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Marijuana e Giovani. I maggiori consumatori di marijuana e giovani coltivatori di cannabis sono studenti

R. C.
26/11/2024

Marijuana e Giovani.

Un binomio che oggi fa tendenza. Studenti italiani tra i più “sballati” d’Europa. 

Santi, poeti , navigatori e ora anche primatisti continentali relativamente al consumo di droghe leggere:  hashish, cannabis e soprattutto lei, la marijuana o più semplicemente  la “maria” (canna, erba, spinello, fumo ecc. i nomignoli alternativi più gettonati), dal 2001 ad oggi la sostanza psicotropa più amata dagli italiani. Senz’altro la più popolare tra i giovanissimi. Tant’è che attualmente a farne uso è l’12% circa della popolazione dello Stivale.

Di più. Secondo quanto dichiarato in tempi recenti dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT), in Italia si fumerebbero più spinelli che nell’Olanda dei coffee shop.

La più amata dagli Italiani. Marijuana e Giovani protagonisti del boom – Un boom in piena regola, quello fatto registrare dai fiori della canapa indiana nell’ultimo decennio e popolazione dei fumatori abituali praticamente raddoppiata, e con una progressione che certo non tende ad attenuarsi (dai quasi 2 milioni del 2001 si è passati ai 3 milioni e 800 mila attuali).

I picchi più allarmanti riguardano, tanto per cambiare, i nostri ragazzi. Minorenni ed adolescenti in testa. I giovani fra i 18 e i 24 anni, insomma, hanno meno problemi con le droghe storiche, ma ne hanno di più quelle leggere, cannabis e derivati su tutti. Lo rende noto l’Osservatorio delle Droghe, che, in un’indagine apparsa nel decimo Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza , fa sapere che il consumo di cannabis e marijuana tra i ragazzi d’età compresa tra i 12 e i 15 anni ha ormai raggiunto una percentuale inquietante: circa il 42% dei nostri ragazzi farebbe, cioè, uso “regolare” di canne o spinelli.

Di questi quasi il 40% afferma di fumare dovunque capiti. Uno scenario “apocalittico”, che non risparmia neppure la scuola. Specie le superiori, dove reperire “maria” è sempre facile, se è vero com’è vero che oggi circa 80mila ragazzi in età scolare consumano abitualmente erba e circa 150mila ne fanno uso combinato con altri stupefacenti (hashish soprattutto).

Ricreazione e pausa pranzo i momenti preferiti, stando alla statistica, ma in generale anche un normale bisogno fisiologico o uno stop al distributore  possono rappresentare attimi di  “trasgressione” sublime.

Marijuana e Giovani consumatori medi oggi – Ma a cambiare negli ultimi anni è anche il profilo del consumatore medio, che non è più né lo studentello emarginato, proletario, politicamente attivo degli anni ’80 e nemmeno il figlio di papà, agiato ed annoiato dei magnifici anni ’90. Oggi il fumatore di maria “tipo” è il “ragazzo qualunque”, quello del fai-da-te, lo smanettone autodidatta che impara da mamma esperienza e, soprattutto, da papà Internet.

Non si contano più, infatti, i siti dedicati, che, oltre a vendere i classi kit da produzione domestica, trovano anche il tempo di dispensare agli “esperti in erba” preziosi consigli sulle tecniche di coltura più diffuse e redditizie. La migliore?  L’idroponico, ossia la coltivazione in piccoli vasi d’acqua, assicurano i guru.

Marijuana e Giovani produttori in autocoltivazione amatoriale – Perché l’autocoltivazione?  Facile. Anzitutto i costi. Il prezzo medio di questi kit oscilla dal centinaio d’euro per quelli più elementari ai 400-500 euro per quelli più impegnativi e sofisticati (lampade alogene, fogli riflettori argentati, teloni, fertilizzanti, soluzioni a Ph neutro, nebulizzatori d’acqua, bombole per l’arricchimento dell’aria di anidride carbonica per accelerare la fotosintesi ed ottenere una crescita record ecc). Per le sementi “femminizzate”, invece, i prezzi (semplificando) non vanno oltre i 25-30 euro. Pochi ingredienti,  una stanzetta-laboratorio (un garage a limite), pollice verde e il gioco è fatto: sei un “grower”, in poche parole un “coltivatore in proprio” di cannabis.

Cosa dice la legge? – A normare la spinosa materia nel nostro Paese è come sappiamo il criticatissimo Decreto Fini-Giovanardi n.49 del 2006, che, sulla base di una sostanziale equiparazione tra pene per droghe leggere e droghe pesanti, fissa precisi limiti ai quantitativi di principio attivo assumibile entro cui l’uso è permesso senza che si configurino illeciti amministrativi. Accusata a più voci di proibizionismo becero e di criminalizzazione ingiustificata dei consumatori di canapa, la legislazione vigente prevede, a seconda dei casi, diverse ipotesi di gravità e diverse sanzioni comminabili: si va dalla semplice convocazione dal prefetto che con atto formale invita il soggetto ad interrompere l’assunzione della sostanza fino alla sospensione/ritiro della patente, del passaporto o di eventuali porto d’armi e permesso di soggiorno. Lo spaccio è, invece, punto per le piccole dosi da 1 fino a 6 anni di reclusione. Da 6 a 20 qualora i quantitativi fossero più ragguardevoli.

Marijuana e Giovani tra proibizionismo e legalizzazione – Più nebulosa sotto il profilo interpretativo la questione dell’uso personale”. Una sentenza della Corte di Cassazione del gennaio 2007 sembrava aver stabilito una volta per tutte che la coltivazione in proprio di un modesto numero di piantine di marijuana non configurasse reato in quanto equivalente alla detenzione per uso privato (“soglia legale” fissata a 500 mg di cannabis, pari a 5 grammi lordi e a 15-20 assunzioni). Al di sopra dei limiti massimi stabiliti dalle Tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope – Ministero della Salute, si configura per il possessore il reato di spaccio. Questo finché un’altra sentenza, datata 10 gennaio 2008, non ha esteso la punibilità alla coltivazione latu sensu.

L’unica concessione riguarda l’uso terapeutico del fiore della canapa, a condizione che la prescrizione di farmaci a base di cannabinoidi avvenga solo ed esclusivamente per stringenti necessità mediche.

Una legge da abolire secondo molti. Sebbene i passi verso la legalizzazione si moltiplichino anno dopo anno. L’ultimo il 31 gennaio di quest’anno, quando una storica sentenza della Cassazione ha dichiarato “penalmente irrilevante”  il consumo di gruppo di stupefacenti per le ipotesi di “mandato all’acquisto” e di “acquisto comune”. Se non c’è cessione, cioè spaccio, ed ognuno consuma la sua dose “individualmente”, il fatto non è sanzionabile sotto il profilo legale.

I perché di questa tendenza tra giovani e studenti. La storia di Umberto, coltivatore “indoor” di marijuana, ex studente liceale,  oggi grower a tempo pieno. Un coltivatore “amatoriale” di cannabis, “parzialmente pentito” si definisce, che, a scanso della giovane età (25 anni), vanta già a curriculum un precedente per spaccio.

Come è iniziata la tua storia di studente fumatore di marijuana?

“Molto presto.  A 15 anni, quando all’uscita di scuola ho cominciato a frequentare alcuni ragazzi più grandi che già fumavano erba da tempo. Molti già li conoscevo, erano popolarissimi a scuola. Tutti ripetenti “scoppiati” che passavano la mattina buttati sui motorini. Non erano tanto più grandi di me, ma sembravano molto più maturi. Erano sempre circondati di ragazze, non avevano paura di rispondere ai prof, facevano quello che volevano.  Avevamo pochi anni di differenza, ma paragonato a loro sembravo un bambino. Forse volevo sentirmi più grande, forse era la curiosità di trasgredire, non so dirti bene, ero molto timido sì, ma non è che tutti quelli che fumano spinelli devono essere per forza degli infelici con una storia tragica alle spalle. Si inizia anche per il gusto dell’avventura, per noia, per cercare la complicità del branco, per fare colpo sulla ragazzetta senza arrossire troppo, per fare lo spericolato che ride in faccia ai problemi, alla vita. In più sei pieno di amici, ti senti ammirato, anche se non dura per sempre. Dopo poco sei solo. Tu e la fama di fattone che ormai ti sei stampato in faccia”.

Questo come ha influito sul tuo rapporto con lo studio? Com’è cambiata la tua vita scolastica e sociale? Cosa ti dicevano i tuoi amici e cosa, invece, i prof?

“Be’ i miei compagni di classe mi vedevano come uno tosto. Frequentavo ragazzi più grandi, volevano consigli da me, sapere cosa si provava, che insegnassi anche a loro a fumare erba, che li presentassi ai miei amici fighi…cose così. Da che ero una specie di anatroccolo imbronciato, mi sono ritrovato ad essere il bullo della classe. Brillante, indisponente. Davo del tu ai prof, le ragazze mi chiedevano di uscire… mi piaceva. Mi sentivo accettato, rispettato e un po’ anche invidiato. I prof avevano notato che c’era qualcosa di strano. Non che fosse difficile. Ero sempre distratto, assente…spesso dormivo sul banco, perché la notte non mi riusciva più di chiudere occhio, non facevoniente: compiti a casa, in classe, niente…alle interrogazioni prendevo tutti per il c. La classe ormai era diventata ‘na specie di palcoscenico. La mattina mi alzavo giusto per non sentire mia madre. Poi entrava in classe a fare lo show. Premesso, non sono mai stato una bomba a scuola, ma non ero neppure un cretino. Mi difendevo bene, ecco. Ma poi chiaramente, quando ti sballi la vita ti si incasina ed è difficile mantenere la routine. La media è crollata di schianto e m’hanno bocciato, giustamente aggiungo. So’ stato mesi senza andare a scuola, ma anche quando c’ero colla testa stavo da un’altra parte. Dopo la bocciatura ho provato a recuperare, ma non c’aveva più le energie. Non tanto fisiche, ma mentali. Non c’avevo manco più voglia di vedere gli amici di scuola. Anche perché la simpatia alla lunga finisce, poi diventi il “bruciato” della situazione, lo zimbello e tutti ti mollano perché sei la pecora nera.

Sempre più ragazzi oggi in Italia fumano erba. Perché? Come ti spieghi questa incredibile affermazione della “maria”?

Oggi avvicinarsi alle droghe leggere è un attimo. Hashish, cannabis, marijuana le trovi praticamente dovunque, facilmente (piazzetta sotto casa, “take -away” ai semafori o all’incrocio, va molto anche il porta a porta sai?). I prezzi fanno ridere, bastano i soldi di una paghetta. Specie quando hai imparato a coltivare da te, è uno scherzo. Purtroppo. Non devi manco rischiare di uscire a  comprare. Tutto quello che so’ sulla maria l’ho imparato 30% in strada e 70% a casa, dietro la tastiera. Anche un bambino, se vuole, può diventare un coltivatore diretto di maria. Se hai la pazienza di “studiare”, cercare sui siti tecniche di coltura, semi, ecc in poco tempo sei un maestro.  Di sicuro quando ho cominciato a fumare io ti guardavano ancora come un’eccezione, perché l’erba non era diffusa come oggi. Ti dovevi ingegnare per trovarla, procurarti l’occorrente…mò lo fanno tutti i ragazzi. Io andavo da mia nonna a piantare di nascosto perché manco sapeva cos’erano quelle foglie a stella, dicevo che erano per un lavoro di scienze che dovevamo fare a casa (ride)…palle così, ora ci sono ragazzini che a 15 anni sono già dei piccoli chimici, li vedi nei garage colle lampadine e l’innaffiatore che chiamano le piantine per nome (ps: l’ho fatto anche io).”

Marijuana e giovani a Scuola. Il grande boom della marijuana tra gli studenti del nostro paese non è certo passato inosservato alle istituzioni scolastiche e, nello specifico, ai tanti docenti che ogni giorno si ritrovano, tra dispiacere ed impotenza, a confrontarsi direttamente con una gioventù sempre più a disagio con se stessa , e che, proprio per questo, vorrebbero fare di più per i loro ragazzi.

Come la professoressa Rosa Napoli, docente di Italiano e Latino di lungo corso, che non può fare a meno di leggere il successo della cannabis tra i nostri studenti e della affermazione del binomio marijuana e giovani come l’effetto di una più generale crisi di identità di una generazione “sfortunata”:

Non ci si può aspettare tutto dalla scuola. La prima educazione avviene giocoforza in famiglia. Perché anche le famiglie sbagliano, anche se molto spesso preferiscono scaricare sulla scuola l’onere di “raddrizzare” i ragazzi. Durante la mia esperienza di docenza, mi sono spesso confrontata con ragazzi fumatori e consumatori di cannabis, avendo spesso insegnato in periferia. Ragazzi che fumavano in classe, che passavano intere giornate a dormire sui banchi, che mi lanciavano risolini e occhiatine ebeti.

Si trattava quasi sempre di ragazzi con vissuti difficili, non che questa condizione sia vincolante. Fumano anche il figlio dell’avvocato, del dottore ecc…anzi soprattutto loro (ride)! Un desiderio di scoperta e di trasgressione è fisiologico in un’età delicata come quella scolare,  ma la scuola non può né deve accettare questa deriva.

Dobbiamo educare i ragazzi a formarsi anzitutto come individui sani, in tutti i sensi. Lucidi e consapevoli delle proprie azioni. È quello che dico sempre ai miei ragazzi, coi quali discuto spesso di problemi di attualità, proprio per avvicinarmi meglio ai loro bisogni e ai loro complessi. Le canne non risolvono nessun problema, lo nascondono o a limite lo rimandano. Noi aiutiamo i ragazzi a “pensare”, a costruire una personalità innanzitutto, e la personalità si costruisce attraverso l’educazione. Ho sentito di tutto dai mie studenti, per i quali spesso faccio da “psicologa”…che fumano per sentirsi più forti, più sicuri, più spigliati colle ragazze, più ribelli nei confronti dei genitori. Addirittura dicono che li aiuta a studiare meglio! Che cretinata! Ma questa forza “autosuggestiva” che pensano provenga dalla marijuana si può ottenere davvero, attraverso quella tensione che si chiama “consapevolezza” , che solo la scuola può incoraggiare in maniera strutturata e matura. Dobbiamo educare i ragazzi all’attenzione, all’ascolto, valorizzare le loro capacità di apprendimento e ragionamento. Basta questo per capire che le droghe, leggere e pesanti che siano, sono “nemiche giurate” di una mens sana in corpore sano, come dicevano i latini. 

L’educazione è la forma di prevenzione più potente in una società civile. Poi se uno vuole fumare marijuana, ok. L’importante è che sappia cosa sta facendo. A 15 anni sicuramente no, né a scuola né  altrove. Nella vita esistono le debolezze, ma anche scegliere un vizio è una scelta razionale. Ci vuole maturità anche in questo”.

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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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