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Vincenzo Barnaba, immunologia e vaccini antitumorali

Redazione Controcampus 29 Novembre 2012
R. C.
01/12/2024

Intervista a Vincenzo Barnaba, immunologia e vaccini antitumorali dopo il Meeting Internazionale di Immunologia Traslazionale presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano.

Intervista a Vincenzo Barnaba, immunologia e vaccini antitumorali dopo il Meeting Internazionale di Immunologia Traslazionale presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano.

Il simposio ha avuto il pregio di evidenziare l’importanza dell’immunologia e della ricerca scientifica, sensibilizzando l’opinione pubblica su una tematica a dir poco rilevante: la patogenesi di diverse malattie immunologiche o immuno-mediate. L’immunologia, fulcro nevralgico dell’evento, rappresenta una delle principali branche delle scienze biomediche; la base su cui erigere le avveniristiche cattedrali della medicina del futuro. Del resto, l’importanza e la funzionalità dell’immunologia risultano tutt’altro che ignote o imponderabili.

Nel 2011, infatti, il Karolinska Institutet di Stoccolma ha assegnato il Nobel per la medicina agli scienziati Steinman, Hoffmann e Beutler, autori di studi a dir poco rivoluzionari che hanno mutato la comprensione del sistema immunitario e messo in luce i principi chiave per la sua attivazione.

L’immunologia, in realtà, fa da cartina al tornasole delle eccellenze della ricerca scientifica internazionale. Ogni anno, nel mese di Aprile, si celebre la Giornata Mondiale dell’Immunologia (dayofimmunology.org), un evento generato dall’European Federation of Immunologigal Societes nel 2005 al fin di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla consapevolezza del valore di questa branca delle scienze biomediche. Ad ogni modo, le scienze immunologiche appaiono del tutto rilevanti anche nel nostro Paese.

A tal proposito, è opportuno porre in risalto l’efficienza e l’importanza della Società Italiana Immunologia Clinica e Allergologica (SIICA). Al fin di comprendere al meglio gli obiettivi della Società  ed, al contempo, i pregi dell’immunologia, abbiamo deciso d’intervistare il Presidente della SIICA, Prof. Vincenzo Barnaba, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Roma “La Sapienza” ed esperto internazionale di immunologia di base, transazionale e clinica.

Prof. Barnaba, quali sono gli obiettivi della SIICA?

“Alla SIICA aderiscono oltre seicento immunologi italiani: l’immunologia rappresenta una delle eccellenze della ricerca scientifica del nostro Paese sulla base di parametri obiettivi. Le missioni della SIICA sono indirizzate principalmente all’organizzazione di eventi scientifici di altissima qualità. Primo fra tutti, il nostro convegno nazionale annuale che aggrega gli scienziati immunologi italiani, che si distinguono per le loro ricerche a livello planetario. Durante tali convegni, gli immunologi italiani presentano e discutono le loro ricerche del momento, confrontandosi con altri scienziati europei: il convegno ormai da diversi anni è effettuato in collaborazione con altre società europee. Questo permette la discussione scientifica ed il confronto, soprattutto fra i giovani che rappresentano di gran lunga la parte preponderante e produttiva della nostra società. Una delle missioni più importanti della SIICA è di supportare i giovani offrendo loro la maggior parte delle presentazioni negli eventi scientifici, borse di studio o di viaggio per convegni. 

Inoltre, SIICA organizza ogni anno diversi workshops su argomenti d’immunologia attuali, che spaziano dalle malattie infettive, ai tumori, all’autoimmunità, agli eventi molecolari che sono alla base delle risposte immunitarie correlate: i lavori che ne derivano sono pubblicati sulle riviste più prestigiose del mondo. Il prestigio di SIICA è confermato dal fatto che ha vinto la gara per l’organizzazione del prossimo congresso mondiale d’immunologia, che si terrà a Milano in agosto 2013, e che radunerà gli immunologi più importanti del mondo. Ricordo che l’anno scorso il premio Nobel per la fisiologia e medicina è stato dato a tre immunologi (Steinman, Beutler e Hoffman) per loro scoperte, il primo, sulle cellule dendritiche (cellule fondamentali per iniziare le risposte immunitarie), gli altri due, su diverse importanti molecole dell’immunità innata, come il tumor necrosis factor e la famiglia importantissima dei “Toll-like receptors”, che sono responsabili del riconoscimento specifico di alcune molecole di origine microbica, che scatenano automaticamente forti risposte infiammatorie”.

 Alcune correnti di pensiero sostengono che l’elevato tasso d’immigrazione possa generare un aumento delle malattie infettive. Secondo Lei, si tratta di farneticazioni xenofobe? Oppure di opinioni scientificamente accertabili? Nell’ultima decade, le persone affette da malattie infettive sono aumentate o diminuite?

“Le immigrazioni (specie se clandestine) dai paesi sottosviluppati, così come la globalizzazione, le interazioni e le integrazioni sempre più frequenti fra popoli diversi, possono far emergere o riapparire casi di nuove o vecchie malattie infettive, che possono essere ben controllate da terapie e campagne di vaccinazione appropriate. Per affrontare tali pericoli è, prima di tutto, fondamentale il controllo umano delle immigrazioni. L’obiettivo catartico è di dare supporto al più vasto numero possibile d’immigrati, mettendosi in relazione con ogni individuo, partendo dalla stima e dal valore della vita di ognuno, a qualsiasi cultura o storia appartenga, per conoscere, capire e farsi carico della promozione della salute, specialmente di coloro che sono più svantaggiati, affinché vengano riconosciuti, riaffermati, e promossi diritti e dignità di tutti, senza nessuna esclusione; ad ogni livello, dai singoli, dalle comunità, e dalle istituzioni. (Caritas di Roma – Area Sanitaria, 2011).

E’ quello che si fa in tutti i paesi europei civili. Ricordiamo che in Italia gli immigrati rappresentano circa il 7% della popolazione totale (molto meno che in paesi come Francia, Germania o Inghilterra), di cui l’80% sono regolari e sono ormai una fonte cospicua di energia lavorativa e culturale per il nostro paese. Casi d’infezioni quasi dimenticate nei paesi industrializzati, come la tubercolosi o l’epatite B, sono ritornati anche in seguito alle immigrazioni (nonché ai rapporti più ravvicinati con i paesi del terzo mondo, come interessi di lavoro in quei paesi, viaggi ecc), ma sono comunque controllati molto bene da terapie o vaccini molto efficaci. Vi sono nei paesi occidentali ed anche in Italia, ospedali di accoglienza per gli immigrati, dove vengono controllati per tutte le infezioni incluse quelle “esotiche” o già presenti nel nostro paese (malaria, epatite C, HIV, malattie tropicali…): questi controlli limitano la possibilità di diffusioni di infezioni che, infatti, non sono mai esitate in episodi endemici. Quindi, il controllo illuminato delle immigrazioni e delle possibili infezioni correlate, attraverso la nuova disciplina di Medicina delle Migrazioni, è il sicuro e necessario antidoto a questo problema.

A dispetto delle farneticazioni xenofobe, anche in era d’immigrazioni, le malattie infettive sono significativamente diminuite nel nostro paese e nei paesi occidentali in genere, grazie alla ricerca scientifica, le nuove applicazioni biotecnologiche, la cultura, gli stili di vita. Il successo di questi risultati è dovuto principalmente alle vaccinazioni di massa. I vaccini rappresentano uno degli strumenti più importanti di medicina preventiva, contribuendo a migliorare la salute dell’uomo. Basti pensare che nel mondo occidentale non ricordiamo più neppure che cosa siano flagelli quali la difterite, la poliomielite, o il vaiolo, e che tali infezioni colpivano, in modo spesso grave, decine di migliaia di persone soltanto nel nostro Paese.

 Malattie come il tetano o la meningite da Haemophilus influenzae tipo b, meningococco C, o pneumococco (altro flagello in era pre-vaccino), sono ormai rarissime e sarebbero completamente scomparse se fossero disponibili sufficienti vaccini per coprire le popolazioni pediatriche, così come sono pressoché scomparse in tali popolazioni malattie come la parotite, il morbillo e la rosolia, che provocavano gravissime sequele ogni anno in decine di bambini prima delle vaccinazioni di massa. I vaccini sono tra i più importanti rimedi per il cancro, perché essi possono prevenire alcune infezioni che causano tumori come il virus dell’epatite B (uno dei responsabili di cancro del fegato) e il papilloma-virus (responsabile del tumore della cervice uterina nelle donne). Nei paesi in via di sviluppo, dove la copertura vaccinale è estremamente ridotta, muoiono ancora oggi milioni di bambini per malattie infettive che sarebbero prevedibili, come dimostrato nel mondo occidentale, in cui gran parte di tali infezioni sono state debellate o sono fortemente ridotte. I benefici portati dai vaccini sono di gran lunga superiori ai rischi, ed i miglioramenti biotecnologici di produzione dei vaccini hanno annullato gli effetti collaterali gravi. Anche dal punto di vista economico, le vaccinazioni rappresentano un enorme vantaggio per i servizi sanitari e in generale per i governi. Il beneficio dei vaccini è stato calcolato paragonando il costo di un vaccino con il costo globale delle terapie, ospedalizzazioni, e perdita di giorni di lavoro. Per esempio, la semplice vaccinazione contro parotite, morbillo e rosolia fa risparmiare 16$ negli US, per ogni dollaro speso per i vaccini (CDC, 1999). Inoltre, è da notare che questo calcolo non considera il valore di evitare la malattia – cioè l’”intangibile” valore di essere sani.

Tutte queste considerazioni suggeriscono, quindi, che gli sforzi comuni a livello mondiale per il prossimo futuro dovranno essere di aumentare gli investimenti pubblici e privati nella ricerca allo scopo di produrre vaccini sintetici contro tutte le malattie infettive note o emergenti che impattano la salute, e che siano disponibili per ogni singola persona nel pianeta”.

 Quali sono le ultime frontiere dell’Immunologia? Secondo Lei, la scienza del futuro potrà davvero condurci nell’edulcorato regno del transumanesimo? Ibernazione, cellule staminali e clonazione sono solo vessilli fantascientifici? 

“L’augurio è che i programmi futuri per i vaccini siano: a) di incrementare gli investimenti finanziari indirizzati a coprire le vaccinazioni di massa contro le infezioni conosciute e contro quelle emergenti a livello mondiale (mediante agenzie dedicate come le Nazioni Unite); b) di sviluppare campagne di educazione scientifica lanciate da agenzie di sanità pubblica che informino il pubblico sulla sicurezza dei vaccini (soprattutto sintetici), sul valore dei vaccini, sul concetto di prevenzione di una malattia più che la sua cura, e che contrastino editti di ciarlatani che negano i successi scientifici, e che asseriscono che i vaccini sono dannosi e servono soltanto per produrre profitto; c) di arrivare alla consapevolezza che i vaccini vanno considerati come il “casco” più solido che ci protegge dalle “collisioni” con gli agenti infettivi: non vaccinarsi è come raccomandare oggi di guidare la moto senza casco!

A questo proposito, voglio ribadire ciò che ho ricordato nella precedente intervista e cioè che ‘non vi è alcuno studio che scientificamente dimostra che i vaccini siano dannosi, ma al contrario gli studi seri dimostrano che proteggono e salvano la vita, con i risultati che ho già ribadito sopra’. I movimenti anti-vaccini (soprattutto nei paesi occidentali) basano le loro argomentazioni su opinioni scientificamente non dimostrate o su pubblicazioni fraudolente. Emblematico è stato il caso della violenta campagna contro la vaccinazione anti-morbillo, parotite e rosolia, dopo un lavoro uscito sulla prestigiosa rivista Lancet (Wakefield 1998), che legava l’uso di queste vaccinazioni all’autismo pediatrico. Il risultato di questa campagna è stato la drastica riduzione di tali vaccinazioni che ha portato ad un incremento della diffusione delle malattie correlate, quindi ad una decina di morti in Paesi come il Canada e la Svizzera. Un paio di anni fa, questo lavoro è stato riadattato. Si è potuto, così, dimostrare che quella ricerca era stata condotta in maniera disonesta e non etica!

L’immunologia è inoltre impegnata anche su altri fronti, in particolare quelli che riguardano le malattie infiammatorie croniche (infettive, autoimmuni, degenerative) e i tumori. Su questi fronti, l’immunologia ha portato enormi avanzamenti sulle conoscenze dei meccanismi che sono alla base delle malattie infiammatorie croniche e della persistenza dei patogeni nei soggetti infettati, contribuendo allo sviluppo di terapie innovative sempre più specifiche ed efficaci. I vaccini contro i tumori sono un altro importante stimolo che l’immunologia sta affrontando con lo sviluppo di vaccino-terapie adeguate, che hanno già prodotto promettenti risultati che aprono una strada fondamentale per la cura di molti tumori.

Le cellule staminali ematopoietiche sono già da tempo usate per la cura di diverse forme di leucemia, per cui non vi è dubbio che la loro potenzialità sarà enorme anche per altre patologie. Per esempio, l’uso di cellule staminali nelle malattie autoimmuni è indirizzato da un lato a “ricostruire” i tessuti distrutti dalle risposte autoreattive, come nel caso del pancreas in corso di diabete (terapia rigenerativa), e dall’altro a inibire i processi autoimmuni, come nel caso delle cellule staminali mesenchimali, che sono state dimostrate sia inibire l’infiammazione sia riparare i danni tessutali a livello del sistema nervoso centrale nella sclerosi multipla.

In questo contesto, l’obiettivo della scienza non è quello di clonare persone o creare bambini, ma quello di ottenere nuove cellule di tessuti per la cura di alcune malattie. La clonazione di persone intere, oltre ad essere eticamente discutibile (la comunità scientifica a livello mondiale si è opposta alla decisione a qualsiasi ipotesi di clonazione di neonati), lo è anche dal punto di vista scientifico, in quanto la morte o la malformazioni del clone sono risultati molto probabili nella clonazione di mammiferi. La grande maggioranza dei tentativi di clonazione di un animale ha dato come risultato, in seguito all’impianto, un embrione deformato oppure un aborto. Gli studiosi sostengono che i pochi animali nati in seguito a clonazione presentano malformazioni, come per esempio deformazioni del rivestimento polmonare, non rilevabili attraverso analisi o test uterini (vedi il caso emblematico della pecora Dolly, morta dopo pochi anni di vita per una malattia progressiva polmonare).

Per quanto riguarda l’ibernazione di un individuo, vorrei rispondere soltanto con una battuta: sarei curioso di sapere che ne è stato di un ibernato scongelato! Dubito che tessuti come cervello in particolare o altri non siano gravemente danneggiati, anche se vengono somministrati vari farmaci per tentare di ridurre i danni correlati”.

Che cosa ne pensa del Sistema Universitario Italiano e della disoccupazione giovanile?

“Posso rispondere da scienziato e da docente di una delle università più grandi e popolose del mondo. Partiamo dalla base: il sistema universitario italiano, nonostante la notevole crisi economica (e non solo quella) che pervade in tutti i settori del nostro paese, paradossalmente funziona. Voglio dire che i laureati che escono dalla maggior parte delle facoltà di molti dei nostri atenei sono un ottimo prodotto: competono con i laureati delle università più prestigiose del mondo e spesso eccellono.  I giovani scienziati italiani sono in percentuale fra i migliori nel mondo. Ne è prova il fatto che i laureati di molte facoltà (medicina, biologia, ingegneria, architettura, lettere) hanno immediato successo quando vanno all’estero per lavoro o per soggiornare in laboratori di istituzioni prestigiose europee o degli US. Questo significa che il sistema funziona. L’annoso problema del nostro sistema è ovviamente legato alle scarse risorse economiche, che in questo periodo vengono ancora di più diminuite in maniera miope ed oscurantista: proprio in periodo di crisi invece le risorse dovrebbero essere incrementate a suffragio dei sistemi ricerca ed educazione (scuole ed università).

 Gli investimenti pubblici e privati destinati alla ricerca ed allo sviluppo (R&S) in GB, Germania e Francia (sono i paesi con cui dobbiamo confrontarci) sono cresciuti anche in tempo di crisi con investimenti pari al 2-3% del PIL a seconda del paese (1,2% in Italia, cenerentola d’Europa per investimenti in R&S). In quei paesi, nostri vicini, le scelte politiche hanno innescato un processo virtuoso che premia e seleziona le Università e tutte le Istituzioni di ricerca pubbliche e private con alto grado di produzione scientifica: più ricerca porta più innovazione, più investimenti privati, più posti di lavoro in diversi campi (università, istituti pubblici e privati, medie e grandi industrie, edilizia ecc). Questo processo sta portando nei paesi suddetti ad una nuova generazione di piccole imprese technology-based che con l’ausilio delle scienze e delle tecnologie sviluppano nuovi prodotti, nuove soluzioni e nuovi servizi per creare valore andando incontro a nuovi bisogni pubblici e privati che stanno emergendo: ed ecco anche una soluzione per la disoccupazione giovanile. Credo che non ci voglia tanta intelligenza per capire questo teorema…”.

L’opinione scientifica espressa dal Prof. Barnaba ha il pregio di evidenziare l’importanza nevralgica ricoperta dall’immunologia. Le nuove frontiere dell’immunologia, dunque, vanno rintracciate in un’escatologia di fattori emblematici, posti sotto l’egida protettiva del sublime e imprescindibile valore dell’informazione preventiva. Il Presidente della SIICA, infatti, pone l’accento sulla necessità di raggiungere tre fondamentali traguardi: l’incremento degli investimenti finanziari indirizzati a coprire le vaccinazioni di massa, lo sviluppo di campagne d’educazione scientifica e l’ipostasi della consapevolezza dell’importanza nevralgica dei vaccini. Ma il Prof. Vincenzo Barnaba ci rende edotti sull’esistenza di un ulteriore afflato teleologico. L’immunologia, infatti, è impegnata anche sul fronte relativo alle malattie infiammatorie croniche ed ai tumori: “I vaccini contro i tumori sono un altro importante stimolo che l’immunologia sta affrontando con lo sviluppo di vaccino-terapie adeguate, che hanno già prodotto promettenti risultati, aprendo una strada fondamentale per la cura di molti tumori”. L’augurio, ovviamente, è che l’immunologia possa contribuire a debellare definitivamente i tumori, restituendo il sorriso a migliaia d’italiani.

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto