E lo fa con la voce grossa, con manifestazioni di piazza, striscioni polemici e indignazioni che, a volte, mirano a colpire anche il senso di dignità e moralità della persona umana.
È massiccia la contestazione che in questi giorni si sta portando avanti tra gli Atenei e le scuole d’Italia contro il “decreto Gelmini”. Provvedimento che, secondo l’opinione pubblica, andrebbe a sconvolgere il panorama scolastico formativo del nostro Paese lasciando dietro di sé una striscia di incertezze e dubbi che stanno contribuendo a sollevare un polverone sotto tutti i punti di vista.
C’è chi ha parlato di “demolizione dell’università pubblica” con i presunti tagli da applicare a danno del mondo accademico; chi ha manifestato una seria preoccupazione per la perdita dei posti di lavoro; e chi, ancora ha posto la questione sul maestro unico o le bocciature alle elementari in casi strettamente “eccezionali”.
Il decreto del Ministro dell’ Istruzione, Università e Ricerca provocherà, sicuramente, dei cambiamenti nel quadro scolastico, ma bisogna anche sgombrare il campo da incertezze che potrebbero indirizzare fuori strada i meno attenti verso una guida pilotata alle contestazioni e, in alcuni casi, condotta solo per esprimere un modello di protesta condiviso che imbriglia il pensiero in un vorticoso tunnel di considerazioni dove risulta più facile perdersi che ritrovarsi in quella voce stonata fuori dal coro, ma che potrebbe suonare come una corretta melodia.
Non è il decreto Gelmini a causare danni al sistema Universitario e alla Ricerca, bensì l’ex Decreto 112, divenuto Legge 133, proposto dal Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e approvato dalla maggioranza di governo.La legge 133 è una finanziaria, composta da 85 articoli di cui quattro o cinque legati all’Università e alla Ricerca.
E’ anche vero, però, che la norma pone un freno alle gestioni finanziarie non adeguate di alcune Università (soprattutto nel rapporto entrate-uscite). Le Università con bilanci in perdita non potranno bandire concorsi per docenti o personale amministrativo. Saranno premiate con piu’ finanziamenti, trasferiti direttamente dal ministero, le universita’ che ridurranno sedi distaccate non funzionali e corsi di laurea in eccesso rispetto alle reali esigenze formative degli studenti e alle richieste del mondo del lavoro.
Sono solo alcuni, in particolare quelli riguardanti l’universo universitario, dei punti della Riforma. Le contestazioni, legittime nella loro libertà di pensiero, devono saper cogliere il senso delle manifestazioni dal loro interno. L’Università è sicuramente un’istituzione da tutelare. Basta farlo con saggezza e intelligenza critica. In questo modo il risultato si otterrà. Quello, innanzitutto, di una sana informazione e in secondo luogo della rivalutazione delle proprie idee e dei propri pensieri.
L’intero mondo della formazione scolastica si augura sicuramente un miglioramento da riforme e manovre provenienti dai vertici politici. Solo in questo modo, con senso di responsabilità e rispetto verso il lavoro proprio e altrui e con la prospettiva di realizzare una progettualità seria, si può sperare di costruire una società più sana, dove le nuove generazioni possano ritrovarsi in una unità di intenti e respingere ogni forma di discriminazione al fine di ottenere un benessere sociale per collettività intera.