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Stanley Kubrick oltre lo specchio: conscio e inconscio del genio del cinema

Redazione Controcampus 7 Gennaio 2013
R. C.
03/12/2024

Ecco chi è Stanley Kubrick oltre lo specchio: perché conscio e inconscio lo rendono un genio del cinema.

Se la realtà del cinema è illusione, è evidente che tale illusione è pure la sua realtà.”(Edgar Morin)

Un film non racconta semplicemente una storia. Aldilà della vicenda narrata, s’intrecciano fili invisibili che svelano ossessioni, paure, desideri, pulsioni e sogni del regista.

Una pellicola può nascondere, dietro l’illusione di realtà, piccole verità che disegnano sentieri, a volte bui, a volte pericolanti, che conducono dritto in antri sperduti, intimi, perversi o innocenti. Oltre le immagini.

Oltre le parole. Oltre quello specchio di realtà, anche lo spettatore sarà costretto a fare i conti con i suoi lati oscuri.

Così registi come Fellini, Bergman, Rossellini o Hitchcock realizzarono trame dalla tessitura onirica.

Che, in maniera esplicita o implicita, richiamavano le dottrine freudiane e disegnavano universi latenti colmi di retroscena ora consci, ora inconsci.

Uno dei più grandi cineasti del XX secolo, Stanley Kubrick, nel corso della sua carriera, da Lolita a Shining fino ad Eyes Wide Shut mette in luce il lato oscuro dell’uomo, indaga la sua parte irrazionale con un costante ed esplicito riferimento a Carl Gustav Jung, allievo di Freud, psichiatra e psicoanalista svizzero.

In Full Metal Jacket, addirittura, il protagonista Joker spiega che la dualità fa parte della natura umana e che “questa è una teoria di Jung” (“a jungian thing”). Lo stesso Stanley Kubrick esplicita il suo riferimento in alcune interviste, come quella ai Cahiers du Cinema, in cui cita gli studi di Freud sul “perturbante”.

Ecco chi è Stanley Kubrick oltre lo specchio: perché conscio e inconscio lo rendono un genio

E se già in Lolita, film molto discusso e poco apprezzato del 1962, un amore e una passione sfociano in una danza quasi violentemente incestuosa, con i grandi capolavori degli anni ‘70 l’indiscusso cineasta dimostra che il confine tra realtà e sogno a volte è molto labile, che l’uomo non è solo convenzione e moralità, ma anche istinto e irrazionalità, che spesso la follia si muove tacita come ombra della normalità.

Consideriamo due film, partendo dal 1971. Stanley Kubrick sconvolge il pubblico delle sale cinematografiche americane con un’ondata di violenza inaudita, firmando Arancia Meccanica, film tratto dal romanzo di Antony BurgessA clock work orange”. Stupri, rapine, atrocità seguono il ritmo del puro divertimento.

Per Alex immaginare esplosioni, test atomici, eruzioni vulcaniche è un godimento intenso che sfocia anche nel piacere sessuale. Eros e tananthos danzano insieme sulle note di un’ ultraviolenza incontrollata e irrazionale, che fa regredire il protagonista ad una dimensione infantile (sottolineata dall’uso del protagonista di bere il latte, nonostante sia mescolato a droghe) dove tutto gli è permesso, dove le spinte dionisiache cercano di abbattere convenzioni, schemi e freni morali messi in atto dalla società.

Non a caso, spesso, ci si è soffermati sul valore simbolico del nome del protagonista: “Alex” è composto dalla vocale a, erede dell’alfa privativa greca e “lex”, che in latino corrisponde a legge. Alex è così assenza di legge, o meglio di regole precostituite, di schemi mentali morali che possano frenare quell’istinto alla violenza, che secondo Freud è insito nella natura dell’uomo. Stanley Kubrick ricostruisce così la sua visione del mondo, dove sotto la superficie del reale, dietro le maschere dell’ipocrita benevolenza e dei buoni sentimenti, serpeggia un universo oscuro e crudele, dilaniato dall’eterna lotta tra forza e debolezza.

Quasi dieci anni più tardi il regista approda al genere horror

Dal 1980 il ghigno malefico di Jack Nicholson sarà destinato a rimanere nella storia del cinema mondiale, grazie a Shining, film tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Ancora una volta Stanley Kubrick, nel corso della lavorazione del film, chiarisce la sua fonte d’ispirazione: la teoria junghiana sull’archetipo dell’Ombra e lo studio sul perturbante di Freud.

Come in Arancia Meccanica, il cineasta ritorna sul concetto chiave della malvagità come difetto connaturato della personalità umana. Questo lato malvagio è, secondo Jung, l’Ombra, che costituisce la componente psicologica animalesca dell’inconscio collettivo, solitamente rimossa nell’inconscio personale, manifestandosi così solo in modo indiretto in azioni violente e crudeli. Partendo da questi presupposti, non è difficile analizzare Shining in chiave junghiana.

Jack, Wendy e il piccolo Danny: una famiglia apparentemente normale, ma che in isolamento nell’Overlook Hotel viene sconvolta dall’esplosione di contrasti laceranti.

Jack è un padre e marito nevrotico, predestinato a “quella mostruosità come ombra della normalità“(così lo descrive lo stesso Kubrick). Quella di Jack non è pazzia, ma piuttosto paura e insieme rifiuto del suo subcosciente che si manifesta sottoforma di figure spettrali che popolano l’Overlook Hotel.

Wendy si dimostra materna nei confronti del figlio, ma succube di Jack

Danny è solitario e poco loquace, ma in possesso del dono della luccicanza, che gli permette, al contrario del padre, di diventare un artista in grado di dialogare con il suo inconscio, proiettato esternamente nella figura immaginaria di Tony, raggiungendo così un equilibrio tra le sue parti consapevoli e inconsapevoli.

Lo stesso Hotel può essere considerato uno dei protagonisti della storia: luogo tetro, seppur intensamente illuminato, domina dall’alto il destino dei protagonisti (non a caso il suo nome è composto da “over” e “look”, ossia guardare dall’alto). Così le mura come semplici architetture si annullano, le porte e le finestre diventano spiragli verso un mondo oscuro e sconosciuto: l’inconscio collettivo.

L’obiettivo di Stanley Kubrick in Shining è di smuovere e toccare il lato oscuro del pubblico, fino a poterci dialogare. Per fare questo punta sulle sue paure recondite e ancestrali, su ribaltamenti della visione del reale in immagini inquietanti, o meglio perturbanti.

Oltre lo specchio. Oltre un film. Bisogna guardare sempre oltre per apprezzare a pieno la bellezza, la perfezione, la profondità di un arte generata dal genio umano. Un po’ oltre, per ritrovare anche se stessi.

© Riproduzione Riservata
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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. 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