Gian Domenico Romagnosi fu giurista e filosofo politico: i numerosi tomi della sua Opera omnia rivelano la facondia del suo pensiero. Fu uno degli artefici della riforma illuministica del diritto penale; è considerato l’iniziatore del diritto amministrativo in Italia e scrisse importantissime pagine sulla scienza costituzionale, da considerarsi fondamentali per lo sviluppo del pensiero politico risorgimentale. Il suo più insigne allievo fu Carlo Cattaneo.
La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, della quale nel 1826 il Romagnosi fu nominato professore emerito, celebra l’anniversario dedicando al Maestro nei mesi di ottobre e novembre una serie di incontri volti a delineare il contributo dato dal Romagnosi ai vari rami del pensiero giuridico-politico.
Il primo incontro, dedicato al Diritto costituzionale, si svolgerà il 12 ottobre e vedrà come relatore il Prof. Fulco Lanchester; il secondo incontro, dedicato al Diritto penale, si svolgerà il 26 ottobre e avrà come relatori i Proff. Giuseppe Frigo ed Ettore Dezza. Il terzo incontro, previsto per il 9 novembre, riguarderà il Diritto amministrativo con relatori i Proff. Fabio Merusi e Giampaolo Rossi e sarà dedicato alla memoria del Prof. Giorgio Cugurra, recentemente scomparso, che verrà commemorato dai Proff. Stefania Vasta e Giuseppe Morbidelli. Il quarto e ultimo incontro, concernente, più in generale, il pensiero giuridico-politico del Maestro salsese, si svolgerà il 23 novembre e avrà come relatori i Proff. Luca Mannori ed Ettore Adalberto Albertoni.
Tutti gli incontri, aperti al pubblico, si svolgeranno nell’Aula dei Filosofi del Palazzo Centrale dell’Università e avranno inizio alle ore 16.30.
Gian Domenico Romagnosi si laureò all’Università di Parma l’8 agosto 1786. Nel 1791 divenne pretore a Trento e rientrò a Parma nel 1802 per insegnare Diritto pubblico nell’Università di questa città. Nel 1806 fu chiamato a Milano a partecipare ai lavori di codificazione penale del Regno Italico. Passò il resto della sua vita a Milano, diventando un punto di riferimento dell’élite intellettuale progressista della città lombarda, dove morì l’8 giugno 1835. Fu sepolto a Carate Brianza, dove amava trascorrere le villeggiature a casa Azimonti.