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Mastoplastica e chirurgia estetica come regalo di laurea

R. C.
26/11/2024

Studenti italiani, mastoplastica e chirurgia estetica: il fenomeno del ritocchino-post maturità, ma quando è giusto e come farlo.

“Quasi quasi mi rifaccio”, “Papà mi regali le tette nuove?”, “Compratemi una taglia in più perché al mio ragazzo piacciono quelle col seno grosso”

Sono solo alcuni degli esempi che meglio ci restituiscono l’esatta dimensione di queste richieste, accomunate da un inconsapevolezza ignoranza di fondo assolutamente inquietante.

Una sottovalutazione del rischio che non è solo dei ragazzi, ma anche dei genitori stessi, sempre più morbidi e disposti ad accondiscendere senza troppe domande. Ma le condotte devianti e disfunzionali, le esasperazioni, le degenerazioni, i malcostumi, denunciano gli esperti, sono dietro l’angolo. Qualcuno anzi si può toccare con mano già adesso e riguarda, nello specifico, molti ragazzi e ragazze impegnati come ogni anno di questi tempi negli esami di maturità (ma occasioni “buone” sono anche le attesissime feste di 18 anni e, in misura minore, le lauree).

La moda della mastoplastica come regalo di laurea: papà mi regali un nuovo seno?

Tra le mode più discutibili e pericolose del momento si segnala, infatti, quella del ritocchino post maturità.

Se una volta i maturandi chiedevano a mamma e papà i classici telefoni o il viaggio-premio ,come regalalo per la conquista del diploma, adesso le richieste paiono virare sempre più decisamente verso la chirurgia estetica. 10.000 euro la spesa media calcolata per ogni adolescente rifatto in Italia.

Un fenomeno che non conosce distinzione di sesso. Cambiano ovviamente i tipi di intervento richiesti. Nel caso delle ragazze le operazioni più gettonate rimangono per l’85% le liposuzioni seguite a ruota dalle mastoplastiche additive. Almeno mille, secondo la SICPRE, le ragazze under 18 che ogni anno si sottopongono a questo genere di operazioni.

Ma notevole è anche l’aumento fatto registrare dalle famose punturine di acido ialuronico, per “pompare” a piacimento le proprie labbra fino al volume desiderato. I ragazzi, invece, optano per lo più per le rinoplastiche e le otoplastiche. In altre parole rimodellare nasi “ingombranti” ed eliminare le odiatissime orecchie a sventola. Fatta eccezione per casi di urgente necessità medica (ossia difetti che incidono direttamente sulla salute fisica del soggetto), la decisione di entrare in sala operatoria per la chirurgia estetica impone sempre a ragazzi e famiglie la massima prudenza.

Dal punto di vista medico, infatti, i pericoli maggiori riguardano l’opportunità di eseguire interventi chirurgici su una struttura fisica ancora acerba, in formazione, e quindi impreparata a subire trasformazioni spesso traumatiche: protesi mammarie scadenti, cioè suscettibili di rottura, pleuriti, embolie polmonari, intolleranze all’anestesia, infezioni e complicazioni post operatorie di vario tipo, che addirittura possono indurre al come e alla morte. Senza dimenticare, a d esempio, che sono gli specialisti stessi a consigliare la lipo solo per i casi di grave obesità, preferendo in linea di massima suggerire ad interessati ed interessate, decisi a smaltire rotolini e antiestetiche bucce di arancia, null’altro che una sana attività fisica.

Il parere e consigli degli esperti in chirurgia estetica

Un fenomeno quello dei regali di chirurgia estetica in forte crescita. Sempre più spesso infatti si sente parlare di studenti che superata la maturità o la laurea e che chiedono come regalo ai genitori un intervento di chirurgia estetica. Addirittura talvolta sono i genitori stessi a suggerire questa eventualità.

E’ il Dott. Mario Dini, chirurgo plastico a spiegarci meglio il perché di questo fenomeno e boom di chirurgia estetica sui giovani studenti.

“Vale un principio di base: se l’operazione di chirurgia estetica è motivata da ragioni fondate (un naso “importante” che crea imbarazzo, un seno minimo che mette una ragazza a disagio o persino un principio di obesità), il ritocco può andare bene anche come forma di gratificazione di sé. Quando però l’intervento è superfluo o palesemente dettato da vanità, genitori e giovanissimi rischiano di perdere di vista un elemento fondamentale: per quanto oggi la sicurezza sia altissima, in fondo il “premio” è sempre un’operazione medica e non un gioco. I ragazzi sbagliano a considerarla alla stregua di un telefonino o un gioiello, i genitori ad assecondare questa mancanza di consapevolezza.”

Mastoplastica e Chirurgia Estetica: i punto di chi ha fatto il ritocchino

Per avere una panoramica completa sulla questione, tuttavia non potevamo prescindere dal parere dei diretti interessati. Gli studenti appunto.

Abbiamo, perciò, raccolto la testimonianza di Gabriella di Marzo (21), studentessa al secondo anno di Scienze della Formazione, che con coraggio ed autoironia ci parla della sua personalissima “mastoplastica post-diploma”, avvenuta all’età di 18 anni, dopo un’adolescenza di interminabili disagi e mortificazioni. Trauma, per fortuna, superato brillantemente dopo anni di sacrificio, grazie al sostegno lucido, critico dei genitori e all’onestà/competenza del chirurgo che l’ha operata, riportando ancora una volta l’attenzione sulla necessità di un lavoro sinergico di intesa tra ragazzi, certo, ma anche famiglie e specialisti stessi.

Ciao Gabriella. Parlaci della tua storia di chirurgia estetica. Perché hai deciso di rifarti il seno dopo la maturità? Come hanno reagito i tuoi genitori? Cosa pensi della chirurgia estetica giovanile?

“La mia è la storia di tante ragazze che non si amano perché sentono di abitare un corpo, una fisicità che non riescono a vivere serenamente, come vorrebbero, e che alla lunga finiscono per odiare. Spesso fino all’autolesionismo. Sono sempre stata una ragazza piuttosto alta (1,79 cm oggi), magra, slanciata, ho un bel sedere peccato non si potesse dire lo stesso del mio seno. Praticamente inesistente, due susine tristissime.”

“La classica taglia meno 1 per intenderci. Ricordo che avevo una rabbia spaventosa dentro. Una depressione continua che non ti lascia. Mia sorella, mia mamma, ma anche le mie cugine, le zie hanno tutte dalle terza piena in su, a me invece erano toccati gli avanzi e forse manco quelli! Ora ci rido sopra ma ho vissuto anni tremendi, un calvario. Fidati. Per una donna il seno significa tanto: è un simbolo di identità, di femminilità. Senza è una menomazione dolorosissima”.

“È come essere mutilati, come si ti avessero tolto un diritto che è tuo “di natura”. Capisci allora che il senso di ingiustizia è incredibile, inaccettabile. Quando non piangevo, passavo intere giornate a leggere robe in internet, a farmi la cosiddetta “cultura” su chirurgia, chirurghi, mastoplastiche additive, rischi, post-operatorio ecc. a guardarmi il seno allo specchio fantasticando qualche taglia in più e ripetendomi ogni volta “Lo faccio?”, “non lo facci? o” come se tra le dita avessi avuto una margherita da spennare.”

“La notte sognavo di avere delle tette enormi, le toccavo entusiasta, non volevo aprire gli occhi. Mi sentivo felice, poi però mi svegliavo e di nuovo paturnie a valanga. Al mare andavo pochissimo, e dire che mi piace da matti. Addirittura contavo i giorni, ma il countdown manco a dirlo pareva infinito!Se non sei maggiorenne, qui in Italia, non ti operi (giustamente). Pensa che a volte quando mi addormentavo, sognavo di svegliarmi direttamente il giorno del mio 18esimo compleanno”.

Il desiderio di mastoplastica e chirurgia estetica per gli adolescenti

“La prima volta che ho pensato seriamente alla possibilità di rifarmi il seno è stato attorno ai 14 anni.

“molto presto, quando cioè ho capito che qualcosa nel mio lato A non andava. Crescevo sì, ma nel corpo di una bambina piccola che non ne voleva saperne di assomigliare a quello delle mie compagne di classe. Penso alla mia compagna di banco, Letizia. Ricordo come la guardavo, l’invidia, ma anche la curiosità, l’eccitazione soprattutto quando andavamo a fare palestra. Eccitazione perché il suo era il seno dei sogni, quello che avrei voluto per me, una terza piena, un seno normale. Quello che avrei avuto anch’io appena maggiorenne. Non chiedevo di più”.

“I miei genitori sapevano. Penso se ne siano accorti subito. Infatti abbiamo cominciato a parlare di questo mio disagio abbastanza presto. Mia mamma mi cuciva i reggiseni, perché le imbottiture non bastavano mai. Mio padre, invece, quando mi vedeva giù mi diceva “Principessa sei bellissima”. Sono stati loro a guidarmi in questa marcia di avvicinamento all’operazione, ad inculcarmi la consapevolezza giusta, frenando quegli entusiasmi e quelle depressioni spesso eccessivi che non ci permettono di riflettere responsabilmente su quello che vuoi e che stai per fare.”

“A quell’età non sai cos’è un intervento chirurgico, figuriamoci se sai come avviene una mastoplastica, l’anestesia, tutto il lavoro psicologico che c’è a monte. Personalmente non sapevo nemmeno come fosse fatta una protesi, se c’erano protesi più adatte al mio seno oppure no. Mi spaventava tutto. Mi domandavo: sto facendo la cosa giusta? In teoria sapevo a chi rivolgermi, ma non come scegliere lo specialista più giusto per me. E poi chiaramente c’era il discorso economico. 6000 euro per una famiglia come la mia significano anni di sacrifici e straordinari.”

“Se non fosse stato per i miei genitori, insomma, non avrei sicuramente avuto quel sostegno morale che serve per affrontare un passo delicato come la mastoplastica additiva”.

La prima cosa che abbiamo deciso è stata quella di prenderci tutto il tempo necessario per ragionare bene la cosa. Ci siamo dati una scadenza ecco, che comunque voleva essere approssimativa: 18 anni, finite le superiori. Non perché avessimo “concordato” una ricompensa per il traguardo scolastico raggiunto, come fanno tanti oggi. Anzi lo sconsiglio vivamente e non approvo i genitori che, anche in buona fede, accondiscendono a queste richieste. Le motivazioni devono essere serie e calcolate. Bisogna scegliere con lucidità, calma, e non affrettare i tempi solo perché pensiamo di fare la cosa più giusta per i figli. La cosa giusta va ponderata poco alla volta, soffrire serve anche ad aprire gli occhi. Ma poi deve intervenire la competenza dello specialista, anche dello psicologo se serve”.

Ricompensare lo studio con la mastoplastica e chirurgia estetica

Chi studia deve pensare che sta già facendo qualcosa per se stesso, che le ricompense si chiamano maturità, cultura, consapevolezza. Il resto (viaggi, telefonini, interventi chirurgici) prescinde dallo studio. Sennò sembra quasi un baratto. Se stai meglio con te stesso, viene da sé che le ricadute positive valgono anche per lo studio . Non lo nego. Ad esempio ora frequento l’università ed essermi tolta dalla testa il chiodo fisso del seno mi ha sicuramente ricaricato di fiducia, sicurezza ecc. che per uno studente sono benzina indispensabile. Io non mi sentivo me stessa, ero insicura, malinconica, sebbene non fossi per niente brutta”.

“Nei rapporti con gli altri poi era una frana. Non riuscivo a dire sì a nessun ragazzo. Pensavo mi avrebbero giudicata male, che non mi avrebbero mai vista come una donna a tutti gli effetti perché io per prima non mi sentivo tale. E poi i confronti con le altre, una situazione surreale. Così diciamo che la decisione è diventata necessità. Non potevo più rimandare. Ero sicura di impazzire. Quel seno striminzito mi stava rovinando la vita.  Così io e i miei abbiamo cominciato a guardarci intorno. A loro interessava solo che fossi felice, ma non volevano commettere passi falsi. Il che significa anzitutto trovare il chirurgo giusto per te, stabilire quell’indispensabile tranfer tra paziente e dottore.  Insomma c’è voluto un po’ prima di trovare lo specialista giusto, quello capace di consigliarmi per il meglio.”

“In giro purtroppo è pieno di truffatori che campano sul malessere di tante ragazze come me che fanno la scelta coraggiosa di riporre nelle loro mani il loro stesso futuro. Lo dico sempre. Il bravo chirurgo deve essere innanzitutto uno psicologo sensibilissimo. E soprattutto non deve aver paura di sconsigliare”.

“Personalmente penso di aver fatto una scelta responsabile. Volevo stare meglio e ora sto meglio. Ma questo è stato possibile solo perché io, i miei genitori, il mio chirurgo abbiamo fatto “squadra”.  Bisogna arrivare preparati a certe scelte. Bisogna andare per gradi, muoversi solo quando si è certi di aver considerato e calcolato tutto”.

“Perché si tratta di percorsi lunghi, faticosissimi, che toccano aspetti profondi e privati della tua vita. I bisturi non sono la bacchetta magica, da soli non ti cambiano la vita. La mastoplastica come qualsiasi altro intervento chirurgico può significare l’opportunità di una vita più appagante, certo, ma non è così elementare la cosa. La vita ce la cambiamo noi, nel momento in cui capiamo che per stare bene con noi stessi prima di rifarci il seno, il sedere ecc. dobbiamo rifarci il cervello! La chirurgia può aiutarti a sgombrare la tua prospettiva di vita, ma non deve diventare la “tua” prospettiva. Perché sarebbe un errore. Dev’essere uno strumento, un trampolino per traguardi più alti, non la meta ultima”.

a cura di Matteo Napoli

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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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