it oggi nella sua nuova veste compie una settimana ed io al Timone di questa ruggente ed elegante imbarcazione sento il piacere nonché il dovere di augurarvi buon viaggio, o meglio una buona navigazione.
Avrei potuto diversamente illustrarvi una mappa, il vademecum ed indice ideale, per permettervi una lettura più esaustiva. Diffido da questo.
Nessuna bandierina, nessuna indicazione indispensabile, nessun punto di partenza, nè tanto meno percorsi obbligatori o sassolini da seguire.
Che ci si perda pure nel nostro “Universo dei Saperi”, se questo può servire a sentirsi meno un numero di matricola.
Suggerirei piuttosto una guida per la ricerca di se stessi, che possa servire a leggere la nostra vita con più attenzione, diversamente da come siamo abituati a fare oggi. Affinché possa servire per farci riemergere da quel disagio nel quale siamo sprofondati.
Stiamo male, di un male che non è semplicemente esistenziale, ma culturale e che nessun educatore, nessun insegnante vuole curare, per un bene che non sarebbe nemmeno dell’oggi ma del futuro.
Gli unici ad averci capito sul serio sono gli operatori economici, che presto hanno fatto a sostituirsi ai vecchi cari luoghi di incontro.
Oggi ci si incontra nei centri commerciali, o ancor di più in chat, social network, piazze, dove ormai ci si da appuntamento, lì dove tutto quello che viene trasmesso è solo rumore. La velocità degli impulsi emotivi prende il posto delle sensazioni vere, quelle inviate con uno sguardo piuttosto che con un mms. I linguaggi sono stati sostituiti da segni convenzionali “cmq e dvq”.
Una vera e propria involuzione della specie direi.
La colpa di tutto questo, se non siamo più in grado di distinguere il sotto con il sopra, la destra con la sinistra, non è solo nostra, ma anche della sinistra che inciampando nel centro va a destra e viceversa.
La verità è che non abbiamo più riferimenti, ideali verso i quali indirizzarci. Una perdita totale dell’orientamento la chiamerei, visto che ogni indicazione, ogni promessa rimane poi fine a se stessa. Ma non serve anestetizzarsi con una droga, rinchiudendosi nell’oblio della depressione per nascondersi dal mondo al quale non ci si sente di appartenere. Saremo pure anacronistici ma non per questo martiri.
Dovremmo cambiare direzione, guardarci sul serio dentro cercando in noi “La Guida” per creare una nuova dimensione, una Buona Società. Affinché questa volta il fine incida sull’azione, un fine che non sia un mezzo per raggiungere un altro fine, non solo sapere cosa vuol dire essere buoni, ma come ci insegna Aristotele, anche diventarlo. Serve ora conoscersi meglio, noi e le nostre qualità, le nostre competenze, virtù, come fossero queste dei campi seminati da curare, con la stessa passione di un bracciante che ne raccoglierà grossi e nuovi frutti. I frutti marci, quelli del passato, prima o poi cadranno, è per questo che dobbiamo guardare in faccia l’avversario per trattarlo come nella sua fattispecie, concime da deporre in terra. Perché come qualcuno ci ha insegnato “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
E’ ora che la nostra vita fiorisca.
Questo è Controcampus, non un foglio statico, una mera raccolta di comunicati e di quanto si possa dire, ma espressione di un pensiero pulsante, quello di chi vive l’Università.
Il giornale dell’Università fatto da chi è l’Università.
Non un palazzo di burocrazia quindi, ma voci di ogni ufficio, aula, dipartimento e corridoio, beh si anche lì, lì dove spesso si nasconde la polvere, la notizia che altrimenti non si sarebbe detta.
Con un sorriso Mario Di Stasi