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Il silenzio dei colpevoli. Lo Stato ordinò di torturare i brigatisti

R. C.
26/08/2024

La lotta alle Br non fu la lotta di un Paese democratico ma la lotta di un Stato di Polizia, che usò il terrorismo per debellare il terrorismo in una sorta di macabro “chiodo scaccia chiodo”.

Se n’è parlato sempre poco, spesso male. Oggi se ne parla un po’ di più, e speriamo meglio.

Una storia che ancora tiene banco, malgrado gli insabbiamenti, malgrado le archiviazioni, malgrado la disinformazione. Allora raccontiamola o almeno proviamoci.

Erano gli anni a cavallo tra la fine dei ‘70 e l’inizio degli ’80. I cosiddetti “anni di piombo”. Gli anni delle violenze di piazza,della lotta armata, del terrorismo. Gli anni delle Brigate Rosse, di Alberto Franceschini, Renato Curcio, Margherita Cagol, ma anche gli anni del vicequestore Umberto Improta,  capo del pool antiterrorismo voluto dal Viminale per sgominare le Br, e del suo braccio destro, Nicola Ciocia, soprannominato dallo stesso Improta “Professor De Tormentis”, l’uomo incaricato di far cantare i brigatisti, e senza troppe cortesie (come suggerisce l’amorevole nomignolo).

Estorcere informazioni, indurre alla delazione, annientare l’identità personale e politica.

Una ricetta semplicissima quella del Professore, “fascista mussoliniano. Per la legalità”” (sono parole sue), professionista della tortura, e in particolare del waterboarding, una forma di annegamento controllato, consistente nella somministrazione coatta di acqua salata che provoca alla vittima la sensazione dell’annegamento e, spesso, anche gli effetti.

Oggi Ciocia è un oscuro pensionato di 78 anni, burbero, all’apparenza anche un po’ rincoglionito (dicono). Vive a Napoli, beatamente rinchiuso nella sua villa su al Vomero. Parla poco ed esce ancora meno. Colpa di un cuore malandrino che, spietato, chiede il conto di una vita indubbiamente trascorsa sopra le righe.

Ma occhio! Per quanto decrepito e rimbambito possa sembrare, il nostro uomo sa ancora come dribblare con consumata maestria le penne appuntite di tutti i poveri illusi che provano ad incastrarlo a colpi d’inchiostro.

Ammette e non ammette. Affabula e delude. Ride e poi sbotta. Ti frega col silenzio, t’incarta, s’incarta. Una maschera perfetta, di una teatralità assurda. La maschera dello sbirro d’acciaio, tutto d’un pezzo, tutto casa e ragion di Stato!

E quando gli si chiede il perché di un soprannome tanto “cruento”, lui risponde sardonico, confidando che gli è stato affibbiato “per scherzo, quando ci si rilassa nei tempi morti”. Quelli tra una sevizia e l’altra, magari.

E nulla importa che a confermare le violenze siano stati non solo brigatisti o presunti tali (Enrico Triaca, Ennio Di Rocco, eccetera,  tutta gente che ha assaggiato le purghe del Porfessore e delle sue squadracce), ma anche funzionari “pentiti” come l’ex commissario Salvatore Genova, che ha confermato il nulla osta ricevuto dallo Stato per botte e sevizie. Ma il Prof De Tormentis respinge tutto al mittente: quello di Genova è solo il risentimento di un collega “che non ha la cognizione di quello che significa stare in polizia”.

Lui, invece, lo sa bene. Lui le idee le ha sempre avute chiare, scolpite nella sua testa di “umile servitore dello Stato”: “io ho fatto il mio dovere nell’interesse dello Stato, e metto in conto anche le critiche in malafede […] Le Br hanno fatto stragi, e avrebbero continuato se non fossero state debellate da una azione decisa dello stato”.

È un osso duro, Ciocia. Dice e non dice. Ma forse la verità è proprio in questi non detti, nelle sue risposte secche e seccate, sempre uguali e che proprio per questo puzzano di quel “chiuso omertoso” tipico di una mentalità intimamente fascista, ottusa ed indottrinata:  “Bisogna avere stomaco per ottenere risultati con un interrogatorio. E bisogna far sentire l’interrogato sotto il tuo assoluto dominio. Non serve far male fisicamente. Io in vita mia ho dato solo uno schiaffo a un nappista che non voleva dirmi il suo nome”.

Povera stella. Lui non ha mai torto un capello a nessuno, lui adora le mosche. Dopotutto “non si può affermare che torturavamo i brigatisti, facendo passare noi per macellai e loro per persone inermi”. Dopotutto “la lotta al terrorismo non si poteva fare con il codice penale in mano”. Dopotutto “lo Stato era in guerra e si attivò per difendere la democrazia. I macellai erano loro, non noi”.

Quali violenze, quali metodi, quali pratiche! Tutto falso! Davvero strano per uno che diceva che la “tortura è l’unico modo, soprattutto quando ricevi pressioni per risolvere il caso», che quelli dell’Ave Maria (una delle sue due squadre speciali) esistevano, erano miei fedelissimi che sapevano usare tecniche “particolari” d’interrogatorio, a dir poco vitali in certi momenti”.

Non è certo colpa sua se Genova e i suoi sono dei polli: “Vollero strafare, tentarono di imitare i miei metodi senza essere sufficientemente addestrati e così si fecero beccare”Polli. Salvatore Genova e i suoi quattro altri poliziotti, tutti arrestati con l’accusa di aver seviziato Cesare Di Lenardo, uno dei cinque carcerieri del generale americano James Lee Dozier, sequestrato dalle BR il 17 dicembre 1981 e liberato dalla polizia il 28 gennaio 1982.

Un pollo, Genova, che non solo s’è fatto sgamare ma ha pure spiattellato tutto: “Sono responsabile (ammette), ma furono ordini dall’alto!”. Un incarico delicato, come racconta l’ex commissario, bisognava fare bella figura. Dopotutto c’era lui, Improta, a garantire per tutti e a benedire l’operazione.

Genova non era che un mezzo manovale. Uno da lavoro sporco. Lui preparava i “pivelli”, gli “agnelli” da sacrificare al Professore, li conciava per le feste, li ammorbidiva, li “disarticolava” per essere più precisi, faceva infilare tubi in bocca e manganelli in ogni orifizio.

Bisognava trovare Dozier. Cercare la verità ad ogni costo! E quale nascondiglio migliore della vagina di Elisabetta Arcangeli, la Br compagna di RuggeroVolina.

La  legano nuda, le tirano i capezzoli con una pinza, le infilano un manganello nella vagina. Volina che è lì, si ribella. Ha paura per la vita della sua compagna ma non può nulla.  Un colpo allo stomaco, poi il buio. Volina vuota il sacco e scatta l’emulazione, la caccia agli “stronzi”, le “ripassate”.

Un delirio contagioso. Gruppi della celere che si fanno chiamare con fantasiosi nomi di battaglia  (es.“Guerrieri della notte”) pestano, stuprano, seviziano. Alcuni poliziotti giocano a  fare  i torturatori, usano acqua e sale senza neppure conoscerne i rudimenti dell’arte, si fanno vedere, vengono denunciati (spesso dai loro stessi colleghi). Piovono le denunce. Tutte prescritte. Prescritti i carnefici, prescritte le violenze, prescritta la vergogna.

Un silenzio assordante, che ancora spacca i timpani. Il silenzio dei colpevoli. Il silenzio di tutti i Ciocia d’Italia, cui rispondiamo colle parole che  Enrico Triaca, il tipografo delle Br, ha voluto indirizzare, qualche tempo fa, proprio a Ciocia:

Stia tranquillo «Professore» non le succederà nulla, i reati sono tutti prescritti, il suo Stato continuerà a difenderla. Lo faccia un gesto dignitoso per una volta nella sua vita giunta agli sgoccioli, non ha nulla da perdere, non la sua carriera ormai conclusa, non il suo nome ormai noto.
Io da parte mia le assicuro che non la morderò, non la guarderò con rancore, «Professore», lei mi è del tutto indifferente. Qui non si tratta di trovare un colpevole, di capire chi è il macellaio e chi la vittima, ma di ripristinare una verità Storica, e questo, caro «Professore», dovrebbe essere il suo imperativo come funzionario di Stato che ha giurato sulla Costituzione. Non lasci questa terra da vigliacco. Sono altri i silenzi che fanno rumore, sono quelli di chi le ha dato gli ordini, sono quelli di chi in silenzio, aqquattati nell’ombra aspettano che passi la bufera parlando di Democrazia, Costituzioni e Stato di Diritto”.

 

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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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