Sul tema che sta letteralmente portando scompiglio all’interno del mondo universitario, l’ormai “famosissimo” ddl Gelmini, a sottolineare il suo punto di vista è intervenuto anche il Capo dello Stato, il Presidente Giorgio Napolitano. L’ha fatto martedì 13 luglio 2010 direttamente da Trieste, dove si è tenuta l’inaugurazione della nuova sede della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (SISSA).
Queste le prime dichiarazioni del Presidente della Repubblica: “la riforma dell’università è indispensabile e nessuno può negarlo, ma non possono mancare le risorse per uno dei settori strategici per lo sviluppo del Paese. Il debito va ridotto, ma non possiamo continuare a farlo pesare sulle spalle dei giovani. Servono scelte strategiche condivise”.
Ed è proprio sui giovani che il Capo dello Stato rivolge particolare attenzione: “c’è la necessità di valorizzare al massimo la ricerca e le energie che riusciamo a sprigionare grazie alle giovani generazioni”. In questo modo si cerca di arginare quel fenomeno, ormai in larga diffusione, di giovani che abbandonano l’Italia per cercare all’estero migliori condizioni di vita: “questi giovani devono avere fiducia nelle capacità del nostro Paese. Non c’è nulla di male nell’andare all’estero. L’importante è che, chi vuole restare o ritornare, ne abbia la possibilità”.
Troppi sono stati gli sprechi che, negli ultimi tempi, hanno portato ad uno scombussolamento nella distribuzione delle risorse economiche in maniera equa ed efficiente: “negli ultimi tre decenni la spesa pubblica è cresciuta al di sopra di ogni ordine e, per questo, va ridotta”. Ma allo stesso tempo, sottolinea Napolitano, si devono evitare tagli inutili all’università e alla ricerca perché “non riconoscere certe priorità significa non avere il senso del nostro futuro”.
Soffermandosi sulla riforma Gelmini, infine, il Presidente si esprime così: “nessuno di quanti operano e studiano all’università può negare l’esigenza di una riforma. Ci sono state scelte discutibili e onerose come la proliferazione di sedi e corsi, c’è stato disordine e inefficienza nella governance del sistema universitario. Ora la legge di riforma deve porre rimedio a questo”; ma la sola riforma universitaria non basta: serve anche (e soprattutto) “una dotazione adeguata delle risorse. Sono due facce della stessa medaglia”.
Giovani, riforma, rigore: tre parole chiave, quindi, per lo sviluppo dell’università italiana e per il futuro del nostro Paese.
Sebastiano Liguori