La ricerca ha portato a una nuova scoperta sugli endocannabinoidi, che apre interessanti prospettive per il trattamento del dolore.
Gli endocannabinoidi sono sostanze endogene di natura lipidica che svolgono, se prodotti dall’organismo in condizioni controllate, importanti funzioni quali il controllo del dolore e dell’assunzione di alimenti. L’assunzione incontrollata di sostanze, che agiscono sui recettori degli endocannabinoidi (per esempio i derivati della cannabis), provoca una indiscriminata attivazione dei sistemi endogeni, le cui corrette funzioni richiedono, al contrario, una regolazione fine nei vari tessuti e nei diversi compartimenti cellulari. E’ ormai assodato, infatti, che la regolazione tramite farmaci specifici del metabolismo di uno dei più importanti endocannabinoidi, l’anandamide, può portare a effetti analgesici senza gli effetti collaterali tipici dell’assunzione di cannabinoidi.
Il gruppo di chimica farmaceutica diretto dal Prof. Marco Mor, Vice Direttore del Dipartimento Farmaceutico dell’Università di Parma, ha svolto ricerche pionieristiche in questo campo, individuando, grazie a collaborazioni con l’Università di Urbino e l’Università della California (Irvine), i primi composti agenti sul metabolismo degli endocannabinoidi in grado di proporsi come possibili nuovi farmaci.
La continuazione della collaborazione in corso con il Prof. Daniele Piomelli, docente dell’Università della California e ora anche Direttore del Dipartimento di ricerca e sviluppo dei farmaci all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, ha permesso al Prof. Marco Mor e al Dott. Alessio Lodola, dell’Ateneo di Parma, di contribuire a chiarire il mistero del meccanismo con cui l’anandamide viene trasportata all’interno delle cellule, attraverso una proteina scoperta in questo ambito e denominata FLAT.
La ricerca ha portato anche alla scoperta di un composto in grado di bloccare tale trasporto, mostrando effetti analgesici in animali da esperimento e dimostrando che il trasportatore dell’anandamide (FLAT) potrebbe diventare il bersaglio di nuovi farmaci per la terapia del dolore, potenzialmente privi degli effetti collaterali rispetto a quelli oggi disponibili.
Dal punto di vista più prettamente scientifico, la scoperta della FLAT, e della possibilità di intervenire sul trasporto degli endocannabinoidi con nuovi farmaci, richiama alla mente l’enorme sviluppo dato alle neuroscienze e al trattamento delle malattie del sistema nervoso centrale, sviluppo innescato dalla scoperta dei sistemi di trasporto di altri neurotrasmettitori, come la dopamina o la noradrenalina, e dalla disponibilità di farmaci che agiscono a livello di tali neurotrasmettitori.