L’anno scorso sono stati 46 gli istituti che hanno avuto modo di usufruire dell’iniziativa: i seminari avvengono o nella scuola o nell’università e vengono richiesti direttamente al servizio d’ Orientamento dell’Università che ha a disposizione circa un centinaio di argomenti da poter proporre.
La crisi economica che tutto il mondo occidentale sta attraversando ha stravolto i processi di crescita e sviluppo e ciò aiuta anche però a capire se le politiche d’intervento attuate dai governi sono efficienti. La crisi finanziaria che dal 1873 per vent’anni diede vita alla “Grande depressione europea” in seguito quella degl’anni 30’ del 900’, sino ad arrivare a quella attuale avviata dalla metamorfosi dei mutui sub-prime (prestiti che, nel contesto finanziario statunitense, vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di
interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore). I prestiti sub-prime sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi d’interesse, cattiva storia creditizia del debitore e situazioni finanziarie poco chiare o difficilmente documentabili, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito.
Chi però ha analizzato a fondo la storia dei mercati finanziari è riuscito a carpire la chiave per esporre e rilevare regolarità e tratti comuni. Un esempio ci viene dato dagli storici economici Americani Charles P. Kindleberger (1910-2003) anche docente al MIT ( Massachussets Institute of Technology) e da Charles H. Dow (1851-1902) fondatore del “Wall Street Journal” e creatore dell’indice “Dow Jones” che ancora oggi misura l’andamento delle quotazioni dei principali titoli della borsa di New York, da i due storici il nome: “schema di Kindleberger – Dow”.
Grazie a quest’ultimo vengono individuate le varie fasi di una crisi finanziaria legate al comportamento degli investitori e di conseguenza alla mole di acquisti e
vendite sui mercati finanziari, le fasi complessivamente sono cinque: spiazzamento, euforia, disagio, panico, sfiducia.
Nella prima fase giunge una novità (nuovi strumenti finanziari, un’abbondante offerta di moneta, nuovi prodotti) che incita gli operatori a cambiare posizione, inducendoli ad aumentare gli investimenti in particolari tipi di titoli, questo porta ad un’accelerata dei valori di questi ultimi e all’arrivo sul mercato di nuovi investitori, attirati dagli alti guadagni, in questo modo entra in gioco l’euforia che sorregge un aumento continuo della quotazione dei titoli molto al di sopra del valore reale, dando vita ad una “bolla speculativa”. A questo punto gli operatori di mercato più esperti avvertono una sensazione di disagio motivata dall’insicurezza su un ulteriore possibilità di ampliamento del mercato, presto o tardi però la bolla è destinata a scoppiare, creando il panico, con l’affrettata vendita dei titoli, il cui valore crolla all’improvviso e dando vita ad enormi perdite agli investitori, e debilitando il sistema, così l’illusione di facili profitti lascia spazio alla sfiducia nei confronti del sistema finanziario che conduce ad effettuare minori investimenti, a questo punto interviene la politica nel tentativo di mettere in atto nuove forme di controllo dei mercati.
Questo schema ci induce a ricordare la prima crisi finanziaria dell’era moderna, che ci fu nei Paesi Bassi tra il 1634 ed il 1637 e che ebbe un oggetto di speculazione molto originale: “I bulbi di tulipano”. L’attuale ricchezza degli Olandesi data dal commercio coloniale aveva aumentato in modo notevole l’accessibilità di moneta, l’attrazione per l’esotico, instaurò una passione per i bulbi, questo invogliò una forsennata corsa all’acquisto, al massimo dell’ “affare”, prima che ci fosse la crisi mietendo denaro e illusioni, un bulbo del magnifico “Semper Augustus” arrivò a valere quanto un palazzo nel centro di Amsterdam!.
Una situazione simile si riscontra a quasi 400 anni di distanza nell’attuale crisi finanziaria, infatti una dissennata politica del Governo USA a favore dell’acquisto di immobili, l’inferiore costo del denaro, l’insipidità dei titoli della “finanza creativa” che hanno camuffato il rischio causando lo spiazzamento di cui si è appena parlato, inserendo un ciclo speculativo le cui conseguenze tutt’ora
stiamo vivendo.
Sembra ci sia un problema di fondo insito nella natura dell’uomo che ci spinge a non dare adito agli avvertimenti, allietati dalla possibilità di facili guadagni, non ci resta che cercare di arginare la situazione in modo da rimettere il tutto “in carreggiata”. Vedendola, appunto, anche come un’opportunità di futura crescita delle istituzioni economiche che dopo la Grande depressione degli anni 30’ nel secondo dopoguerra aiutò ad avviare un processo di crescita e sviluppo, spero che anche la nostra generazione in futuro potrà trarre insegnamento, e riuscirà a mettere in atto le politiche più adatte per condurre una crescita stabile.
Pierluigi Gabriele