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Università Bocconi: storia del blitz omofobo

14 Maggio 2011
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04/08/2024

Se ogni persona avesse rispetto di sé e degli altri non si sentirebbe parlare di ragazzi malmenati o insultati con atti di gratuita crudeltà a causa di un diverso orientamento sessuale.

Tantomeno verrebbero presi di mira i “clochard “,alcuni dei quali addirittura sono stati cosparsi di benzina e bruciati da gruppi di giovani teppisti casomai per finire in modo eccitante una serata. Forse i giovani dovrebbero imparare a guardare il mondo dalla parte degli esclusi, degli ultimi, di quelli vestiti male, sperimentando di persona che cosa significa subire umiliazioni e rifiuto sociale per il colore della pelle, o per condizioni di vita disagevoli, ai limiti della sopravvivenza. Tanto più che spesso tutto ciò viene subito per una serie infinita di motivi, per cui sicuramente non si può certo parlare di una scelta di vita ragionata e voluta.

Quando poi queste azioni di violenza si verificano all’interno di scuole e università, luoghi dove per definizione il rispetto dell’altro, la libertà di espressione e la valorizzazione della diversità dovrebbero regnare sovrani, l’indignazione diventa enorme e la necessità di riflettere sul senso di solidarietà e reciproca appartenenza alla razza umana assolutamente impellente.

Pensare che ormai all’interno delle Università l’intolleranza e i pregiudizi sembravano spettri lontani, che si dovevano e potevano tenere a distanza grazie al dibattito, al dialogo e alla cultura usati come armi per fronteggiare atteggiamenti violenti nelle giornate solidali. Invece l’omofobia disgraziatamente torna a far discutere. La Bocconi diventa teatro dell’ultimo episodio di questa categoria. L’Università che rappresenta il centro degli studi economici, regno della Milano borghese, colta e moderata. Al quarto piano di via Sarfatti, sede degli uffici dell’Università, un ragazzo è stato aggredito verbalmente e minacciato mentre cercava di evitare che strappassero i suoi manifesti. La sua imperdonabile colpa era quella di far parte di un’associazione studentesca in difesa della diversità di genere e di orientamento sessuale, la Bocconi Equal Student (Best).

Giulia Tagliaferri, studentessa e presidente del Best, ricostruisce gli eventi animata da un sentimento di profonda indignazione, spiega che gli hanno urlato “omosessuale, frocio e recchione”, testualmente. Roberto ha sorpreso uno studente della Bocconi mentre strappava un poster dell’associazione che sponsorizzava l’iniziativa del 17 Maggio per la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, e che è stata finanziata con i contributi dell’Università Bocconi. In seguito alla richiesta di spiegazioni di quel gesto, Roberto è stato aggredito verbalmente dallo studente e intimorito con un atteggiamento aggressivo e fisicamente minaccioso. Aggiunge Giulia che a queste intimidazione sono seguiti altri deprecabili comportamenti, hanno staccato i manifesti un po’ dappertutto e alcuni sono stati imbrattati con la scritta “froci”.

L’Ateneo ha mostrato prontamente solidarietà. Il Rettore Guido Tabellini e il consigliere delegato Bruno Pavesi hanno scritto una lettera a studenti e professori: «Crediamo che all’interno della nostra comunità sia necessario riflettere su questi gravi comportamenti di intolleranza — si legge nella lettera — Pur nella certezza che si tratti di singoli e isolati casi, ci preme ricordare a tutti che far parte della comunità bocconiana significa prima di tutto condividere i nostri valori, a partire da quelli di libertà d’espressione, valorizzazione della diversità, etica e solidarietà».

Sia come studente bocconiano ma soprattutto come individuo esprimo la massima solidarietà al ragazzo aggredito e nutro una profonda indignazione nei confronti di gesti deprecabili ed ignobili che dimostrano ignoranza e mancanza di libertà, uguaglianza e fraternità valori che dovrebbero essere alla base di qualsiasi essere umano.

Per maggiori informazioni: http://www.unibocconi.it

Pietro Marzocca

© Riproduzione Riservata
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