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Parlare di ‘ndrangheta

R. C.
30/11/2024

Il contagio.

Come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia – Il Ciclo seminariale  guarderà a “La parola mafiosa. I codici, le interpretazioni, i luoghi comuni” .

Gli incontri si terranno dalle 15,00 alle 17,00 presso l’Unical Calabria secondo il calendario seguente:

 

La teoria di seminari è stata organizzata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Filologia e dalla cattedra di Etnologia delle culture mediterranee, Dott. Fulvio Librandi.

Il magistrato

Sono entrato in magistratura nel 1984. Sono nato a Roma da genitori siciliani. Mio padre insegnava Filosofia teoretica a Macerata. Io avrei voluto studiare filosofia, ma poi mi iscrissi a Giurisprudenza. Il primo incarico nella Pretura di Avezzano. Avevo studiato per anni diritto civile e invece dopo un pò mi trovai a occuparmi soprattutto di penale. Dopo sette anni ad Avezzano, andai all’Aquila come magistrato di sorveglianza. Un’esperienza forte nelle carceri per tre anni. Lì ho capito veramente che cosa è la privazione della libertà e come la detenzione cambia le persone“. (Vittorio Zincone, Sette, 2011).

A Palermo ho chiesto io il trasferimento in quella Procura nel 1995. Diciamo che non c’era la fila. La cattura di Provenzano è stato un lavoro durato anni. Un lavoro duro, silenzioso, rigoroso.  Stando attenti ai tranelli del boss… Provenzano era un grande illusionista. Faceva credere a tutto il mondo di essere sempre in un posto in cui non era.” (Vittorio Zincone, Sette, 2011).

Il suo lavoro

Nel giugno del 2011, chi conduce  un’intervista (Vittorio Zincone, Sette, 2011) a Michele Prestipino, ci sottolinea quanto l’edificio dove ha sede l’ufficio del magistrato sia un incubo di sgarrupatezza. Per raggiungerlo bisogna attraversare due bagni.

Il magistrato ha una considerazione ricorrente durante l’intervista: catture e processi sono frutto di un lavoro di gruppo. Niente trionfalismi personali. “Provenzano non l’ho preso io, lo ha preso lo Stato.”

E’ certo comunque che da quando Pignatone, il Capo della Procura, e Prestipino si sono trasferiti da Palermo a Reggio Calabria la ’ndrangheta ha cominciato a subire bastonate durissime: arresti di massa, sequestri, confische. L’anno scorso con l’Operazione Crimine, la Dda reggina, in collaborazione con quella milanese, ha pure incrinato il potere delle cosche in Lombardia. Inoltre l’operazione Minotauro ha inchiodato la rete ’ndranghetista piemontese con 150 arresti e molti politici coinvolti.

Prestipino tiene a precisare che è riduttivo parlare di infiltrazioni mafiose nel Nord, considerato che sono sempre più preoccupanti. “L’infiltrazione sembra un fenomeno temporaneo. In Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria le cellule criminali ’ndranghetiste si sono stabilizzate sul territorio: ci sono proprio le locali … Si tratta di strutture organizzative con almeno 49 affiliati. Nella riunione dei boss lombardi filmata dai carabinieri a Paderno Dugnano, che si svolse nel centro intitolato a Falcone e Borsellino, c’erano 25 capi di locali.

Il rischio più grande è che la ’ndrangheta riproponga al Nord tutto il suo modello sociale: il controllo del territorio, il circuito di relazioni. C’è un sistema di comando fluido e sofisticato che prevede l’intervento di Reggio Calabria per le decisioni strategiche. Stiamo studiando il meccanismo di governo della periferia. Le indagini servono anche a capire e far capire di quale fenomeno stiamo parlando.

Parlare di “ndrangheta è un dovere civile

È un segno di difficoltà. Da una parte c’è una struttura ferrea e unitaria, dall’altra ci sono tantissime persone perbene che non riescono a farsi sentire. Non riescono a fare rete. Come nella Sicilia pre 1992. Ma poi … In Calabria … A me piacerebbe vedere il riscatto di un territorio senza bisogno di miti. Anzi, sono convinto che esaltare un manipolo di eroi sia sbagliato culturalmente e dannoso per il contrasto alla criminalità.”

Delegare la lotta alla mafia all’eroe di turno è un errore gravissimo. […] Ognuno deve fare la sua parte e decidere da che parte stare. Questo significa che ciascuno deve praticare la regola etica della propria professione e del proprio agire quotidiano”, scrivono Pignatone e Prestipino nel libro. Sarebbe sufficiente che ciascuno di noi si rifiutasse di stringere la mano non solo ai mafiosi, ma anche semplicemente a chi alla mafia è vicino. Nelle realtà corrose dalla criminalità organizzata bisogna piuttosto intervenire dal basso, denunciare, agire, isolare socialmente chi è colluso, rifiutarsi appunto di stringere le mani, dimostrare che scegliere la mafia non paga. Solo in questo modo si possono rompere i fili di interessi e le convergenze che la avviluppano al resto della società.

In occasione dell’attentato di matrice mafiosa contro la Procura Generale di Reggio Calabria, Michele Prestipino riflette sul fatto che “della ndrangheta e sulla ndrangheta non si parla come si dovrebbe, considerato che si tratta di un’organizzazione estremamente pericolosa, assai ramificata, con interessi criminali nel centro e nel nord d’Europa e in Italia con una capacità di controllo delle attività economiche e dei rapporti politici, sociali e amministrativi in Calabria che è veramente impressionante. Di questo fenomeno se ne parla poco e il resto del mondo la conosce poco a fronte della sua pericolosità … e se si pensa che solo gli Stati Uniti l’hanno inserita nella black list dei propri nemici.

Quello che preoccupa e infastidisce la ‘ndrangheta è la presenza dello Stato nel suo complesso, se poi tale presenza si traduce in una iniziativa seria, costante che crea sinergie tra le articolazioni dello stato nella lotta contro di essa, questo può essere un aspetto che preoccupa ancora di più la criminalità organizzata, l’organizzazione mafiosa e anche la ‘ndrangheta.” (video, ilsole24ore.com)

Quindi parlare di ‘ndrangheta si deve. E soprattutto  le occasioni devono essere raccolte per poterne dare conto a far opera di proselitismo antimafioso. Perché è il consenso alla mafiosità che deve essere spezzato, con l’indignazione dell’opinione pubblica soprattutto nel maggio del ventesimo anniversario della Strage di Capaci e di via d’Amelio.

Un’occasione recente è stata una conferenza l’otto maggio scorso all’Università Bocconi che ha visto come relatori,  (Prorettore all’Organizzazione Università Bocconi).

Se ognuno facesse qualcosa, se ognuno si mettesse in gioco, se ognuno rifiutasse di farsi spettatore di un mondo che sta morendo, tutto sarebbe diverso.”  La citazione di Padre Pino Puglisi ha chiuso la conferenza alla Bocconi, pronunciata da Giuseppe Pignatone, P.A. a Palermo prima e a Reggio Calabria poi.

La conferenza è stata curata dal giornalista Gaetano Savatteri per presentare il libro appena uscito per Laterza, Il Contagio. Come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia, in cui Pignatone e Prestipino riflettono sulla ‘ndrangheta partendo dalla loro esperienza a Reggio Calabria.

Vivida è stata la presenza fra il pubblico di esponenti della magistratura e dell’antimafia milanese e non (il Procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, l’imprenditore siciliano Ivan Lo Bello, e il professor Nando dalla Chiesa) e soprattutto di tantissimi studenti: a loro più volte i relatori si sono rivolti durante gli interventi, sottolineando la centralità del ruolo delle nuove generazione nella lotta contro la mafia.

La zona grigia

La battaglia contro la mafia si conduce intervenendo sulla vasta zona grigia di professionalità imprenditoriali, legali e tecniche che aleggia attorno alle organizzazioni di stampo mafioso. Una zona grigia fatta di convergenze anche inconsapevoli, come ha sottolineato Ilda Boccassini, come di certo giornalismo che minimizzò l’importanza degli arresti importanti degli ultimi anni, magari definendo Totò Riina come un vecchietto mangiatore di cicorie, secondo un repertorio che vuole la mafia un’associazione folcloristica.

 Si tratta di pensare la mafia in modo complesso, nessuna procura vede più le mafie come gruppi slegati da continuità e contiguità criminose: da ogni incendio agli atti di danneggiamento compiuti nelle città e nelle hinterland di quelle parti del Paese a maggior infiltrazione mafiosa fino ai fatti di sangue che sporcano la nostra democrazia.

Laddove per fatti del genere non c’è una parte lesa, non ci sono persone disposte a denunciare, è lì la zona grigia.  Michele Prestipino ha fatto in particolar modo riferimento alle intercettazioni ambientali raccolte presso l’abitazione di un’importante famiglia di ‘ndrangheta, i Pelle di San Luca.

Alla porta del capofamiglia Giuseppe Pelle, andavano a bussare le più svariate classi sociali:  dai politici per voti di scambio, agli imprenditori per favori e protezioni, fino ai cittadini comuni per le richieste più disparate, a volte relative anche alla piccola quotidianità.”

Occuparsi per un boss di piccole questioni può sembrare strano, ha detto Prestipino, ma in realtà  è in questo modo che si accumula il vero potere della ‘ndrangheta, ossia attraverso il consenso sociale e il controllo capillare sul territorio. La densità criminale in Calabria è importante, la quantità di affiliati e simpatizzanti rispetto al totale della cittadinanza raggiunge spesso percentuali a due cifre.

Questa opacità della zona grigia si forma per paura? Alla domanda del moderatore Gaetano Savatteri, Giuseppe Pignatone, riferendosi agli studi in materia di Rocco Sciarrone, ha affermato che in realtà non è solo per paura che si tace dinanzi alla mafia, ma è spesso per un vero e proprio calcolo di convenienza, frutto di una attenta analisi di costi e benefici.

La mafia si coniuga con gli altri poteri e interessi disseminati nella società al fine di creare un vero e proprio marchingegno, pericoloso proprio in virtù di queste unioni e convergenze.

Ecco dunque come la vera lotta da vincere oggi diventa quella contro un certo modo di pensare e di operare; ed è una lotta che deve provenire in prima battuta dalla società. Non basta la repressione giudiziaria per rompere il marchingegno; la condanna, ancor prima che processuale, deve essere sociale.

Degna di nota è anche la settima edizione del Festival dell’Economia Cicli di Vita e Rapporti tra Generazioni – nel cui ambito il 2 giugno 2012 alle ore 21.00 si terrà Dinastie di mafia, coordinato da Gaetano Savatteri  al Teatro Sociale di Trento, TN. Saranno ospiti  i due magistrati, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino insieme a Michele Polo, professore di Economia politica e prorettore all’Organizzazione presso l’Università Bocconi di Milano. L’incontro metterà sotto lente critica uno degli aspetti più significativi del potere mafioso, ossia la successione generazionale. Si considereranno i mutamenti dei rituali e i cambiamenti nello stile di comando emersi con evidenza nelle grandi inchieste degli ultimi anni sulla mafia e la ’ndrangheta, accanto al ruolo crescente delle donne, dentro e fuori la famiglia mafiosa.

Melina Rende

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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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