La meritata e attesa cerimonia si terrà il 13 dicembre nell’Aula Magna dell’Università della CalabriaLunedì 13 dicembre 2010 alle ore 16, presso l’Aula Magna dell’Università della Calabria, sarà conferita la laurea honoris causa allo scrittore Saverio Strati.
L’importante riconoscimento, fortemente voluto dalla Facoltà di Lettere dell’Unical, ha ottenuto qualche mese fa l’approvazione del Ministero dell’Istruzione e costituisce un tributo doveroso a colui che è considerato il più grande scrittore calabrese vivente.
La storia di Saverio Strati: nato a Sant’Agata del Bianco nel 1924, è costretto a interrompere gli studi a soli 11 anni per iniziare a lavorare come muratore; l’amore subito sviluppato per la letteratura, però, non lo abbandona e così, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, riprende a studiare e ottiene la licenza liceale classica.
Si iscrive poi all’Università di Messina, dove conosce Giacomo Debenedetti, allora professore della Facoltà di Lettere e Filosofia. Proprio il grande critico esprime il suo parere positivo per i racconti de La Marchesina e li propone ad Alberto Mondadori; nel 1956 viene così pubblicata la raccolta, che ottiene il premio opera prima Villa San Giovanni.
Da qui comincia la carriera di Strati, che prosegue con una lunga serie di romanzi e racconti: dalla Teda (1957), storia di muratori giunti in un paesino calabrese per costruire case popolari, a Tibi e Tàscia (1959), che racconta le paure e le speranze di due ragazzini che vivono nella Calabria fascista; per arrivare a Gente in viaggio (1966) e Noi lazzaroni (1972), in cui si tratta il tema, così importante e ancora oggi attuale, dell’emigrazione, vissuta dallo stesso scrittore, che nel 1958 si trasferì in Svizzera.
E ancora: Il selvaggio di Santa Venere (1977), con il quale Strati vince il premio Campiello, in cui la ‘ndrangheta, che era sempre stata sullo sfondo delle opere precedenti, è rappresentata in tutta la sua drammaticità, Il diavolaro (1979), che descrive i cambiamenti economici e sociali avvenuti nel Meridione attraverso la figura di un uomo senza scrupoli, disposto a tutto pur di continuare a sfruttare una terra fin troppo abbandonata a se stessa.
La produzione di Strati continua su questa scia, fin quando, nel 1991, la Mondadori rifiuta la pubblicazione del romanzo Melina e respinge Tutta una vita (ancora inedito): da quel momento inizia per lo scrittore, che si trova in condizioni sempre più precarie, un lungo periodo di isolamento.
Nel 2009 il “Quotidiano della Calabria” pubblica una sua lettera, nella quale, con grande coraggio, spiega la sua situazione e chiede di poter ricevere il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli, dedicato a chi si è distinto in campo artistico e culturale e versa in condizioni di indigenza: “Io, insieme a mia moglie mi trovo in una grave situazione economica. Perciò chiedo che mi sia dato un aiuto tramite il Bacchelli, come è stato dato a tanti altri. Sono vecchio e stanco per il tanto lavoro”, scrive.
L’appello ha trovato la solidarietà e l’appoggio di vari esponenti del mondo della cultura e la proposta di applicazione della legge Bacchelli in favore di Strati, promossa da politici di entrambi gli schieramenti, è stata approvata qualche mese dopo.
La laurea honoris causa giunge, quindi, al termine di un lungo periodo di silenzio attorno all’intellettuale, che comunque non ha mai abbandonato la scrittura, visto che ha dichiarato di avere, tra il diario redatto dal ’56 e i racconti, circa 5000 pagine inedite.
L’augurio è che, a partire da questa cerimonia, alla quale purtroppo Strati non parteciperà per motivi di salute, si presti più attenzione alla figura di questo grande scrittore, che ha sempre messo al centro della sua riflessione il Sud, soprattutto (ma non solo) la Calabria.
Una Calabria povera, umile, spesso disagiata, ma non per questo inferiore; che sembra, a volte, combattere contro se stessa, colpita dalla criminalità, dalla disoccupazione, dall’emigrazione, ma caratterizzata dall’orgoglio, dalla rabbia e dalla determinazione di chi cerca il riscatto e pretende un futuro migliore.
Il riconoscimento del 13 dicembre, dunque, rappresenta l’omaggio ad un artista capace di dare un ritratto forte e ancora molto attuale del Meridione; ma anche il ringraziamento per l’indignazione con cui l’ha fatto, prova dell’amore per quel suo “piccolo grande Sud” che oggi dimostra di non averlo mai dimenticato.
Susanna Arcuri