La notte del 22 luglio alle ore 2.00, a cento anni di distanza dall’incendio del 1911, il Teatro sarà oggetto di un intervento che prevede la simulazione di un incendio, per riportare alla memoria un fatto che ha lasciato una ferita aperta in tutti i cittadini. Un gesto rituale per esorcizzare la paura del passato.
Il Teatro Margherita, per la sua caratteristica unica di sorgere sull’acqua, offre la possibilità di definire e connotare uno spazio fluttuante e vacante che si trova in uno stato di transizione tra una precedente destinazione d’uso e un suo attuale e prossimo riutilizzo.
La luce dei fuochi riflessa sulle acque del mare della costa, avvolgerà l’edificio in un abbraccio caldo e luminoso, suggerendo una visione forse già presente nell’immaginario collettivo di coloro che si troveranno quella notte a passare di lì per caso o a sostare sul molo, lungo la strada, sui balconi delle case circostanti o ancora in lontananza in mezzo al mare.
Il Teatro immerso nel buio e ancora addormentato, comincerà a risvegliarsi qualche ora dopo la mezzanotte, come un cuore pulsante prenderà vita sotto un manto di luce rossa.
L’artista Giorgio Andreotta Calò da molto tempo concentra la sua ricerca nello sviluppo di un’indagine legata alla trasfigurazione dello spazio urbano, alla scoperta della memoria e dei simboli che caratterizzano il paesaggio e i suoi elementi. Questo lavoro, 22 luglio 1911/22 luglio 2011, nasce in concomitanza con un viaggio che l’artista ha appena terminato, in occasione della Biennale di Venezia cui è stato invitato a partecipare. Il viaggio compiuto a piedi da Amsterdam a Venezia è un’esperienza fortemente legata alla scoperta fisica e sensoriale della realtà e di tutti gli strati che la compongono.