Sabato 10 marzo a Roma si è tenuto il seminario di formazione personale Climb Yourself.
Sabato 10 marzo a Roma si è tenuto il seminario di formazione personale Climb Yourself.
Il seminario, che svolge la funzione dell’antipasto rispetto al corso, è rivolto a tutti coloro che vogliono approfondire e migliore la gestione della propria vita quotidiana.
Superando i limiti e gli ostacoli che la stessa pone davanti.
Un tipico esempio possono essere le difficoltà incontrate dagli universitari per affrontare gli esami, per raggiungere la laurea o per superare un colloquio di lavoro.
Dietro a questo progetto ci sono due importanti figure: Stefano Tassone e Daniele Nardi.
Stefano Tassone è un acclamato coach formativo, mentre Daniele Nardi è un importante alpinista d’alta quota, che ha raggiunto svariate fra le più alte vette mondiali.
Noi di Controcampus abbiamo incontrato i due autori di questo programma per farcelo spiegare e soprattutto capire se veramente ci può essere utile, in vista del seminario che si terrà a Pescara il 17 marzo.
- Cosa vi differenzia dagli altri metodi in circolazione?
Daniele Nardi – “Credo che quello che ci differenzi sia, oltre che il metodo, la concretezza. In un momento di difficoltà italiana così forte spesso ci si butta su tante parole, ma senza fatti che le seguano, Climb Yourself si basa sui fatti e lo fa utilizzando la mia testimonianza diretta. Infatti io ho notato che quella che utilizzavo dentro l’ufficio era la stessa strategia mentale che applicavo in alta quota. Verificato ed accertato che ho scalato cinque montagne di 8000 metri e che ho tracciato delle vie nuove vi è una concreta dimostrazione che queste stesse strategie funzionano.”
- Tre metodologie per un unico obiettivo, come si integrano nel seminario?
Stefano Tassone – “Climb Yourself è prima di tutto un programma fatto di contenuti e metodologie, per essere erogato in incontri a numero chiuso di due giornate. Dal corso a numero chiuso di due giornate abbiamo pensato, per far conoscere, per far toccare con mano a più persone che magari non si sentono pronte per fare una full immersion di due giornate intere, di creare il seminario che tratta degli argomenti del programma completo del corso. Chi poi dal seminario dovesse ritenersi interessato, può dircelo ed avere le informazioni per fare il corso completo.”
Daniele Nardi – “ClimbYourself in sostanza nasce dalla fusione di due elementi: da una parte il testimonial sportivo e dall’altra il coach formatore. Mettere insieme queste due cose abbiamo visto che è fortemente di impatto per le persone, perché si uniscono la credibilità alla tecnica formativa, che sono qualcosa che ultimamente mancano nei corsi di formazione in generale.”
- Insomma possiamo considerare il seminario una sorta di antipasto?
Stefano Tassone – “Credo che la parola antipasto renda l’idea, perché fa assaggiare la qualità e comunque, rimanendo in tema di cibo, è un antipasto corposo che sazia, poi è chiaro se hai tanta fame devi mangiare di più e per quello c’è il corso.”
- Il vostro programma formativo si avvale di tre metodologie differenti: la Media Interactive Generator (MIG), il Breathing Power e l’Extreme modeling performance (XPM). Iniziamo a dire che cosa è la MIG?
Stefano Tassone – “La MIG nasce dalla nostra esperienza – la mia come coach formatore, quella di Daniele come frequentatore di corsi da tanti anni a questa parte – che ci ha portato ad assistere a giornate d’aula dove si fanno vedere dei filmati di grandi performer, sportivi e non, che però non sono presenti in aula. Noi invece proponiamo attraverso la MIG filmati video effettuati da Daniele in persona in presa diretta e con lui testimone in aula.”
Daniele Nardi – “Si si fanno vedere dei momenti molto veri di quello che io faccio in montagna perché Clymb Yourself nasce per questo: vedendo quelle immagini d’impatto si possono introdurre i vari temi della formazione. Sono immagini vere, non è il classico film che parla di …, è l’immagine vera che ha vissuto chi è già dentro l’aula. Le persone si devono emozionare quando devono imparare qualcosa, se non si emozionano rimane tutto vuoto. Noi l’emozione la creiamo con la nostra credibilità e con le nostre immagini vere.”
Stefano Tassone – “Il Breathing Power è il potere del respiro. E’ un insieme di tecniche basate sulla sinergia tra una base di respiro che mutua dallo yoga, dal pranayama, con esercizi di visualizzazione mentale dove si danno in stato di assoluta e completa veglia degli stimoli. Questa metodologia viene ripresa nel outdoor training.”
Stefano Tassone – “L’Extreme Modeling Performance mutua da una cosa che non abbiamo inventato noi, ma già altri prima di noi avevano parlare di modellamento. Modellamento non vuol dire imitare qualcuno, ma vuol dire estrapolare le strategie mentali e comportamentali che la persona attua per raggiungere dei risultati. Studiando ciò, chiunque può imparare a trovare le sue immagini, le sue strategie in modo tale da tirare fuori il meglio che ha. Nonostante non sia così scontato che estraendo le sue strategie vincenti, ne replico il modello, perché ci sono tante altre variabili che intervengono. Di certo (ed è stato dimostrato a livello scientifico) io innesco molta potenzialità di quella che ho, ma che non sapevo di avere. Il termine extreme sottolnea l’origine dei nostri studi: le performance estreme, dove in pochi al mondo sono riusciti. Questo è importante perché non ci si basa più sulla fortuna, ma sulla tecnica, sul capire determinate dinamiche che divengono basi quotidiane applicate alla disciplina che interessa alla persona.”
- Il concetto di talento va perdersi, o meglio tutti siamo in grado di fare qualunque cosa studiando?
Daniele Nardi – “No, perché? Noi partiamo sempre da una matrice ispirazionale che uno ha scritto nel proprio DNA. Io porto la mia testimonianza da sportivo, anch’io ho fatto a volte delle cose senza sapere esattamente cosa facessi, ma non per questo io non ho avuto il mio talento che in modo naturale mi ha portato a fare delle cose. Il problema è quando avvengono i momenti di crisi: come si fa a ritrovare la motivazione? Da che cosa si parte per ritrovare quel qualcosa che tu hai ma per qualche motivo l’hai disperso? Come si fa? Si aspetta del tempo? Può permettersi uno Scumacher o un Alonso di aspettare due anni prima di ritrovare la motivazione? Ci sono dei meccanismo che possono riabilitare in tempi più veloci? ClimbYourself da una risposta a questo.”
Stefano Tassone – “Chiaramente noi non garantiamo alle persone di diventare un talento, Climb Yourself dice “possiamo darti gli strumenti concreti per farti tirare fuori il potenziale che hai dentro” e quello che hai lo sai tu, noi non diremmo mai cosa devi fare o come devi farlo. Invece tu ci dici quello che vuoi fare e se sei disposto a metterti in gioco ti possiamo dare questi strumenti che ti permettono di ottenere più risultati, ma non di diventare un talento, quello è scritto nel DNA.”
- Come avete iniziato a collaborare dando vita a questa metodologia?
Daniele Nardi – “Nel 2007 io purtroppo ho organizzato una spedizione alpinistica, coinvolgendo un certo numero di persone. Marco Mazzocchi della Rai ha seguito la spedizione con una troupe televisiva, c’erano dei giornalisti e dei collegamenti, con una visibilità mediatica che solitamente le spedizioni alpinistiche non hanno. Così oltre ad essere un giovane alpinista mi è stato riconosciuto il ruolo di giovane performante capo spedizione. La tragedia che ci ha colpito è stata che uno dei nostri è scomparso su quella montagna; io non ho scelto che uno degli alpinisti non tornasse più a casa, purtroppo. Quindi come ho fatto da tutto questo a ristrutturare la perdita di un amico e ricominciare a scalare? Facendo questo percorso qui. Io mi sono messo in gioco. Nel momento in cui io sono entrato in crisi, ho dovuto ristrutturare alcuni pensieri e prendere consapevolezza di come ho fatto a fare delle cose, come ho fatto a far si che il mio talento mi portasse sulle vette. Ed è esattamente così che abbiamo strutturato il corso, in un percorso fatto proprio a montagne, in cui ogni passo ti permette di scalare la vetta del successo, facendo tutta questa serie di passi uno riesce a prendere una consapevolezza con un metodo che fa riferimento a queste tre tipologie.”
Stefano Tassone – “ In questo momento drammatico della sua vita, da capo spedizione lui ha dovuto giustificare quello che era accaduto. In quel momento lui ha avuto modo di conoscere me e abbiamo deciso di fare un lavoro insieme. Siamo andati a ristrutturare quello che era accaduto trasformando quello che poteva essere un ostacolo come un concetto legato a crisi. Noi siamo convinti della verità orientale per cui la parola crisi è scritta con due ideogrammi: uno significa pericolo, problema e l’altro significa opportunità. Tutto noi ci troviamo difronte a momenti di crisi ma se noi occidentali pensiamo alla parola crisi solo in maniera negativa, gli orientali la vedono in maniera neutra come se fosse un bivio, e solo la persona può scegliere come affrontarla.”
- Perché date così tanta importanza ai bisogni, primo step del vostro corso?
Stefano Tassone – “Perché alla base di tutto c’è l’essere umano con i suoi bisogni. La domanda che noi poniamo è “Siamo consapevoli dei nostri bisogni reali?” o forse stiamo vivendo investendo tempo, energia, denaro inseguendo bisogni che non sono nostri, ma sono quelli che ci hanno inculcato. E ipotizzando che io sia consapevole dei miei bisogni siamo sicuri che stia agendo verso la reale concretizzazione del bisogno? Queste sono le due domande potenti e chiave che le persone dovrebbero porsi. Spesso il bisogno è chiaro,ma si sbaglia il processo di conseguimento, comportando anche dei danni dal punto di vista psico-fisico. Altre volte invece si rendono consapevoli solo una volta messi di fronte alla scelta, e allora iniziano a lavorare sul raggiungimento del loro vero bisogno.”
- I livelli subito successivi riguardano i valori e le credenze
Stefano Tassone – “Sì, si pone la domanda cosa ha valore nella vita. E qui si aprono due strade, una vede i valori conciliabili tra loro e quelli che divergono, l’altra è fra i valori nostri personali e quelli che ci vengono imposti dalla nostra educazione, ma che in realtà non ci appartengono. Noi cerchiamo di creare un bilanciamento fra queste cose, ovviamente non abbiamo la risposta, perché la risposta ce l’ha già la persona, noi possiamo solo spingere la persona a raggiungere questo compromesso con se stessa. Allo stesso modo con le credenze. Ciò che facciamo dipende in larga misura da quello che noi crediamo possibile e fattibile. La domanda è di cosa siamo convinti? Una volta risposta a questa domanda si liberano infinite potenzialità nascoste.”
- Perché è così importante motivare gli altri, tanto che voi lo indicate in ben due punti del vostro programma?
Stefano Tassone – “Perché equivale a come ci relazioniamo con il prossimo. Quando una persona sotto la nostra responsabilità sbaglia come è giusto agire? Daniele può portare la sua testimonianza di leadership quando si è trovato in un campo base, stremato, al freddo, con pochissima acqua, come ha fatto a mantenere motivate le persone che gli stavano intorno? Anche qui il caso estremo, come esempio valido per il quotidiano, perché lì loro rischiavano la vita, qui in ballo c’è molto meno.”
- Non ti viene mai da pensare a quanto siano banali i problemi delle persone che vengono ai vostri seminari, visto che il metodo è stato creato mentre tu rischiavi la vita in alta quota?
Daniele Nardi – “Assolutamente no. Io ritengo che ogni problema che le persone affrontano è un problema estremo. E’ estremo per la persona se questa non riesce a dormire la notte, perché pregiudica la tranquillità di tutti i giorni. Climb Yourself parte proprio dal presupposto che tutti i problemi siano estremi e vadano affrontanti come tali, magari anche divertendoci.”
- A conclusione del vostro percorso c’è la Vision, che cos’è?
Stefano Tassone – “In poche parole si parte dal presupposto che tutto ciò di cui uno ha bisogno c’è, bisogna solo imparare ad educare il cervello ad attrarre quello che già c’è, ma che non riesce a cogliere. Noi diciamo alle persone “se non decidi tu dove vuoi essere fra un tot di tempo a fare cosa, stai sicuro che qualcun altro lo farà al posto tuo (i media, la pubblicità, le lobby, il caso), per evitare di ritrovarsi un giorno a dire “se tornassi indietro non mi comporterei in determinati modi”.”
- Non è umana l’insoddisfazione verso le proprie scelte passate, il rimproverarsi per le scelte fatte?
Stefano Tassone – “C’è sicuramente questa componente, ma chiaramente se ci si ferma a riflettere prima, a fare un punto della situazione chiaro, le probabilità di arrivare a settant’anni e chiederselo diminuiscono radicalmente. Durante il seminario noi insegniamo una strategia che ovviamente va oltre queste semplici domande. Seguendo i nostri input, lasciandosi trasportare, visualizzadosi su dove vorrebbe essere nel breve periodo per riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissatoti sul lungo.”
- Nel seminario cosa sviluppate di questi punti?
Stefano Tassone – “Nel seminario non si possono toccare per intero questi punti, ma si lavora sui bisogni, si passa a toccare il tema motivazionale sia per se stessi che per gli altri e ci si occupa ampiamente della vision. Ovviamente per un lavoro più efficace e funzionale si rimanda al corso completo.”
- Le uscite in outdoor come sono costituite?Vi è bisogno di una certa preparazione?
Stefano Tassone – “Per chi intende seguire il corso di due giornate, c’è la possibilità di uscire in arrampicata o in orienteering. Si crea un contesto in cui si fa un lavoro che dura molto di più che facendo il seminario in cui ci sono solo pochi minuti per mettere in pratica il sapere acquisito. Ovviamente alla base vi è la teoria che predispone la mente, il respiro e poi i messaggi che ti dai da solo di autostima e di serenità.”
Daniele Nardi – “Anche se in futuro contiamo di fare qualcosa di più estremo. Ovviamente per queste attività non è necessaria nessuna capacità. L’outdoor nasce perché ci siamo resi conto che tutte le parole che noi diciamo durante i corsi, possono essere attivate immediatamente tramite il fare. Ovviamente così si arriva a capire l’importanza del lavoro di gruppo , dell’affidarsi all’altro, del bisogno che c’è dell’altro, dell’importanza del non procrastinare una decisione, perché non ci sono i tempi per farlo.”
- Ancora una volta l’importanza della gestione del tempo..
Stefano Tassone – “Le persone pensano di gestire bene il loro tempo, ma in realtà non riescono a dare la giusta priorità. Seguono una logica, ma non una priorità. E a volte essa diverge dai criteri più logici e automatizzati. Sembrano cose ovvie, ma la mia esperienza mi porta a dire che la maggior parte delle persone non lo fa in modo ottimale. Spesso se non si è allenati si va di istinto, ma l’istinto non sempre ha ragione.”
- I n Italia quanto è importate la figura del formatore?
Stefano Tassone -“E’ talmente importante che nonostante ci sia la crisi, le aziende continuano ad investire nella formazione e nella crescita di chi resta a lavorare al loro interno. Il ritmo del mondo sta cambiando talmente velocemente , che se non ci si ferma un attimo e si ascolti chi ci aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista, si diventa antichi in un istante. Oggi è fondamentale fermarsi e fare una sorta di check, capire cosa si sta facendo, se lo si sta facendo bene, con quali competenze e con quali consapevolezze. E questo lo si fa solo per rimanere competitivi.”
Redazione Controcampus
Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro.
Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte.
Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico.
Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto.
Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo.
Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics).
I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership.
Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università.
Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale.
Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza.
Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria.
Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario.
La Storia
Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione.
Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani.
Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it.
Dalle origini al 2004
Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero.
Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore.
Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi:
Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione
Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia
Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno.
Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure.
Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10.
Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze.
Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50.
Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta.
Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali.
Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp.
È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia.
Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze.
La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico.
Dal 2005 al 2009
A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono:
Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali
Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria
Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo.
Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata.
Dal 2009 ad oggi
Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale.
Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico.
Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali.
Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università.
Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza.
Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria.
Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario.
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