Ora ci arriva la notizia dagli ultimi sondaggi Istat, che un giovane su tre è senza lavoro. A maggio scorso il tasso si è pressocché stabizzato come livello, ma è sempre molto alto e si attesta all’8,7%, ma rispetto al maggio 2009 è salito di 1,2 punti in percentuale.
Mentre la disoccupazione in generale si attesta al 56,9%, quello che più sconcerta è che la disoccupazione giovanile è in aumento ed è dal 2004 che non si aveva un così maggior numero di disoccupati nella fascia di età tra i 20 e i 35 anni. Il numero delle persone che non cerca neppure un lavoro nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è salito del 0,9%. Il risultato disastroso è che tra maggio 2009 e maggio 2010 il numero delle persone senza lavoro è cresciuto di 360.000 unità.
Questi dati dovrebbero fare riflettere: una società che non si occupa dei suoi giovani e del loro futuro è destinata ad un lento ed inesorabile declino. Il governo dovrebbe far sì che sia i ragazzi diplomati, che i neolaureati, possano trovare sbocchi effettivi e possibilità reali di inserimento in aziende.
Quali prospettive di crescita professionale per i giovani italiani in un mondo globalizzato con aziende italiane che portano all’estero le loro fabbriche? Questo dovrebbe chiedersi il governo, a cosa porterà ed ha portato tutto ciò? Alla diatriba Marchionne vs Fiom? Con quali risultati, tanta gente in cassa integrazione, tagli indiscriminati e ricatti sul loro lavoro?
Si evince una sempre maggiore disoccupazione anche nelle fasce di età superiori ai 30 anni, con persone anche laureate, che devono abbassarsi a lavorare in ambiti che non gli competono o peggio a soprassedere sui ricatti che sempre più datori di lavoro sono pronti a pretendere.
La piaga della disoccupazione ha portato a due ulteriori inevitabili conseguenze: il sempre maggior numero dei lavoratori a nero, ed il il sempre elevato numero di chi abbandona il corso di studi, che restano due orribili piaghe sociali, a cui il governo non sta ponendo rimedio.
Inutile dire che in Italia la disoccupazione è minore rispetto a quella nell’eurozona, in cui si attesta al 10% circa. Non dovrebbe rincuorare avere un tasso di disoccupazione di poco più basso a quello europeo. Non è questo che si vorrebbe da una politica attenta a dare un lavoro dignitoso alle persone. Ricordiamo che l’Italia dovrebbe essere, secondo la nostra bistrattata Costituzione: “Una repubblica fondata sul lavoro”, ma non di pochi eletti.
Emilia Basile