I prossimi 4 e 5 dicembre infatti, gli studenti dell’ateneo salernitano saranno chiamati ad indicare i nomi dei futuri rappresentanti che dovranno essere la loro voce nei “piani alti” per i prossimi anni. Una scelta difficile se si pensa che il numero delle associazioni presenti nell’intero ateneo non si conta sulle dita di una mano
Ma cosa pensano gli studenti di queste associazioni ma soprattutto dei rappresentanti? Le conoscono? Per saperne di più gli abbiamo posto una domanda.
Qual è la vostra idea di rappresentante modello? Cosa dovrebbe fare un rappresentante per ottenere consensi dal popolo studentesco? Fino ad oggi c’è stato qualcuno che vi ha rappresentato come volevate?Andrete a votare? Se no, perché?
“Secondo me c’è troppa dispersione in qualsiasi facoltà: matricole come me non sanno come orientarsi, nessuno ha coinvolto, spiegato o informato gli studenti del primo anno accademico sul da farsi. –spiega Valerio Prisco, studente di sociologia al primo anno- Le associazioni studentesche per quanto invitino a far registrare i ragazzi, sembrano sempre un po’ lontane dalle reali esigenze di chi si appresta a fare suo un contesto universitario così vasto e complesso. Di conseguenza, nel momento in cui un ragazzo o una ragazza che già frequenta l’università da più anni si candida come rappresentante la prima cosa che deve fare è farsi conoscere, non restare anonimo/a. È con un po’ di amarezza che affermo di aver notato un certo menefreghismo verso le opinioni di chi deve votare. Sembra quasi che ci si candidi per qualche interesse personale, che va al di là di associazioni e iniziative. Sarà davvero così? Non mi piace che mi mettano di fronte a dati di fatto. Meglio non dare niente per scontato”.
Dello stesso parere è Emilio Giannetti, studente in “Comunicazione d’Impresa e Comunicazione Pubblica” che attacca duramente i rappresentanti: “Ti basta il casino sull’esame di psicologia che ci stiamo gestendo da soli come motivo per cui non andare a fare il nome del primo idiota perditempo di turno?”
Lo stesso vale per chi si è appena iscritto all’università per completare gli studi magistrali, è il caso di E.P. studentessa in “Teoria dei Linguaggi e Comunicazione Audiovisiva”: “Sono nuova e sono totalmente all’oscuro di come siano andate le cose fino all’anno scorso ma so precisamente chi voglio che mi rappresenti: una persona in grado di ascoltare i problemi degli studenti e cercare soluzioni in grado di mettere la parola fine ai disagi a cui sono esposti ogni giorno gli studente, disagi che a volte sono creati proprio dall’incapacità di comunicare tra le varie parti. Esempi ce ne sono in quantità: dalla pulizia e sovraffollamento dei bagni alle difficoltà che si hanno nel poter reperire i professori e maggior funzionalità delle strutture (uffici di diritto allo studio, presidenze, segreterie, ecc…).
Personalmente non andrò a votare, proprio perché in questo periodo non vedo molta attività, da parte delle associazioni, nel portarci a conoscenza dei possibili “candidati” e delle loro idee che porteranno avanti una volta votati, dunque non mi va di regalare un voto a qualcuno che non conosco”.
Molti invece ricordano come negli anni passati andassero a votare per fare un favore agli “amici” ma che adesso sono consapevoli che tra i tanti c’è qualcuno su cui poter contare “alle ultime elezioni –ci racconta N.A. studente di Lettere– votai per due mie “amiche”, colleghe di corso, che poi nel concreto non fecero nulla per l’uni, quindi, figurati! ma alla fine basta affidarsi alle persone giuste: quando ebbi problemi con gli ultimi esami della triennale da dover sostenere per poi laurearmi a febbraio in quel periodo, purtroppo,non erano previste date straordinarie a dicembre e trovai un rappresentante che mi rassicurò dell’esistenza della possibilità di sostenere gli esami anche oltre la scadenza per la consegna della domanda di laurea e grazie a questa informazione potei conseguire la laurea a febbraio. Alla fine è vero di associazioni, la mia esperienza ne è la testimonianza non tutte le associazioni che ci sono in Unisa sono per gli studenti ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio perché bisogna toccare con mano le varie realtà e ce ne sono parecchie che non si conoscono soprattutto a causa delle nostre vite frenetiche non abbiamo tempo da dedicargli in quanto siamo sempre di corsa per completare nel più breve tempo possibile i nostri corsi di studio e anche involontariamente non ci accorgiamo del loro lavoro e degli eventi che organizzano o delle cose che fanno per migliorare la qualità della vita nell’ateneo”.
Pensiero condiviso da Matteo Napoli che ha le idee chiare sull’essere rappresentante “Be’ innanzitutto, ritengo che la prima dote di un buon rappresentante debba essere la credibilità. Le liste, non tutte, sono piene zeppe di fancazzisti, gente in cerca di visibilità, studenti non proprio modello ecc che, su iniziativa propria o dietro consiglio dell’associazione di riferimento, scendono in campo e si danno battaglia con sistemi “da liceo”, cioè: sorrisini, gadget, favorini, cortesie, passaparola dell’ultima ora, reclutamenti al bar o in piazza del sapere (col voto “di simpatia” rubato tra una chiacchiera e l’altra).
Di programmi e campagne condotte sul campo ne sento e vedo sempre meno. Certo, presto vedrete riempirsi corridoi, bacheche ecc m io credo che la miglior pubblicità sia quella che uno si costruisce giorno per giorno con serietà ed impegno continui, dimostrati.
Spesso ci imbattiamo in candidati più o meno improvvisati, che, pur non avendo particolari capacità, scendono in campo, sicuri che bastino amicizie, conoscenze ecc per spuntarla su ragazzi, magari più validi, ma che, per un motivo o per un altro, non riescono a “pubblicizzarsi” allo stesso modo. Per ora l’unico del quale non mi sono mai pentito è Peppe Mansi, ragazzo serio e volitivo, che in questi anni ha sempre dato prova del suo sincero attaccamento e della sua voglia di fare. Quanto alle elezioni, parteciperò sicuramente. Il voto è un dovere, ma è soprattutto una responsabilità“.
Sulla scia del pensiero di Matteo troviamo Federico Ienco, studente al terzo anno di ingegneria elettronica: “Personalmente credo che un rappresentante modello non esista, nel senso che è difficile riuscire a soddisfare tutte le esigenze e tutte le richieste degli studenti e alla fine qualche scontento ci sarà sempre. Un buon rappresentante è quello che riesce a capire quali siano le questioni prioritarie e cercare in ogni modo di risolverle. Ovviamente per fare ciò è necessario un contatto diretto con gli studenti, un confronto continuo, anche per avere un giusto feedback del proprio operato. Gli studenti apprezzano un rappresentante nel momento in cui si sentono ascoltati. Non serve parlare in politichese, anzi spesso è addirittura controproducente, perchè qualcuno può sentirsi preso in giro. E’ chiaro che i consensi si ottengano principalmente coi fatti, ma anche quando non si dovesse riuscire a perseguire un certo scopo, è meglio spiegare a chiare lettere il perchè, anche con schiettezza, piuttosto che continuare magari a dare false speranze a chi fa riferimento a te come rappresentante. O peggio ancora, voltare la faccia dall’altro lato. Dico subito che non ho seguito con grandissima attenzione l’attività dei nostri rappresentanti e delle associazioni studentesche cui fanno capo. Penso comunque che, facendo riferimento all’area didattica di ingegneria dell’informazione (elettronica ed informatica), Dario Palumbo sia stato un buon rappresentante e che come dicevo, abbia cercato di conoscere gli studenti e capirli, prima ancora di “fare”. No, non andrò a votare. Semplicemente perchè sono un laureando ed è da Maggio che non frequento l’università se non per sostenere gli ultimi esami. Ritengo più giusto che siano altri studenti a scegliere il loro prossimo rappresentante, anche perchè ad oggi io non saprei proprio su chi poter fare affidamento, onestamente“.
Insomma opinioni davvero contrastanti che il più delle volte si pongono il problema di dove siano effettivamente alcune associazioni che alle volte si fanno vedere solo nel momento del loro bisogno (il voto in questo caso) per poi sparire nel momento del nostro bisogno. Ovviamente non finisce qui. Le associazioni potranno dire la loro opinione e farsi conoscere agli studenti come si deve.
Dora Della Sala