Si tratta di un feto umano di 4-5 mesi, secondo quanto riferito alla polizia.
Ricercatori di biotecnologie della Bicocca sono amareggiati, sulla vicenda del Feto in Frigorifero in Bicocca.
“Sono stati eseguiti lavori di manutenzione nel piano in cui si trova il frigorifero “incriminato”. – dicono –
Chi opera al terzo piano dell’U3 teme adesso che venga screditato il lavoro quotidiano. “Ma ci sono regole precise, che rispettiamo”, – concludono – .
Questa mattina il Rettore ha incontrato il professor Angelo Vescovi per raccogliere informazioni sulla vicenda Feto in Frigorifero e istruire l’indagine interna. Vescovi ha dichiarato: «Mai fatto ricerche su tessuti fetali in Bicocca».
«Faremo chiarezza fino in fondo su questa vicenda, prima di tutto perché è nell’interesse dell’Università», così il rettore Marcello Fontanesi a conclusione di un incontro avuto questa mattina con il professor Angelo Vescovi e la sua equipe di ricerca.
«Faremo una nostra commissione di indagine interna per capire esattamente che cosa è successo. Il primo passo, infatti, è stato quello di chiedere questa mattina stessa alle persone coinvolte nel ritrovamento del feto di fare una relazione scritta su come si sono svolti i fatti. Al tempo stesso – ha concluso il rettore – agiremo in modo da non interferire con le indagini che stanno conducendo gli investigatori e la magistratura. Abbiamo anzi già espresso la nostra massima disponibilità a collaborare per far luce sulla vicenda».
Lo stesso Angelo Vescovi, che è professore associato di Biologia applicata presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Ateneo ha ribadito al rettore che il suo gruppo non ha mai svolto in Bicocca ricerche che comportassero l’utilizzo di tessuto fetale, chiarendo che «la ricerca che svolgiamo è esclusivamente su cellule in coltura. L’eventuale utilizzo di frammenti di tessuto riguarda esclusivamente il tessuto tumorale adulto».
«Per la ricerca e la terapia scientifica è impossibile utilizzare feti interi – ha precisato Vescovi – ed eventuali frammenti possono essere impiegati solamente previa autorizzazione dei Comitati Etici delle strutture coinvolte. Insomma, il reperto cosi come è stato ritrovato, ovvero congelato a -80 C°, lo rende completamente inutilizzabile a fini scientifici, perché la temperatura cosi bassa applicata a un corpo intero distrugge completamente le cellule e la anatomia dei tessuti stessi».
In Italia la sperimentazione sui tessuti fetali è moralmente ammissibile, secondo il parere espresso dal Comitato Nazionale di Bioetica, «purché i genitori diano il loro consenso libero e informato e sia accertata l’indipendenza tra il personale medico e il personale che pratica la sperimentazione e sia stato acquisito il parere positivo di un comitato etico indipendente».