Inaugurata la Notte dei Ricercatori all’Università di Salerno. La manifestazione, nelle intenzioni della Commissione Europea che l’ha promossa per il 24 settembre, vedrà i maggiori Atenei europei e italiani proporre un’importante occasione di incontro e contatto tra pubblico e mondo della ricerca, in un clima che a livello italiano sembra sempre più foriero di altre e più gravi iniziative.
Nella sua versione salernitana l’evento, articolato su tre giornate (22-24 settembre), si è aperto nell’Aula Magna del Teatro d’Ateneo con una pubblica tavola rotonda imperniata sul tema della sinergia tra Ricerca e Innovazione. Mentre altrove nell’Ateneo si riunivano ricercatori di ogni area, nell’Aula Magna del Teatro si sono susseguiti tre dei cinque interventi previsti, dinanzi ad una platea composta anche da alcune scolaresche.
Nel suo intervento il prof. Bruno Van Pottelsberghe (Universitè Libre de Bruxelles), dopo aver sintetizzato in didattica, ricerca e servizi alla comunità territoriale i tre compiti principali di qualsiasi istituzione universitaria degna di questo nome, ha spiegato che il circuito virtuoso su cui idealmente sussiste la funzione sociale dell’università e di chi vi lavora è quello che stabilisce il mutuo rinforzo tra diffusione e generazione da cui si rende possibile trasformare la conoscenza pregressa in nuova conoscenza. Attuare questo processo, monitorarlo e migliorarlo significa rendere l’università un luogo-fonte di innovazione, risorsa strategica imprescindibile per ogni Paese che voglia sviluppare competitività e benessere. L’innovazione come esperienza è la sintesi di skills complementari e differenti che collaborano (professori, ricercatori, finanziatori) e convergono in un esito comune, possibilmente importante per la collettività, e che risente delle esperienze pregresse, senza essere scevro dalle…emozioni dell’inventare.
A seguire l’intervento del prof. Gaetano Guerra, presidente della Commissione Brevetti e “inventore di riferimento” di 11 prototipi brevettati del portafoglio dell’Università di Salerno, in cui si è fatto menzione dell’importanza della fase di pubblicizzazione delle nuove scoperte e dello strumento mondiale deputato alla sua regolamentazione ovvero il brevetto. Con il sistema dei patent è divenuto possibile aumentare la somma totale delle conoscenze disponibili pubblicamente e al contempo assicurare il riconoscimento della paternità della scoperta e dei diritti che da essa conseguono per l’inventore.
Il prof. Roberto Parente, titolare della cattedra di Creazione e Gestione dell’Impresa Innovativa presso la facoltà salernitana di Economia, ha sottolineato il legame esistente tra Università e territorio: il trasferimento tecnologico, ovvero il complesso di processi che portano le innovazioni al di fuori delle sedi accademiche per trovare concreto dispendio nella concretezza delle realtà aziendali, è sempre più il canale attraverso cui le imprese limitrofe aumentano la qualità dei loro processi e l’occupazione locale innalza il proprio livello di competenza.
Tuttavia non è possibile sostenere con serietà che l’Università si debba sostenere soltanto o prevalentemente sui proventi dell’uso dei brevetti e sulle tasse studentesche: in altre parole il sostegno a didattica e ricerca deve essere assicurato in altri modi, ovvero rientrando in politiche di investimento nazionali.
Ma è sempre più chiaro che la Cultura dell’Innovazione, rispetto cui l’Università si pone come centro propulsore, deve necessariamente permeare non soltanto il sistema delle imprese ma, in virtù della sua natura di risultante sistemica, anche tutti gli altri soggetti che concorrono a determinare gli esiti dei progetti d’innovazione: Pubblica Amministrazione, sistema finanziario, sistema educativo e della ricerca, sistema dell’informazione.
Raffaele La Gala