Transatlantic Trends 2012 (www.transatlantictrends.org) indica inoltre che l’82% degli europei esprime un giudizio positivo nei confronti di Barack Obama. Riguardo a Mitt Romney, lo sfidante repubblicano di Obama nella corsa alla Casa Bianca, il 38% degli europei dichiara invece di non sapere o preferisce non rispondere, il 39% esprime un’opinione negativa e il 23% esprime un’opinione positiva.
Sia negli Stati Uniti che in Europa l’indagine evidenzia, inoltre, che nonostante la crisi economica, il 61% degli europei continua a ritenere positivo l’effetto dell’appartenenza all’UE sull’economia nazionale. Di contro, la moneta unica trova scarso sostegno: ben il 57% degli europei ritiene che l’effetto dell’euro sull’economia nazionale sia stato o sarebbe deleterio. Rispetto alla possibilità che il proprio paese esca dall’euro, un intervistato su quattro in Spagna (27%) e Germania (26%) si dichiara favorevole. Il 52% degli europei approva la gestione della crisi economica da parte del Cancelliere tedesco Angela Merkel, ma emerge uno scarto netto tra nord e il sud dell’Europa. I consensi più elevati si registrano, infatti, in Francia (64%), Germania (63%) e Svezia (61%), mentre prevalgono i giudizi negativi in Italia e Spagna (63%) e in Portogallo (61%), tre dei paesi più colpiti dalla crisi.
Transatlantic Trends è un’indagine annuale che misura l’opinione pubblica negli Stati Uniti e in Europa. Le interviste sono state condotte da TNS Opinion tra il 2 e il 27 giugno 2012 negli Stati Uniti, in Turchia, in Russia e in 12 paesi dell’Unione Europea: Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia e Regno Unito. L’indagine è un progetto congiunto del German Marshall Fund of the United States (GMF) e della Compagnia di San Paolo, con la collaborazione della Fundação Luso-Americana, della BBVA Foundation, della Communitas Foundation, del Ministero degli Affari Esteri di Svezia e delle Open Society Foundations.
“I risultati dell’indagine indicano che, chiunque sarà il nuovo presidente americano, la comunità transatlantica dovrà affrontare sfide molto concrete”, afferma il Presidente del GMF Craig Kennedy. “Transatlantic Trends mostra che esiste un sentimento comune riguardo alla Siria, all’Iran e alla crisi economica che potrà favorire la collaborazione.” “Il Rapporto TT di quest’anno – nota Sergio Chiamparino, Presidente della Compagnia di San Paolo – traccia un quadro delle relazioni transatlantiche in buona salute; ma se guardiamo all’Europa, e in particolare alla sfera economica, emergono segni meno incoraggianti: le forti divergenze tra paesi del Nord e del Sud della UE, il crescente disagio per la crisi economica che diventa sfiducia nei governi, il netto aumento, in Italia e altrove, di chi ritiene che essere parte dell’Unione e dell’Euro abbia effetti negativi. I leader politici su entrambe le sponde dell’Atlantico dovranno prestare grande attenzione a questi temi, ancor più alla luce del giudizio negativo sulla equità del sistema economico registrato un po’ ovunque in Europa”.
ECONOMIA ED EURO-CRISI
Nell’UE il 65% degli intervistati dichiara di sentirsi direttamente colpito dalla crisi economica, dato in aumento rispetto al 61%, e la percentuale sale al 79% negli Stati Uniti. La maggioranza degli americani (52%) dichiara di non apprezzare le misure adottate dall’Amministrazione Obama in ambito economico e il 56% degli europei non è soddisfatto delle misure mese in atto dal proprio governo. E’ nei paesi europei più duramente colpiti dalla crisi che si registrano le percentuali più elevate di scontento in tal senso: Spagna (73%), Italia (66%) e Portogallo (65%). In Russia l’opinione pubblica si divide tra chi giudica positivamente la politica economica del governo (46%) e chi non la condivide (46%).
La metà degli europei (50%) si dichiara favorevole a eventuali nuovi tagli alla spesa pubblica, percentuale analoga a quella dello scorso anno. Anche gli americani (58%) sono favorevoli a ulteriori tagli alla spesa pubblica. Riguardo alla natura più o meno equa del sistema economico del proprio paese, tre europei su quattro (76%) affermano che i benefici sono riservati a una ristretta minoranza, opinione condivisa anche dal 64% degli americani.
RELAZIONI TRANSATLANTICHE E IL PRIMO MANDATO DI OBAMA
Nonostante un livello di popolarità ancora elevato, il Presidente Obama perde consensi in Europa rispetto al 2009: se il gradimento della sua politica estera perde appena tre punti percentuali negli USA (dal 57% and 54%), il calo in Europa raggiunge i 12 punti (dall’83% al 71%).
Le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico restano stabili: il 63% degli americani (rispetto al 71% nel 2011) e il 66% degli europei (rispetto al 68% dello scorso anno) reputano che USA e UE abbiano in comune valori tali da permettere la cooperazione in ambito internazionale. Riguardo a specifiche scelte di policy, sia in USA che nell’UE Obama riscuote i consensi più elevati nella lotta al terrorismo (rispettivamente 66% e 71%), mentre da Turchia e Russia emerge un’opinione molto più critica (rispettivamente 32 e 38% dei consensi).
LE PRESIDENZIALI 2012
Il presidente Obama non gode in patria della stessa popolarità che si registra in Europa: la maggioranza degli americani (57%) esprime nei suoi confronti un giudizio positivo, il 40% esprime invece un’opinione negativa. Negli USA prevale nei confronti di Romney un giudizio negativo (49%). Se gli europei potessero eleggere il prossimo Presidente americano, il 75% voterebbe per Obama e appena l’8% per Romney.
SICUREZZA TRANSATLANTICA
Se persiste uno scarto tra le due sponde dell’Atlantico su alcuni punti relativi alla sicurezza, l’indagine rivela però che UE e Stati Uniti continuano a ritenersi alleati imprescindibili. Quasi due terzi degli europei (61%) affermano che gli Stati Uniti sono più importanti per gli interessi del proprio paese rispetto all’Asia. In maniera analoga, il 55% degli americani ritiene che l’Europa rivesta un ruolo più importante per gli interessi degli USA rispetto all’Asia, dato che segna un’inversione di tendenza rispetto al 2011, quanto gli americani tendevano a giudicare prioritaria l’Asia. Nonostante in seno alla NATO il dibattito sulla ripartizione degli oneri militari (“burden-sharing”) resti ancora aperto, in UE la maggioranza (58%) dichiara di continuare a ritenere la NATO “essenziale” per la sicurezza, sebbene il numero di americani che condividono la stessa opinione sia sceso di 6 punti percentuali attestandosi al 56%.
Tutti i paesi hanno espresso preoccupazione riguardo al programma nucleare in Iran, ma le opinioni differiscono su come evitare che Teheran acquisisca un arsenale nucleare. L’80% degli europei e il 79% degli americani si dicono preoccupati all’idea che l’Iran acquisisca un arsenale nucleare, entrambi i dati sono in aumento rispetto allo scorso anno. Anche il 61% dei russi si dichiara preoccupato. In Europa (34%) e in Russia (33%) prevale la convinzione che gli incentivi economici rappresentino la strada da percorrere, mentre il 32% degli americani opterebbe per le sanzioni economiche. Sebbene americani ed europei assumano posizioni divergenti nel giudicare gli interventi militari in Iraq e Afghanistan, emerge una maggiore affinità riguardo alla Libia. Prevale, infatti, sia negli Stati Uniti (49%) che nell’UE (48%) l’opinione che l’intervento armato sia stato la scelta giusta. Tuttavia, sia in USA che in UE la maggioranza degli intervistati ritiene che il proprio paese debba restare fuori dal conflitto in Siria, opinione condivisa dal 59% degli europei, il 55 degli americani e il 57% dei turchi.
RUSSIA, TURCHIA E ASIA
Quest’anno scende il gradimento della Russia su entrambe le sponde dell’Atlantico: il 52% degli americani e il 37% degli europei esprimono un’opinione positiva della Russia. In Russia la metà degli intervistati (50%) esprime un giudizio positivo nei confronti degli Stati Uniti e un russo s tre (64%) dichiara di apprezzare l’Unione Europea. Il 75% degli europei e il 60% degli americani dichiarano di nutrire scarsa fiducia nel fatto che il risultato delle elezioni in Russia rifletta il volere del popolo. In Russia la maggioranza relativa degli intervistati (46%) dichiara di non avere fiducia nel risultato delle proprie elezioni, contro il 43% che la pensa in maniera opposta. In Turchia se, da un lato, si registra un lieve incremento di popolarità per USA e UE, dall’altro la maggioranza degli intervistati continua ad esprimere nei loro confronti un giudizio negativo (per l’UE 53%, per gli USA 57%). Come nel 2011, la maggioranza relativa dei turchi (46%) ritiene che lavorare con l’Asia sia più importante per gli interessi nazionali rispetto alla collaborazione con gli Stati Uniti. Anche in Turchia prevale (40%) l’opinione che collaborare con l’Asia sia più importante per gli interessi nazionali rispetto alla collaborazione con gli Stati Uniti.
Foto: trends.gmfus.org