo l’allontanamento definitivo dalla band Barrett scriverà e pubblicherà due album solisti, sempre più minato dai suoi problemi mentali, dopodichè sparirà definitivamente dalla scena musicale, vivendo nel silenzio più totale fino ad oggi.
Ha infranto il suo isolamento un’unica volta, per un ultimo e commovente incontro con gli ex compagni di viaggio: nel 1975, durante le registrazioni dell’album “Wish you were here”, i Pink Floyd superstiti ricevono la visita inaspettata di Barrett in studio.
Pare che fu in seguito a questa visita che il loro brano “Shine on”, su cui stavano lavorando, diventò “Shine on you crazy diamond”, affettuosa dedica a Syd Barrett, il Diamante Folle dei Pink Floyd.