Tanti i volti interessati, molte le domande a lui rivolte, molteplici gli spunti. È in questo clima che giorno 18 Novembre si è svolto a Milano un incontro fra un centinaio di studenti e il professor Guido Rossi, ospitato nel salone principale del collegio universitario San Filippo Neri.
Il professor Rossi è stato alunno del collegio Ghisleri di Pavia e all’università di Pavia ha conseguito la laurea in Giurisprudenza. Ottenuto il master ad Harvard, ha insegnato all’università di Trieste, alla Ca’ Foscari di Venezia, alla Bocconi e al San Raffaele di Milano. È stato presidente della Consob, di Telecom, commissario straordinario per la FIGC, e inoltre ha ricoperto la carica di Senatore facendosi promotore delle leggi anti trust, delle leggi sulle OPA e sull’insider trading.
Il tema dell’incontro con gli studenti è stato “Non rubare”, titolo di una recentissima pubblicazione del professore e dello storico Paolo Prodi per la casa editrice “Il Mulino”, all’interno di una collana che offre una rilettura sia in chiave storica sia attuale dei dieci comandamenti.
Rossi ha esordito delineando un diverso concetto di furto rispetto a vent’anni fa. Motivo di ciò la così detta “4^ Rivoluzione” (dopo quella che porta dalle civiltà rurali ai comuni, dopo quella scientifica, dopo quella industriale), una rivoluzione che attraversa gli ultimi vent’anni del ‘900 e che possiede un carattere finanziario, perché finanziario diventa il capitale, che in precedenza era invece industriale. Gli azionisti infatti, spiega il professore, erano prima delle persone fisiche, mentre oggi lo sono sempre di più gli enti gestori di patrimoni, i fondi sovrani e così via.
“Il furto si trasforma, e ciò perché mancano i controlli”, continua il professor Rossi, citando l’abolizione del Glass Steagaal Act, che ha permesso agli istituti bancari, dopo il veto posto da Roosevelt nel 1933, di svolgere sia attività di credito sia d’investimento, e portando le banche a investire in vari fondi senza alcun controllo della Banca Centrale. “Basti pensare – dice Rossi – che le shadow banks rappresentano la metà degli investimenti mondiali”.
Il professore evidenzia come furto sia quando la maggioranza degli azionisti sottrae diritti alle minoranze, e che spesso il rubare vada di pari passo con uno sconquasso del concetto di libertà (si pensi alla pirateria nelle sue varie forme, al problema riguardante il progetto Google di biblioteca universale online). “La cultura deve essere libera? “,si domanda il professore. “E se poi la libertà viene messa da parte per il mercato, come ha fatto Google nell’accettare, dopo un po’ di tira e molla, le imposizioni del Partito Comunista cinese?”
Rossi ha parlato poi di come la crisi, dettata dall’uso di ipoteche come titoli di credito su cui speculare e di cui far aumentare il prezzo anche quando il prezzo degli immobili non poteva più aumentare, sia esprimibile nel contrasto fra le regole imposte dallo Stato e le libertà ricercate dal mercato. Questo ha smentito le teorie di Adam Smith, il quale riteneva che la gente potesse mangiare grazie all’egoismo del macellaio, del panettiere, e così via.
Il mercato finanziario si dimostra così inefficiente, come sosteneva Keynes, dato che si è cercato di creare ricchezza sul debito e non sui beni, con conseguente arricchimento di pochi e sofferenza di troppi. E rimangono così delle problematiche irrisolte, come la disoccupazione crescente, il mancato stimolo alla domanda dei consumi dettato dal tentativo di ridurre il debito pubblico (si pensi che il 45% di quello USA è in mano a stranieri), e la conseguente guerra di valute fra Stati Uniti e Cina, con questi ultimi che non rivalutano la moneta per mantenere le esportazioni e gli USA che vogliono svalutare per riattivare il proprio mercato.
In Italia, dove alcuni parlano di retorica del declino, la crisi non ha colpito a fondo, perché in parte c’è un buon sistema bancario, in parte perché lo stesso non è ben inserito nel sistema mondiale. E poi un ruolo fondamentale giocano l’economia sommersa e quella criminale, le cui cifre sono drammaticamente importanti.
Il professor Rossi evidenzia come ci vorrebbero delle regole internazionali, perché quelle interne hanno il solo effetto di far spostare gli investimenti dove la legislazione è meno stringente. I contratti poi sono spesso poco chiari e le regolamentazioni dovrebbero riguardare i derivati e meglio controllare gli operatori dei mercati finanziari. Senza però diventare sovra regolamentazioni, come in Italia accade per le inutili discipline della Corporate Governance e del Sistema Dualistico.
In una società dove quindi l’occasione fa l’uomo ladro, dove si rubano i diritti dell’uomo, dove si allarga la forbice fra paesi ricchi e poveri, dove anche lo sport diventa motivo di furto, il professor Rossi ha concluso esortando gli studenti a studiare senza sosta, qualsiasi sia l’ambizione per la propria carriera, per poter fare meglio nel futuro.
Gabriele Messineo