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L’eredità del XX secolo: la globalizzazione

16 Dicembre 2010
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12/10/2024

Il tema della globalizzazione è un argomento attuale da trattare con estrema attenzione.

Stiamo vivendo, in un periodo di transizione, dove tutto è legato all’economia, alle ricerche tecnologiche avanzate.

Naturalmente quest’epoca sta creando molte discussioni, molti dibattiti: chi pensa che sia una cosa giusta poiché è la conseguenza del progresso tecnologico che ha scavalcato i confini ed è una realtà alla quale non ci si può sottrarre; chi, invece, pensa sia una forza negativa in grado di provocare solo disuguaglianze, disoccupazione e povertà.

In poche parole, il più forte sopravvive, mentre il più debole si sente schiacciato o addirittura escluso .Sinceramente non si è in grado di affermare chi ha ragione o chi ha torto; ciò di cui si è certi è che stiamo assistendo ad un trend economico inevitabile, il quale dovrebbe, però, essere meglio governato: oggi manca un’autorità in grado di fissare delle regole e di farle rispettare ovunque, in tutto il mondo.

Solo attraverso controlli più rigidi si potranno trovare dei punti d’incontro tra paesi ricchi e paesi poveri; si potranno “annientare” le accentuate disuguaglianze tra Nord e Sud, tra Oriente e Occidente. Non ci resta che assistere ai mutamenti che ci preserverà il futuro, ma dobbiamo cercare di creare le condizioni per un mondo migliore e più giusto pensando non solo a noi stessi, ma all’umanità intera.

E’ opportuno basarsi i sull’ eredità che il ventesimo secolo ha lasciato al ventunesimo secolo e in particolar modo sulle contraddizioni che vi sono in questa fase di profondi cambiamenti.

Il secolo scorso è quello che ha conosciuto più trasformazioni nella storia dell’ umanità: è impossibile elencarle tutte, ma investono ogni campo della attività umane. Ricordiamo, solo per citare alcuni fattori che hanno radicalmente cambiato il modo di vivere dell’ uomo, l’energia atomica, con insieme il terrore e le aspettative di sviluppo che ha generato;l’ irresistibile ascesa al socialismo e la sua improvvisa e, per certi versi, imprevista caduta; l’ esplosione di una realtà umana complessa e inquietante, alla quale dopo la decolonizzazione è stato dato il nome di Terzo Mondo, una realtà che persiste nella ricerca di una via d’ uscita dal sottosviluppo e che riguarda pur sempre la grande maggioranza degli uomini.

Eppure questi fenomeni, che sono estremamente significativi, appaiono addirittura di carattere secondario se confrontati con il grande mutamento complessivo rappresentato, per quote immense dall’ umanità, dal fatto di essere uscite da una situazione di vita precaria. Ce ne siamo resi conto pochi giorni fa di quanto sia “ipocrita” il mondo in cui viviamo, quando con semplicità estrema ad un giocatore di calcio sono stati offerti 130 milioni di euro.

E’ giusto allora chiedersi perché invece per aiutare milioni e milioni di uomini in difficoltà bisogna ricorrere alle associazioni o alle maratone telematiche?. Non è questo l’ unico problema su cui basare questa breve riflessione.

Il confronto capitalismo-socialismo, che ha caratterizzato il Novecento, ha spesso infatti occultato la gravità del contrasto Nord- Sud, in quanto spesso il Sud del mondo veniva visto come possibile alleato dell’uno o dell’altro, ma, in realtà, il vero contrasto resta quello tra il Nord sviluppato del mondo e il Sud sempre più povero. Fatalmente il raggiungimento del benessere da parte del Nord del mondo non poteva restare impunito: proprio il gigantesco sviluppo del sistema di comunicazioni grazie al quale tutto il mondo sa quello che avviene in qualsiasi angolo del Pianeta, ha reso inevitabile che il popolo, quello industrialmente sviluppato, attirasse ondate immigrazioni dal polo della povertà.

Oggi il sistema di telecomunicazioni ha imposto, facendolo conoscere come il vero vincitore di questo secolo, il modello di sviluppo occidentale, ma ha pure sollecitato la verifica, da parte delle aree povere del mondo, che infatti ad ondate si spostano nelle aree più sviluppate per “vedere”, per accostarsi alla ricchezza dei più fortunati.

Il grande “villaggio globale”, che si viene a realizzare grazie al grande sistema di comunicazioni in tempo reale forse può davvero costituire l’ affratellamento di tutti gli uomini, ovviamente a patto che l’occidente non pretenda di allontanare da se le masse di poveri che non possono certo continuare semplicemente a stare a guardare. Si impone la ricerca di un nuovo modello di sviluppo, basato più sulla qualità che sulla quantità, basato sulla creazione di adeguate occasioni di sviluppo per tutti i popoli che, nell’integrazione economica mondiale, offriranno vantaggi a chi oggi è povero e potrà così produrre a sua volta della ricchezza prodotta da chi è gia ricco, potendo in questo modo avere occasione di investimento e di scambio commerciale.

Questo potrà essere il solo vero ordine mondiale che non potrà identificarsi nella volontà di questo o quello Stato, ma che dovrà basarsi sulla piena integrazione economica e culturale di tutte le aree geografiche e di tutti i popoli del Pianeta.

L’ unico ordine possibile sarà quello multietnico e multiculturale, l’unico davvero compatibile con una pace stabile e duratura. Al di fuori di questa prospettiva non c’è che il rischio che il genere umano possa essere travolto da i suoi stessi ordigni di distruzione e dalle sue stesse paure.

Non bisogna dimenticarsi che di “Effetto globallizzato” vive anche il terrorismo che ha assunto proporzioni e diramazioni a livello planetario. Il terrorismo dei nostri giorni è imprevedibile, ha una rete internazionale organizzatissima, e può contare sulla dedizione al martirio di molti giovani che diventano incontrollabili bombe umane che si fanno morire con le loro vittime. In conclusione bisogna a mio parere trovare corretti equilibri, l’ economia deve rimanere un mezzo,il fine è l’uomo. Bisogna evitare qualsiasi forma di utopia ed evitare che essa si trasformi nell’ ennesima contraddizione sulla terra.


Carmen Cospite

© Riproduzione Riservata
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