I risultati dello studio italiano WARFASA presentati a San Diego (California).
Uno studio italiano presentato ieri a San Diego, in California, nel corso dell’annuale congresso della Società Americana di Ematologia (ASH) ha dimostrato che l’aspirina, somministrata dopo un periodo di terapia anticoagulante, previene le recidive del tromboembolismo venoso.
Lo studio è stato illustrato dalla dottoressa Cecilia Becattini, ricercatrice presso la Medicina Interna e Cardiovascolare dell’Università di Perugia, diretta dal professor Giancarlo Agnelli.
“Si è molto discusso sull’efficacia dell’aspirina in pazienti che abbiano avuto un episodio di tromboembolismo venoso – dice la dottoressa Cecilia Becattini– . Il nostro studio dimostra che l’aspirina, un farmaco di uso quanto mai diffuso e sicuro, può essere una valida alternativa agli anticoagulanti per la terapia a lungo termine del tromboembolismo venoso.
Questa alternativa appare di particolare interesse, in un periodo di incremento della spesa sanitaria, per il basso costo dell’aspirina (circa 8 centesimi al giorno in Italia) che risulta decine di volte inferiore rispetto ai nuovi farmaci anticoagulanti orali di prossima introduzione nell’uso clinico nel nostro paese.”
Il tromboembolismo venoso è una condizione clinica che comprende la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare. Si stima che ogni anno in Italia si verifichino da 500.000 ad un milione di nuovi casi di questa malattia. Per prevenire le recidive, i pazienti con tromboembolismo venoso vengono trattati con gli anticoagulanti orali, farmaci che rallentano la coagulazione del sangue.
Questa terapia rende necessari frequenti controllo di laboratorio e comunque si associa ad un incremento del rischio di emorragie, che si verificano nel 15-20% dei pazienti trattati. Pertanto la terapia anticoagulante viene generalmente condotta per un periodo limitato. Recidive di tromboembolismo venoso si verificano nel 15-20% dei pazienti nei due anni successivi alla sospensione della terapia con anticoagulanti.
L’impiego dell’aspirina in alternativa alla continuazione dei farmaci anticoagulanti non era mai stato valutato prima dello studio presentato a San Diego. Lo studio WARFASA, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato se una bassa dose di aspirina è in grado di prevenire le recidive di tromboembolismo venoso quando somministrata dopo un trattamento iniziale con anticoagulanti orali. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere aspirina 100mg al giorno o placebo per due anni.
Una recidiva di tromboembolismo venoso si è verificata nel 6.6% dei pazienti ogni anno nel gruppo aspirina e nell’11.2% dei pazienti ogni anno nel gruppo placebo. Un paziente in ciascun gruppo di trattamento ha presentato un sanguinamento maggiore con una incidenza di sanguinamento non maggiore simile nei due gruppi.