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L’Italia del brutto anatroccolo

R. C.
04/08/2024

Nero.

Un semplice colore, anzi, una mancanza di colore.

Vediamo nero quando qualcosa assorbe tutte le radiazioni che siamo in grado di vedere, quando qualcosa ci priva di una così limpida e trasparente visione del mondo, sotto i colori convenzionali ai quali siamo abituati. Il nero è una situazione deficitaria che delinea qualcosa che per una sua proprietà intrinseca è destinato a rimanere nell’ombra. E ciò che è in ombra, che è nascosto o sconosciuto, fa paura.

Sarà proprio questo essere deficitario che ha condannato il nero ad assumere vari significati di negatività, di pessimismo, di lutto, di contrasto e di profanità, ma dietro tutto rimane anche un grosso spiraglio di potenzialità. Il nero è simbolo di forza, di autorità, di classe ed eleganza.

Nero come la notte.

Quella notte appena iniziata, del 7 dicembre 2011, nella quale una ragazza di 16 anni finisce in ospedale a Torino in preda alla disperazione. Violentata, questo è il racconto e, senza troppo indugiare, la diagnosi.

Capelli ricci, neri, una cicatrice sul volto, come un taglio. Non parlano italiano e dall’aspetto sembrano zingari. Puzzano da morire. Sono in due, sono forti e quella notte, in un quartiere come tanti di Torino, hanno rubato la verginità di “Sandra”, che poi sia questo il vero nome o un nomignolo datole per rispettare quel poco che resta della sua privacy poco importa.

La storia è una di quelle forti, c’è lo zingaro, c’è la violenza, c’è la verginità e c’è immancabilmente la religione. «Mi ha sempre detto di voler arrivare pura all’altare» commenta la religiosissima madre ai giornalisti di Repubblica.

Ci sono tutte quelle componenti che fanno la differenza tra il fatto di cronaca e il Fatto, quello con la lettera maiuscola, quello da prima pagina. Che poi la storia non convinca affatto per una serie di particolari evidenti, impossibili da sfuggire all’attento investigatore, questo non importa.

Lo zingaro è l’uomo nero e come tale va soppresso. L’autorizzazione è implicita, il consenso popolare pure. Se bruci la casa dell’uomo nero non sei un assassino, sei un eroe. Quella notte, in quel di Torino, brucia il campo nomadi, e con lui bruciano le case, gli affetti e quelle poche cose che gli occupanti tenevano con loro. Si, perché anche i nomadi, a modo loro hanno degli affetti. E anche i nomadi se gli bruci la casa si incazzano, ma nonostante tutto abbassano la testa e cominciano a ricostruire, sono nomadi e non riceveranno né il cordoglio e né l’aiuto di tutti i capi di Stato, anzi.

Peccato che “Sandra” si è inventata tutto.
Quel pomeriggio aveva deciso di consumare il suo primo rapporto sessuale con un 23enne con il quale aveva una relazione. E’ bastato il fatto di essere stata notata dal fratello, mentre rincasava, con una macchia di sangue sugli indumenti a scatenare la follia: coprire un gesto libertino con una scusa orribile, infamante, forse per paura di una reazione spropositata da parte dei genitori, anzi, sicuramente.

Nell’oscuro dilemma etico figlio di italiana tradizione è meglio una figlia illibata o una figlia stuprata? Nel dubbio, bruciamo le case dell’uomo nero.

Nero come la pelle.

Capita anche che in una città modello di civiltà e di progresso come Firenze qualcuno decida di scendere in strada e riempire di piombo il diverso, anzi, l’uomo nero. Si, sempre lui.

Gianluca Casseri è un 50enne non come tanti.
Lui è un lupo solitario, si diletta a scrivere miti nordici e novelle dell’orrore.
Lui è uno dell’estrema destra, un neofascista si definisce, vicino agli ambienti di Casa Pound. Uno di quelli al quale il nero ed il diverso provocano un rash cutaneo.

Casseri decide di essere “un giusto” in un mondo di sbagliati, scende in strada con la sua 357 Magnum, uccide due senegalesi e ne ferisce un altro all’addome. I due uomini di 40 e 54 anni muoiono così, davanti alle centinaia di donne, uomini e bambini che affollano il mercato rionale. La loro pelle si è tinta di rosso in un giorno di dicembre come tanti altri ed uno ha abbandonato la vita stringendo tra le mani una felpa, l’altro cercando di correre via dalla falce della morte, che invece l’ha raggiunto tramutata in pochi grammi di metallo dalla forma troncoconica.

Casseri sparerà ancora, sempre contro l’uomo nero. Ferirà un 32enne e un 42enne. La loro colpa? Essere senegalesi e vivere in Italia.

L’ultima volta che Casseri aprirà il fuoco lo farà su se stesso, chiudendo una storia, punendosi da solo per quel gesto, secondo lui eroico, secondo tutti folle. Finirà proprio come gli uomini neri, ironia della sorte, forse a ricordargli che lui non era poi così diverso da loro.

Nero come Calimero.

“Tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero… è un’ingiustizia però”

Questa è una storia che ricorda tanto la storia del personaggio nato dalla fantasia di Nino e Toni Pagot e Ignazio Colnaghi nel lontano 1963.
E’ la storia di una ragazzina di 12 anni, alunna di una scuola media di Caserta che si ingiustamente si vede abbassare dall’insegnante di Geografia il voto meritato e sudato. Puntuale chiede spiegazioni ottenendo una risposta di quelle che suonano più fredde, squallide ed incomprensibili che si possano anche solo immaginare: “Tu non sei come gli altri, sei nera“.

Chi di dovere fa le sue indagini, i compagni di classe confermano la versione e l’insegnante finisce in malattia. Per un po’ non farti più vedere, probabilmente questo gli sarà stato consigliato dai superiori.

Vera o non vera, questa è una storia che fa comunque riflettere, in quanto sintomo di un malessere comune in molte scuole d’Italia. La verità e la giustizia la lasciamo appurare e compiere a chi di competenza.

Nero come l’estremo.
Estremo è già di per se un aggettivo che implicitamente descrive qualcosa che è oltre, sopra le righe del normale e del tollerabile.

Quando alla parola estremo si uniscono quelle di fascismo, neofascismo, xenofobo e antisemita i dubbi sono fugati, si parla proprio di quel nero che come una macchia d’inchiostro si prodiga, giorno dopo giorno, in favore di una riconquista della purezza di razza e degli interessi nazionalisti.

La città è piena di loro scritte, la vernice è rigorosamente nera ed il messaggio e di quelli che uno associa subito alla matrice neofascista o peggio ancora neonazista. Loro hanno anche una rivista bimestrale chiamata “Insurrezione”, un nome un programma. Obiettivo: coinvolgere tutti i movimenti e le falangi dell’estrema destra e coalizzarle per l’attuazione di una guerra rivoluzionaria. Nome: Militia, uno dei più aggressivi movimenti estremisti romani. Nemici: tanti, dal capo della Comunità ebraica Riccardo Pacifici al sindaco Gianni Alemanno passando per personaggi del mondo politico come Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Renato Schifani e perfino George Bush. Una destra contro la destra. Militia è nemica di Casa Pound e di Forza Nuova. Militia forse ha addirittura attentato alle sedi di Forza Nuova. Militia ora è nelle mani dei Carabinieri del ROS che dopo 5 arresti e 11 perquisizioni cominciano a vederci più chiaro.

Associazione a delinquere, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, apologia di fascismo, minacce. Sono solo alcuni dei reati di cui i ragazzi di Militia dovranno rispondere. E forse anche il mito secondo il quale in Italia si processano solo estremisti di sinistra potrebbe essere abbattuto.

Nero. In fondo si, è solo un (non)colore.

La quarta edizione dello studio “Transatlantic Trends: Immigration”, presentato ieri a Roma ha sondato l’opinione pubblica americana e di cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, su vari aspetti del dibattito in tema di immigrazione e integrazione.

I risultati? Sorprendenti, anche se non troppo.

Nonostante i continui episodi di violenza che ai giornali piace tanto portare agli onori (anzi, agli orrori) delle cronache, come quelli di questa settimana che seppur gravi rappresentano solo la punta della punta di un iceberg, siamo in realtà un popolo di angioletti. I più tolleranti in Europa, e forse questa non è tanto cosa nuova, altrimenti non si spiegherebbe il perché del bum di immigrazione verso il nostro paese che, se non altro, non brilla per la florida economia.

Generosi. Il 68% è disposto ad accogliere chi lascia il proprio Paese per sfuggire alla povertà (68%), alle persecuzioni (71%), ai conflitti armati (79%) e ai disastri naturali (79%).

Paurosi. L’80% teme l’immigrazione irregolare e il 74 per cento è convinto che gli immigrati presenti siano per lo più clandestini: un dato quasi opposto a quello tedesco dove solo il 13% pensa agli immigrati come a degli irregolari.

Insoddisfatti. L’83%, infatti, giudica insoddisfacente l’operato in materia del Governo.

Ed i razzisti italiani quanti sono statisticamente? Circa il 20% della popolazione secondo lo studio.

Infatti dimostriamo di essere ciò che le statistiche dipingono di noi, per ogni gesto di razzismo ce ne sono centinaia di solidarietà, ciò afferma e sottolinea anche la forza giovane, solidale e culturalmente evoluta degli abitanti della nostra penisola. Primi fra tutti gli studenti universitari, ai quali personalmente ho ritenuto opportuno lasciar trarre le conclusioni.

«Penso che sia anche una cosa istintiva quella di considerare malvagio chi è diverso, ma poi la ragione e la cultura ti insegnano che in realtà non è così» dice Marco, studente di comunicazione.

Secondo Noemi, studentessa di medicina, invece «Il problema è che molte persone extracomunitarie o rom vivono rubando oppure facendo del male agli altri e questo alla fine determina l’opinione pubblica e va a svantaggio anche di quelle persone straniere che invece sono gente perbene.»

E’ di tutt’altro avviso Annalisa che commenta con «La cosa che mi da fastidio dell’Italia è che spesso se un italiano fa qualcosa ad un altro italiano la cosa passa quasi inosservata ma se un italiano lo fa ad uno straniero succede il putiferio.»

Alessia invece, studentessa di scienze politiche, esprime le sue considerazioni sulle cause alla base dell’intolleranza «Innanzitutto penso che questo sia il risultato di una politica retrograda e razzista che invece di spingere all’integrazione incita alla xenofobia, inoltre ritengo che con il crescere dei disagi per cause economiche ci si accanisce contro chi consideriamo usurpatore di un nostro diritto quando in realtà questo cerca solo di far valere i propri diritti.»

Mirko Carnevale

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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. 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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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