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Aspirina e tromboembolismo: ricerca Università di Perugia

Antonietta Amato 14 Dicembre 2011
A. A.
13/12/2024

Aspirina e tromboembolismo: la ricerca stabilisce che l'aspirina previene le recidive nei pazienti con tromboembolismo venoso.

I risultati dello studio italiano WARFASA presentati a San Diego (California).

Uno studio italiano presentato ieri a San Diego, in California, nel corso dell’annuale congresso della Società Americana di Ematologia (ASH) ha dimostrato che l’aspirina, somministrata dopo un periodo di terapia anticoagulante, previene le recidive del tromboembolismo venoso.

Lo studio è stato illustrato dalla dottoressa Cecilia Becattini, ricercatrice presso la Medicina Interna e Cardiovascolare dell’Università di Perugia, diretta dal professor Giancarlo Agnelli.

Si è molto discusso sull’efficacia dell’aspirina in pazienti che abbiano avuto un episodio di tromboembolismo venoso – dice la dottoressa Cecilia Becattini– . Il nostro studio dimostra che l’aspirina, un farmaco di uso quanto mai diffuso e sicuro, può essere una valida alternativa agli anticoagulanti per la terapia a lungo termine del tromboembolismo venoso.

Questa alternativa appare di particolare interesse, in un periodo di incremento della spesa sanitaria, per il basso costo dell’aspirina (circa 8 centesimi al giorno in Italia) che risulta decine di volte inferiore rispetto ai nuovi farmaci anticoagulanti orali di prossima introduzione nell’uso clinico nel nostro paese.”

Il tromboembolismo venoso è una condizione clinica che comprende la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare. Si stima che ogni anno in Italia si verifichino da 500.000 ad un milione di nuovi casi di questa malattia. Per prevenire le recidive, i pazienti con tromboembolismo venoso vengono trattati con gli anticoagulanti orali, farmaci che rallentano la coagulazione del sangue.

Questa terapia rende necessari frequenti controllo di laboratorio e comunque si associa ad un incremento del rischio di emorragie, che si verificano nel 15-20% dei pazienti trattati. Pertanto la terapia anticoagulante viene generalmente condotta per un periodo limitato. Recidive di tromboembolismo venoso si verificano nel 15-20% dei pazienti nei due anni successivi alla sospensione della terapia con anticoagulanti.

L’impiego dell’aspirina in alternativa alla continuazione dei farmaci anticoagulanti non era mai stato valutato prima dello studio presentato a San Diego. Lo studio WARFASA, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato se una bassa dose di aspirina è in grado di prevenire le recidive di tromboembolismo venoso quando somministrata dopo un trattamento iniziale con anticoagulanti orali. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere aspirina 100mg al giorno o placebo per due anni.

Una recidiva di tromboembolismo venoso si è verificata nel 6.6% dei pazienti ogni anno nel gruppo aspirina e nell’11.2% dei pazienti ogni anno nel gruppo placebo. Un paziente in ciascun gruppo di trattamento ha presentato un sanguinamento maggiore con una incidenza di sanguinamento non maggiore simile nei due gruppi.

© Riproduzione Riservata
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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto