La causa principale di queste polemiche è la scelta di far partire la parata da porta Saragozza, un luogo che ha molta importanza sia per i cattolici che per gli omosessuali. Luogo simbolo per i fedeli cattolici bolognesi, poiché, è da questa porta che l’icona della Madonna di San Luca è accolta, da qui benedice la città e risale sul Colle. Una tradizione che va avanti da secoli. Contemporaneamente la comunità omosessuale di Bologna ha molto a cuore questo luogo che ha visto la nascita nel 1982 del primo circolo. La prima sede è stata nel cassero di porta Saragozza. Secondo monsignor Fiorenzo Facchini, vicario episcopale per l’Università e la Scuola e docente emerito di Antropologia all’Università: «Porta Saragozza è una scelta che poteva essere evitata».
Don Celso Ligabue, parroco della chiesa di Santa Caterina, a due passi dal cassero di porta Saragozza, che ospita il Museo della Madonna di San Luca, crede che la scelta del luogo di partenza del Gay pride «è una provocazione imperdonabile. È vero che la città è di tutti e io non ho potere, ma quella è quasi una chiesa. È un luogo sacro. Noi rispettiamo gli omosessuali, loro rispettino noi».
«Non abbiamo sondato il terreno con la Curia, ma è un luogo storico per noi, anzi forse su quella porta una targa bisognerebbe metterla». Queste le parole di Emiliano Zaino, presidente del comitato Bologna Pride 2012. Secondo Serena Donà, presidente di Arcilesbica Bologna, si tratta di un punto della città che «è stato anche nostro ed è importante riviverlo senza mancare di rispetto a nessuno».
Tra le fila della manifestazione ci sarà anche qualche associazione cattolica e un sacerdote don Luigi Ciotti. La presenza di esponenti del clero e di associazioni cattoliche è una scelta che monsignor Facchini non riesce a comprendere e che anzi considera: «infelice e inopportuna». Secondo il monsignore questa scelta si presta troppo facilmente a delle strumentalizzazioni. Aggiunge, inoltre: «Chi pensano di rappresentare? Certamente non è richiesta dal rispetto sempre dovuto alle persone in qualunque condizione si riconoscano»
Gli organizzatori e il Comune, sulla base dell’esperienza del Gay Pride di Bologna del 2008, si aspettano la partecipazione di circa 200.000 persone. Secondo l’assessore Nadia Monti il Gay Pride è un evento che coinvolge l’intera città. È importante quindi che ci sia un coinvolgimento del commercio e di tutte le associazioni di categoria. Secondo Monti «il turismo Lgbt sta crescendo e anche Bologna può orientarsi in questa direzione», infatti, gli esercizi ”gay frendly” saranno segnalati da apposite locandine e saranno inaugurati percorsi turistici e blog per ricevere i suggerimenti delle associazioni e dei turisti.
L’assessore Matteo Lepore dichiara: «vogliamo lanciare da Bologna una campagna forte sui diritti civili è arrivato il momento di aprire una pagina nuova su questo e Bologna ha tutte le carte in regola per mettersi alla testa di un movimento di città impegnate su questo fronte. A questo proposito è fondamentale il coinvolgimento della cittadinanza e il Pride è molto importante da questo punto di vista».
È chiaro che il comune di Bologna sostiene la manifestazione, ma anche questo atteggiamento di palazzo d’Accursio, secondo il monsignore Fiorenzo Facchini, è discutibile. «Poiché accende nuove polemiche e altre che si pensavano appartenessero al passato, oltre a favorire la divisione e non l’unità» (?).
(fonte: Luca di Orsi, Resto del Carlino)