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Tumore alla prostata: la chiave è nel “DNA spazzatura”

Redazione Controcampus 24 Aprile 2012
R. C.
22/12/2024

Con oltre 23mila nuovi casi ogni anno diagnosticati in Italia (di cui oltre 800 soltanto in Trentino) il cancro alla prostata è uno dei tumori più diffusi tra la popolazione maschile.

Ne risulta colpito, in media, un italiano su otto e il numero di casi, con l’allungamento dell’età media della popolazione, è in costante aumento. I progressi della scienza medica e la prevenzione attuata con esami specifici hanno aiutato ad abbassare il rischio di mortalità, tuttavia molto c’è ancora da fare per contrastare questa patologia.

Una nuova speranza sul fronte della ricerca viene da un importante lavoro scientifico condotto dalla professoressa Francesca Demichelis del CIBIO (Centro interdipartimentale per la biologia integrata) dell’Università di Trento in stretta sinergia con la Cornell University (il Weill Cornell Medical College), con cui collabora da qualche tempo come docente di biomedicina computazionale. Lo studio riguarda la correlazione tra il patrimonio genetico e lo sviluppo della malattia e sta suscitando l’interesse della comunità scientifica anche in seguito alla pubblicazione, online da oggi, su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), una delle riviste scientifiche internazionali più note e autorevoli.

La ricerca ha identificato due variazioni di origine ereditaria nel genoma umano, presenti in circa l’1,5% della popolazione globale, che contribuirebbero all’origine del cancro alla prostata in una forma particolarmente aggressiva. A seconda della variante genetica ereditata dall’individuo, infatti, il rischio aumenterebbe anche di tre o quattro volte. L’identificazione di queste componenti apre straordinarie opportunità nell’ambito della prevenzione anche a breve termine, perché consente di identificare gli individui che presentano un fattore di rischio più alto di quello della popolazione generale di contrarre la malattia.

Nello studio, una delle due variazioni genetiche individuate riguarda il funzionamento di un gene già conosciuto. L’altra, invece, è stata riscontrata in un’area non codificante del genoma (definita in passato “DNA spazzatura”) che – si è scoperto – sta alla base della regolazione di una serie di altri geni.

«La novità della nostra scoperta – spiega Mark A. Rubin, professore di Oncologia e Patologia al Weill Cornell Medical College – sta nell’aver dimostrato che variazioni della quantità di DNA all’interno del genoma umano (denominate CNV) svolgono un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione del cancro.»

«Questa scoperta – aggiunge Francesca Demichelis – dimostra che i CNV ereditati sono importanti nello studio dei tumori e potrebbe aprire nuove strade nella prevenzione della malattia e delle scelte terapeutiche. Crediamo che i CNV ereditati abbiamo un ruolo  anche in altri tipi di cancro, come già dimostrato per patologie quali il morbo di Alzheimer, il Parkinson, il ritardo mentale, l’autismo, la schizofrenia. Tutte patologie che scaturiscono anche da alterazioni del genoma, le quali, se combinate con altri fattori già noti, contribuiscono ad aumentare sensibilmente il rischio già in età precoce».

«Un risultato molto significativo – commenta il direttore del CIBIO, Alessandro Quattrone – che dimostra almeno due cose importanti. La prima riguarda la biologia dei tumori, perché è la prima volta che emerge chiaramente che le variazioni nel DNA che chiamavamo spazzatura (non sapendo in realtà a cosa servissero) possono predisporre al cancro. La seconda riguarda il modo di fare la nuova ricerca biomedica: questo è un lavoro di “big science”, condotto su quasi duemila soggetti, con tecnologie sofisticate di scansione del genoma, con una collaborazione tra Europa e Stati Uniti. Sempre più così è la buona biomedicina, e siamo ovviamente fieri di avere con noi qui in Trentino una ricercatrice che ha saputo fare da regista di uno sforzo simile».

L’attività di campionamento

Dato che il cancro alla prostata trova il suo più alto fattore di rischio nella predisposizione familiare, lo studio si è concentrato su di un campionamento massiccio di soggetti il cui materiale è raccolto presso l’Ospedale Universitario di Innsbruck. Sono state caratterizzate tutte le variazioni genetiche (aumenti o diminuzioni di DNA) del genoma di pazienti affetti da cancro alla prostata e comparate con le variazioni presenti nel genoma di individui sani.

Ad offrire collaborazione in questa attività di campionamento alla professoressa Demichelis sono stati due ospedali: il Brigham and Women’s Hospital di Boston dell’Harvard Medical School e l’Ospedale Universitario di Innsbruck. I ricercatori hanno esaminato oltre 1900 campioni di sangue provenienti da una popolazione maschile già oggetto di una ricognizione nell’ambito del primo programma di screening condotto sistematicamente dal 1993 per la diagnosi di tumore alla prostata su uomini nella fascia di età dai 45 ai 75 anni. Nella mappatura sono stati compresi sia pazienti che avevano sviluppato cancro alla prostata (867 soggetti), sia individui sani ma con un alto valore di PSA (Prostate Specific Antigen, indicativo della predisposizione alla malattia).

Proprio su questi ultimi si è poi concentrata un’altra parte dell’indagine, per comprendere in base a quali circostanze e variazioni la presenza di un alto valore di PSA determini lo sviluppo o meno della malattia.
Nel confronto fra le due categorie di individui (sani e malati) sono state identificate le due variazioni genetiche. La deduzione ha poi trovato ulteriore conferma in un secondo monitoraggio condotto su oltre 800 pazienti statunitensi. I ricercatori hanno infine testato gli effetti delle due varianti su cellule coltivate in laboratorio e hanno così provato la capacità delle cellule tumorali di crescere e sopraffare le cellule sane.

Le variazioni individuate

«Entrambi i CNV individuati nel DNA portano a una variazioni significativa dell’espressione genica – spiega Francesca Demichelis. Uno dei geni ad essere colpito è denominato MGAT4C, ed è coinvolto nell’abilità delle cellule di crescere e migrare. Un uomo affetto da questa particolare variazione genetica avrà quattro volte in più la possibilità di sviluppare un cancro alla prostata rispetto al normale».
Il ruolo delle altre variazioni genetiche individuate nella regione del DNA “spazzatura” non è ancora noto. Tuttavia gli autori dello studio sono convinti che queste determinino delle reazioni a cascata sugli altri geni. Secondo i loro calcoli, queste mutazioni interesserebbero circa l’1,5% della popolazione globale, ma una percentuale ancora maggiore è presente negli uomini che hanno sviluppato un cancro alla prostata grave. «Per la variazione che riguarda il gene MGAT4C abbiamo analizzato campioni di metastasi umana e abbiamo verificato quanto, in effetti, il gene MGAT4C sia abbondantemente presente» spiega Demichelis.

I ricercatori sono ora impegnati nella caratterizzazione di altre variazioni con l’obiettivo di creare, prima possibile, un test del DNA completo da utilizzare come indicatore di rischio e come strumento prognostico. Un aiuto concreto per individuare i pazienti predisposti, in cui vi è maggior rischio di sviluppare cancro alla prostata grave. «In futuro si potrebbe utilizzare questo tipo di test per raccomandare una terapia preventiva, se il rischio di sviluppare un tumore aggressivo alla prostata si rivelasse alto. Si tratta di un primo passo verso una nuova strategia, che non rimpiazzerà certo la PSA ma che aiuterà ad identificare altri fattori di rischio».

L’articolo è disponibile all’indirizzo: http://www.pnas.org/content/current

© Riproduzione Riservata
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Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. 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