Manca, in particolare, una teoria che spinga nella giusta direzione una disciplina basata per ora su giudizi intuitivi. In alternativa, Baron chiede ai bioeticisti di fondare i loro giudizi etici su principi utilitaristici. “Con una simile teoria guida, la bioetica – questa è la scommessa di Baron – perlomeno eviterebbe di fornire decisioni che chiaramente vanno contro il bene atteso degli individui implicati, come a volte (anzi, assai spesso) invece accade. La bioetica, nel nostro paese (…) è pervasa da pregiudizi e da tendenze moralistiche poco argomentate, ma assume spesso i toni della crociata antiscientifica“. (dalla Prefazione di Armando Massarenti).
Quindi vediamo perchè Baron scegli di intitolare il suo testo “Contro la bioetica“.
Baron è contro la bioetica che si basa sul ragionamento intuitivo. Infatti non è contro la bioetica in quanto tale, cioè come studio della condotta umana, ma contro quella che si è stabilita all’interno dei comitati etici degli ospedali e dei centri di ricerca. Si scaglia contro le molteplici mancanze che affligono il modo in cui la bioetica è pensata e viene applicata. Dunque–>la bioetica rifiutata da Baron è quella disciplina che tende a basarsi su giudizi intuitivi.
Alla bioetica ci si rivolge in cerca di regole di condotta, ma nella pratica, queste ultime nascono da un consenso patteggiato fra bioeticisti che si limitano a voler fare valere principi fondati sulla tradizione –> su giudizi intuitivi, senza fare riferimento a qualche teoria guida che sia coerente e che abbia resistito a “sfide” empiriche.
Baron propone una bioetica intesa come una SCIENZA CHE SI FONDA SU PRINCIPI UTILITARISTICI.
Il cardine della dottrina utilitaristica è: LA SCELTA MIGLIORE (OPZIONE ETICAMENTE GIUSTA) è QUELLA CHE PROCURA IL MASSIMO DEL BENE ATTESO.
Su questo cardine devono cotruirsi i giudizi etici sulle questioni che interrogano il senso ultimo della vita. Il principio utilitaristico focalizza la propria finalità direttamente sulla persona coinvolta e non su valori imposti o generali. Assumendo una teoria bioetica bastata sull’utile, verrebbe scongiurato il rischio che nella decisione, l’interesse della persona coinvolta, sia l’ultimo ad essere preso in considerazione come spesso invece accade.
Ciò che la bioetica dovrebbe fare è abbracciare l’utilitarismo applicato, cioè quando attinge all’esperienza, quindi alla teoria economica che fa predisposizioni circa il bene che ci si aspetta di ottenere.
Lo scopo della teoria di Baron è: MASSIMIZZARE L’UTILITA’= RENDERE L’UTILITA’ ATTESA VALIDA PER IL MAGGIOR NUMERO DI PERSONE.
L’utilitarismo fa ricorso all’analisi delle decisioni che a sua volta si basa sulla TEORIA DELLE DECISIONI=STUDIO DEL PROCESSO LOGICO-FORMALE DEL COMPORTAMENTO OTTIMALE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA.
DIFFERENZA TRA UTILITARISMO E TEORIA DELLE DECISIONI
La teoria delle decisioni non ha a che fare con trade-off, cioè con compromessi tra persone. L’utilitarismo fa riferimento alla persona, mentre la teoria delle decisioni no, non importa cosa è buono o cattivo, perché si basa su elementi economici, analizza il bene del singolo individuo che è diverso da un altro, mentre per l’utilitarismo esiste anche il bene comune o sociale. Tuttavia, hanno un elemento in comune: badano alle conseguenze –> considerano i beni e i danni da un punto di vista quantitativo.
DEFINIZIONI DI BIOETICA
Per Baron la BIOETICA= TENTATIVO DI AIUTARE LE PERSONE A PRENDERE DECISIONI DIFFICILI SULL’ASSISTENZA SANITARIA.
E’ una INTERDISCIPLINA in quanto abbraccia diversi ambiti: medicina, diritto, filosofia morale, sociologia, biologia, ecc..La materia di cui si occupa coinvolge l’opinione pubblica. E’ una disciplina recente, nata negli anni ’70.
Sono state date 3 definizioni legate da un filo conduttore: TUTELA DELLA SALUTE DELL’UOMO e quindi della comunità (implicazioni sociali).
1) VAN R. POTTER viene considerato PADRE DELLA BIOETICA, a lui si deve il nome e la 1° definizione di disciplina presentata nel suo libro “Bioetica. Un ponte verso il futuro” (1970).
BIOETICA=STUDIO SISTEMATICO DELLA CONDOTTA UMANA NELL’AMBITO DELLE SCIENZE DELLA VITA E DELLA CURA DELLA SALUTE. TALE CONDOTTA E’ ESAMINATA SULLA BASE DI VALORI E PRINCIPI MORALI.
2) E’ inserita nel dizionario inglese del 1989.
BIOETICA=DISCIPLINA CHE SI OCCUPA DI QUESTIONI ETICHE COME RISULTATO DEI PROCESSI DELLA RICERCA MEDICA E BIOLOGICA.
3) Data da una studiosa belga Maria Luisa Dalfosse (anni ’90).
BIOETICA=SPAZIO NEL QUALE LE PRATICHE EFFETTIVE E VIRTUALI LEGATE ALLE SCIENZE DELLA VITA SONO ESAMINATE DAL PUNTO DI VISTA DELLE LORO IMPLICAZIONI ETICHE E SOCIALI.
Altra definizione di bioetica è data da LECALDANO nel suo libro “Bioetica. Scelte morali“.
BIOETICA=ETICA IN QUANTO E’ RELATIVA AI FENOMENI DELLA VITA ORGANICA.
Ora, nella bioetica, rientrano 2 visioni di ETICA:
LAICA – assume principi guida razionali, quindi antidogmatici
RELIGIOSA – si basa sulla verità rivelata e sui dogmi
La bioetica ha 3 funzioni analoghe a quelle della medicina:
1)FUNZIONE APPLICATIVA – i bioeticisti aiutano i medici e i pazienti a riflettere sulle decisioni da prendere
2)FUNZIONE ACCADEMICA – sono presenti molte riviste, c’è una letteratura molto vasta, anche se a volte alcuni bioeticisti non hanno un’adeguata preparazione
3)FUNZIONE DI FORMULARE CODICI ETICI – creare dei codici ad uso e consumo in quanto non ci sono a livello legislativo.
CONTESTO STORICO
La bioetica risale alla scoperta dei crimini nazisti commessi in nome della ricerca medica durante la seconda guerra mondiale. E’ stato istituito un processo contro i crimini a Norinberga (1945). Norimberga è diventata città simbolo perché intatta dai bombardamenti e perché la corte di giustizia era quella più grande. Dopo l’analisi di ciò che era accaduto, si sono distinti principi legali da quelli extralegali. Quelli legali sono legati ad una determinata legislazione, extralegali sono proprio quelli della bioetica che non sono giuridicamente fondati.
PROCESSO DI NORINBERGA – 1945
Processo attuato per condannare i crimini nazisti. I medici hanno utilizzato, nei campi di sterminio, gli ebrei e altri deportati come cavie umane per sperimentazioni. Essi si trovavano in una condizione di minorità e costrizione, inoltre non venivano informati riguardo le conseguenze degli esperimenti che subivano. Quindi dal processo emergono una serie di principi basati sopratutto sul consenso informato, sul rispetto e sulla dignità umana.
DICHIARAZIONE DI HELSINKI – 1964
Dichiarazione di principi etici il cui obiettivo è quello di fornire consigli ai medici che coinvolge i soggetti umani. Subisce modifiche fino al 2000 in quanto la legislazione della bioetica è in continua evoluzione.
ESPERIMENTO DI TUSKEGEE E RAPPORTO BELMONT – 1932-1972
Esperimento condotto in Alabama su quasi 400 uomini afroamericani, affetti da sifilide. Loro erano consapevoli della malattia che avevano, ma erano inconsapevoli che con l’assunzione della penicillina avrebbero evitato la morte. Non gli fu somministrata perché i medici volevano osservare il decorso della malattia (1932-1972). I medici erano consapevoli della funzione positiva della penicillina, ma volutamente non informarono le persone. Il processo riguardo l’esperimento fu portato avanti fino al ’72 quando ci fu una fuga di notizie relative a ciò che era accaduto. Questo è stato considerato l’esperimento più infame nella storia della ricerca degli Stati Uniti. Questo portò alla stesura del RAPPORTO BELMONT (1979) dove sono stati riportati 3 principi basilari della bioetica: RISPETTO DELLA PERSONA, BENEFICIALITA’, GIUSTIZIA.
PRINCIPI DELLA BIOETICA
1) RISPETTO DELLA PERSONA: di stampo kantiano (regola del dovere). Incarna 2 convinzioni: l’individuo deve essere trattato come AGENTE AUTONOMO e chi ha un’autonomia ridotta, ha il DIRITTO ALLA PROTEZIONE. Quindi, il principio ha due diverse esigenze:
AUTONOMIA: sia del paziente, sia del dottore. Quello del medico è duplice in quanto da una parte, deve aiutare il paziente seguendo il giuramento di Ippocrate, allo stesso tempo, deve tener conto dell’autonomia del paziente che può decidere una cosa contraria dal medico. Quella del paziente è appunto quella di scegliere in modo autonomo la cosa giusta per lui.
PATERNALISMO: sotto tutela, in quanto non si è giuridicamente autonomi.
Questi due principi si contraddicono. Un individuo deve essere libero di decidere, ma tale libertà può essere scavalcata, se la sua capacità è ridotta.
2) BENEFICIENCE: di stampo utilitaristico. Con questo principio le persone devono essere trattate in modo eticamente corretto, rispettando le decisioni e assicurando il loro benessere e utilità. Ci sono 2 regole di beneficience: NON RECARE DANNO, MASSIMIZZARE I BENEFICI POSSIBILI RIDUCENDO AL MINIMO LA POSSIBILITA’ DI PROVOCARE DANNI.
3) GIUSTIZIA: di stampo aristotelico (Etica nicomachea). Si riferisce all’equità per il fatto che i soggetti essendo dotati di uguali diritti, devono essere trattati allo stesso modo. La giustizia è un modo per migliorare ulteriori danni a coloro che si trovano in una condizione disagiata. Però c’è differenza tra UGUAGLIANZA–>tutti hanno lo stesso, e EQUITA’–>ciascuno ha il suo.
MODELLI NORMATIVI, PRESCRITTIVI, DESCRITTIVI
Baron parla di tre modelli, normativo, prescrittivo, descrittivo, per sottolineare che nei comitati bioetici si fa riferimento ad etiche prescritte che, quindi non hanno un valore di norma. Si può dire che, i teorici delle decisioni distinguono 3 modelli:
NORMATIVO: teoria standard di valutazione che si realizza attraverso norme e leggi specifiche.
DESCRITTIVO: teoria che descrive cosa fanno le persone
PRESCRITTIVO: teoria che prescrive cosa dovrebbero fare le persone
Ora, riguardo il 1° e il 3° modello, Baron aggiunge:
Il 1° modello si collega al MODELLO DEONTOLOGICO-KANTIANO – dovere che non dipende dall’esperienza soggettiva. E’ l’imperativo categorico, dove non è prevista libertà di scelta in quanto è presente il vincolo normativo.
Il 3° modello si collega al MODELLO TELEOLOGICO, ossia DELLE CONSEGUENZE. E’ l’imperativo ipotetico, dove c’è libertà di scelta, ci sono dei consigli che andrebbero rispettati, sono regole soggettive.
Di conseguenza, ci sono 2 criteri rispettivamente:
A PRIORI (Kant)
A POSTERIORI (Hume)
Questo implica dei modelli di ETICA:
PUBBLICA – si riferisce al modello normativo in quanto le NORME=REGOLE OGGETTIVE e hanno carattere vincolante.
PRIVATA – si riferisce al modello prescrittivo e descrittivo in quanto le PRESCRIZIONI=CONSIGLI, regole di buon senso, non hanno elementi costruttivi. Sono suggerimenti.
BIAS
Bias è un termine inglese che significa INCLINAZIONE, DISTORSIONE. Baron sostiene che noi non dobbiamo seguire delle regole euristiche (delle massime) poiché ci conducono ai BIAS=GIUDIZI DISTORTI. Detto altrimenti BIAS=FORMA DI DISTORSIONE CAUSATA DA UN PREGIUDIZIO VERSO UN PUNTO DI VISTA. La mappa mentale della persona presenta bias laddove è condizionata da idee preconcette. I bias trovano nella cultura e nell’abitudine il loro fondamento. Baron fa un es.: il bias di omissione=bias cognitivo costituito dalla tendenza a giudicare un’azione dannosa come peggiore di un’omissione ugualmente dannosa (non è giusto sacrificare una persona per salvarne cinque).
TEORIA NORMATIVA SENZA INTUIZIONE
Per Baron esiste una teoria normativa senza intuizione che si sviluppa da uno schema analitico traendo da questo il modo di ragionare. Lo schema analitico applicato nella teoria delle decisioni distingue:
ATTI o opzioni–>ciò tra cui tentiamo di decidere, non hanno valore di verità
STATI INCERTI–>proposizioni che possono essere false o vere, non hanno valore
ESITI o conseguenze–>proprosizioni, hanno un valore
Le decisioni mirano al raggiungimento di SCOPI=CRITERI PER LE VALUTAZIONI DELLE DECISIONI o risultati che vengono approvati dopo un momento di riflessione. Gli scopi rientrano in 4 categorie:
EGOISTICA: appartiene al soggetto
ALTRUISTICA: serve per il raggiungimento di utilità altrui
MORALISTICA: serve per il comportamento di altri che sono indipendenti dagli scopi altrui
MORALE: agisce in modo da realizzare gli scopi altrui
NORM ENDORSEMENT=APPROVAZIONE DI NORME: attività morale che cerca di influenzare il comportamento degli altri. Riguarda gli obiettivi che ciascuno ha motivo di approvare per sè e per gli altri. Questo concetto può fornire una possibile giustificazione dell’utilitarismo perché bisogna tener conto del ocmportamento dell’individuo per vedere quali norme vadano approvate per gli altri. Solo così si può approvare una norma in modo da realizzare lo scopo altrui.
ANALISI DELLE DECISIONI: metodo prescrittivo che si fonda sulla TEORIA DELL’UTILITA’. Essa emerge dalla TEORIA STATISTICA DELLE DECISIONI perché la STATISTICA=mezzo per decidere se accogliere o no un’ipotesi accettando 2 tipi di errori: accettare un’ipotesi falsa o accettarne una vera.
SCHEMA ANALITICO DECISIONALE (GRIGLIA): l’analisi delle decisioni razionali consente alla scala della casistica di fornire PREVISIONI di un bene atteso in situazioni complesse, mediante un calcolo probabilistico che fornisce una certezza probabile e non assoluta. Quello di Baron è un MODELLO OGGETTIVO DELLE DECISIONI RAZIONALI, sottratto alle storture delle valutazioni intuitive dei singoli. Tale modello è flessibile. Quest’impostazione è di tipo logico-razionale perché è una GRIGLIA CON CUI ANALIZZIAMO ed entro cui i dati specifici vengono ordinati e coordinati. Gli elementi che servono per la griglia sono:
INFORMAZIONE disponibile, più dettagliata possibile
VALUTAZIONE ED ELENCAZIONE delle probabilità e utilità dei diversi esiti di una scelta.
Ora, la valutazione della probabilità più alta è un CALCOLO. Questa è la regola della MASSIMIZZAZIONE DELL’UTILITA’ ATTESA. La pretesa di Baron è sostenere che questo è l’UNICO METODO POSSIBILE CHE CONSENTE DI PROCEDERE IN MODO COERENTE NELLA VALUTAZIONE DELLE DECISIONI DA PRENDERE AFFINCHE’ LE CONSEGUENZE NON SIANO SBAGLIATE.
INTUIZIONI=SOVRAGENERALIZZAZIONI: sono giudizi intuitivi=sbagliati perché mi ocnvincono della loro validità quando invece essi si rifanno ad una regola diversa proprio perché sono sovrageneralizzati in quanto non cerco di comprendere la finalità delle regole, ma insisto sempre su una e non mi interessa di conoscere l’altra. Non sono altro che MECCANISMI PSICOLOGICI che si presentano senza alcuna analisi.
TEORIA DELL’UTILITA’ MULTIATTRIBUTIVA (T.U.M.)
Raiffa e Keeney svilupparano dei metodi specifici per la misurazione dell’utilità–> teoria dell’utilità multiattributiva=espressione della teoria dell’utilità e consiste nel considerare il valore di tutti i fattori e le relative preferenze.
L’individuo dovrebbe disaggregare ogni esito nei vari attributi e attribuire ad ognuno di essi un peso, in funzione dell’importanza che hanno per la decisione. Una volta che le utilità relative ad ogni singolo fattore sono state compiute, vengono sommate tra di loro per ottenere l’utilità finale (multi-attributiva) di quel particolare esito.
ATTRIBUTI=SCOPI o VALORI distinti che sono CRITERI per la valutazione di esiti. I valori riguardano chi prende la decisione. Se i valori non soddisfano tale finalità sono scorretti. Keeney distingue:
VALORE STRUMENTALE: strumento in rapporto a un valore fondamentale
VALORE FONDAMENTALE: è tale in quanto non può modificare in virtù di un cambiamento di credenze. Esso rappresenta il vero bene della persona, quello strumentale non lo fa in quanto le credenze che lo soddisfano potrebbero dimostrarsi scorrette. Es.: un soggetto è altruista–> attribuito fondamentale. Un soggetto, nonostante sia altruista, è influenzato da credenze, come ad es. dalla religione (nel caso dei testimoni di Geova, non donano il sangue, nè lo ricevono).
Quindi, secondo Baron la bioetica è una scienza da rifondare, si deve basare sui principi utilitaristici, tenendo bene in mente che il cardine della teoria utilitaristica è: la scelta migliore è quella che procura il massimo di bene atteso. Su questo si costruiscono i giudizi etici sulle questioni che interrogano il senso ultimo della vita.