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Lotta alla dipendenza da Gioco. Regolamento contro il gioco d’azzardo: proposta di legge a Susy De Martini

R. C.
27/11/2024

Lotta alla dipendenza da Gioco: le Regioni insorgono contro il gioco d'azzardo: ecco le proposte di legge  Nei primi giorni di luglio, a Milano, presso il Pirellone, quartier generale della Regione Lombardia, è stata illustrata una proposta di legge contro la dipendenza da gioco edulcorata da due principi catartici: tolleranza zero verso i concessionari e dovere morale nei riguardi dei cittadini.

L’inasprimento delle regole e la rimodulazione della gestione degli esercizi commerciali contro la dipendenza da gioco d’azzardo, traggono origine dall’esigenza di lenire i rischi territoriali legati al business delle macchinette del gioco d’azzardo e, al contempo, di tutelare, attraverso corrette campagne di prevenzione, le categorie sociali più deboli.

Ad accogliere, di buon grado, la proposta di legge contro la dipendenza da gioco d’azzardo presentata dall’Assessore Viviana Beccalossi, è stata l’Onorevole Susy De Martini, Europarlamentare (Pdl) del Gruppo Ecr, neurologa e scienziata di fama internazionale. Secondo la De Martini, si tratta di una legge importante che andrebbe formulata su piano nazionale, al fin di ridurre le deleterie conseguenze legate alla ludopatia: “un disturbo patologico, di cui si parla troppo poco, che può arrivare a rovinare la vita”. Al di là della legge regionale, gli amministratori del Pirellone hanno dichiarato che, a breve, presenteranno anche una  proposta di legge nazionale in Parlamento.

Lotta alla dipendenza da gioco d’azzardo

Di recente, ad un anno di distanza dall’inizio della campagna caldeggiata da Don Andrea Gallo e supportata da diverse Regioni, quali Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, è stato costituito un Gruppo Interparlamentare contro il gioco d’azzardo e la lotta alla dipendenza da gioco d’azzardo. Nato su proposta del deputato Lorenzo Basso (Pd), il Gruppo ha quale obiettivo nevralgico la stesura di una proposta di legge che regolamenti e stabilisca, a livello nazionale, dei limiti relativi all’esercizio del gioco d’azzardo.

Il gioco d’azzardo simboleggia una delle principali piaghe sociali del Bel Paese

Nella nostra società postpanottica, la dipendenza dal gioco d’azzardo rappresenta, senza alcun dubbio, un problema non del tutto banale. Talvolta, infatti, il gioco può tramutarsi in una vera e propria dipendenza capace di inibire ed erodere l’anima e la coscienza dell’individuo, dando vita a gesti estremi come il suicidio. La passione per il rischio non è un virtuosismo, ma una moda che purtroppo tende ad innescare un inconscio meccanismo d’assuefazione, deleterio per la psiche e per le tasche delle persone.

Aumentano a ritmo inesorabile le vittime da dipendenza da gioco d’azzardo in Italia

Il fulcro nevralgico del problema della dipendenza da gioco d’azzardo alberga nella ludopatia.

La ludopatia è una forma di dipendenza psicopatologica caratterizzata dall’osmosi tra gioco e produzione di dopamina. Nei pazienti affetti da ludopatia, infatti, il cervello non smette di secernere l’ormone (dopamina), generando una costante ed illusoria sensazione di piacere. In tal modo, i giocatori travalicano i confini del proprio mondo, dimenticandone i problemi e concentrandosi soltanto sul gioco.

Stando ad alcune statistiche, l’Italia sarebbe il terzo Paese nel Mondo per volume di gioco. Secondo uno studio condotto dall’Associazione “Libera” di Don Ciotti, in Italia l’industria del gioco d’azzardo fattura circa 86 miliardi di euro annui, 10 dei quali afferenti al mondo della criminalità organizzata. Stando ai dati relativi al dossier pubblicato da “Libera”, nel Bel Paese esistono 800.000 persone dipendenti dal gioco d’azzardo, ognuna delle quali, nel tentativo di farsi baciare dalla Dea Bendata, spende circa 1270 euro all’anno (la media tiene conto anche dei neonati).

In un simile contesto economico-sociale non dovrebbe apparire del tutto illogica la scelta di porre un freno all’incremento di nuovi e deleteri scenari di miseria e precarietà. Le istituzioni dovrebbero dissuadere le categorie a rischio dalle infauste luci delle slot machine. I cittadini-consumatori dovrebbero esser resi edotti in merito alla pericolosità insita nel gioco d’azzardo attraverso un’informazione costruttiva ed utile.

Al fin di far luce sull’importanza della legge contro il gioco d’azzardo e la dipendenza da gioco d’azzardo abbiamo deciso d’intervistare l’Onorevole Susy De Martini, Europarlamentare del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, Neurologa, Scienziata e Giornalista Pubblicista.

Onorevole De Martini, qual è la Sua opinione in merito alla Legge “tolleranza zero” varata dalla Regione Lombardia? Crede che una legge nazionale contro il gioco d’azzardo sia un dovere morale, oltre che politico, verso i cittadini italiani e verso la dipendenza da gioco d’azzardo?

“Le faccio una breve premessa. Io sono medico e neuropsichiatra. Quindi capisce perché questo è un tema che mi tocca particolarmente. I cittadini diventano pazienti quando sviluppano la patologia. In tal modo, vengono spesi soldi non solo pubblici, ma anche privati, cioè dei cittadini, in un momento di grandissima crisi come quello attuale. In un momento in cui le famiglie fanno fatica a mantenere il loro bilancio anche solo per sostenere le spese di casa. Secondo una recente statistica, gli italiani non si curano più in prevenzione, quindi non vanno a fare le visite perché ritenute inutili. Ma tali visite, invece, possono prevenire disturbi molto gravi come il diabete e l’ipertensione che poi procurano danni irreparabili alla salute.

Pertanto, la prevenzione deve iniziare a mio avviso dalle scuole, facendo capire ai ragazzi che il gioco è importante quando la competizione è equa. Nessuno si sogna di giocare una partita di calcio con una squadra di 11 contro una di 30 persone. Il gioco d’azzardo è come giocare una partita da soli contro un milione di persone. Le probabilità di vincere infatti sono bassissime, altrimenti non esisterebbe il gioco d’azzardo. Questo esempio serve a far capire ad un ragazzino che l’azzardo non è un gioco ma è un massacro. Quando, invece, si esalta il concetto di gioco come rischio, si ha la patologia. La patologia si manifesta quando il rischio diventa qualcosa di bello, gratificante ed emotivamente valido. La patologia incomincia laddove il cittadino, che a questo punto diventa paziente, non capisce più che è una lotta impari, un massacro, considerando il gioco quasi al pari di una sfida volta a migliorare se stesso. Un eroismo al contrario, perché le scelte eroiche sono quelle che devono portare alla vittoria.

Il gioco d’azzardo è un eroismo al contrario, un gioco impari che ha per avversario addirittura una macchinetta. Ed è incredibile che lo Stato non abbia ancora creato una legge che protegga i cittadini. Qualche tempo fa in televisione andavano in onda degli spot pubblicitari che incentivavano il gioco. E credo che un Paese civile non possa e non debba assolutamente alimentare simili comportamenti. Quindi, ben vengano le iniziative di singoli governatori, ma credo che debba esserci anche una iniziativa nazionale e, soprattutto, una prevenzione che nasca dalle scuole e che sia in grado di rendere edotti i più giovani in merito all’importanza di un gioco equo, che possa contribuire allo sviluppo della nostra mente e di un sano spirito di competizione”.    

La dipendenza da gioco d’azzardo è una delle nuove piaghe sociali italiane. Onorevole De Martini, potrebbe renderci edotti in merito alla ludopatia?

Tutte quelle che sono denominate, in un campo più vasto, coazioni o costrizioni a ripetere, ovvero situazioni in cui la persona non riesce più a fare a meno di un determinato contegno perché sente un impulso interiore talmente forte che quasi lo costringe a ripetere. Al di là del gioco che diventa ludopatia, purtroppo esistono delle situazioni anche più gravi. Per esempio la cleptomania cioè la coazione a ripetere e quindi a rubare nei negozi. Ma ci possono essere anche delle pulsioni più gravi. La ludopatia rientra nell’ambito di quelle patologie ossessive che vanno curate con la psicoterapia e, a volte, anche con i farmaci”.

Come giudica la diffusione del gioco d’azzardo?

“Credo che la ludopatia sia diffusa in tutte le fasce d’età. Purtroppo esistono molte persone anziane che entrano nei bar per giocarsi la pensione tra macchinette e gratta e vinci. Credo che gli amministratori locali potrebbero impegnare il tempo di queste persone attraverso diverse attività d’utilità sociale. Ad esempio, impiegandole nelle scuole a raccontare le tradizioni dei vari paesi. Le persone anziane rappresentano un immenso patrimonio culturale e dovrebbero esser tenute alla larga dalla ricerca di tali soluzioni miracolistiche.

Secondo alcuni dati statistici, il gioco d’azzardo aumenta quando le economie sono in crisi. Si tratta di un paradosso. La ricerca delle soluzioni miracolistiche è direttamente proporzionale alla crisi economica. Mi piace riferire la frase del filosofo indiano Tagore: ‘Non esiste una notte tanto buia da impedire al sole di sorgere ancora’. Ma non dobbiamo oscurare il sole, e dobbiamo impedire alle persone di pensare che le macchinette truffatrici e mangiasoldi rappresentino una speranza. Tra l’altro, non bisogna dimenticare che, grazie all’appoggio di alcuni partiti politici, chi ha lucrato su queste macchinette non ha pagato neanche le tasse a noi contribuenti. In principio, infatti, queste macchinette non erano collegate con il Ministero dell’Economia. Per un certo periodo di anni, dunque, i concessionari hanno guadagnato ingenti somme di denaro senza pagare le tasse. Purtroppo il contenzioso va ancora avanti e, fino ad ora, i Partiti non hanno avuto la forza di recuperare questo enorme patrimonio di soldi rubati”.

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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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