Di seguito e nell’ordine le considerazioni sulla Valutazione Anvur del Prof. Sergio Roda Prorettore, della Prof.ssa Maria Lodovica Gullino, della Prof.ssa Isabelle Perroteau
La pubblicazione dei dati della Vqr – Valutazione qualitativa della ricerca elaborati dall’ANVUR per il periodo 2004-2010 consente oggi di disporre di una survey sull’intero panorama della ricerca universitaria italiana realizzata in base a criteri omogenei su tutto il territorio nazionale. Si tratta sicuramente di un passo avanti importante sulla strada soprattutto dell’acquisizione generalizzata di una cultura della valutazione che dovrebbe, per un verso, contraddistinguere l’intera comunità accademica italiana e, per l’altro, diventare finalmente un parametro certo, concreto ed efficace ai fini del calcolo e dell’erogazione delle risorse destinate dallo stato ai singoli Atenei.
Se è vero infatti che negli ultimi anni il mantravalutazione/merito/meritocrazia è stato recitato a tutti i livelli – e in particolare a livello politico – come imprescindibile sostanza e obiettivo a cui agganciare il sistema universitario italiano e più in generale l’intero sistema della formazione, è altrettanto vero che a tale recita non ha finora corrisposto né un’adeguata e positiva traduzione del principio nel senso effettivo della differenziazione dei finanziamenti pro qualitate Universitatum, né un’altrettanto diffusa coscienza da parte del mondo universitario non tanto della necessità della valutazione (ormai ampiamente metabolizzata) quanto della opportunità di una scelta di criteri uniformi della valutazione stessa e delle modalità di ricaduta degli esiti della valutazione, singola (docenti e ricercatori) e/o collettiva (Dipartimenti), sulla distribuzione delle risorse per la ricerca ma anche sulla didattica, sull’organico, sugli assegni di ricerca, sulle borse di dottorato, ecc.
Segnali di tali difficoltà, oggettive e nella maggior parte dei casi non imputabili alla cattiva volontà degli attori ma alla problematicità di dover operare costantemente in condizioni di urgenza ed emergenza in un quadro normativo carente e contorto, sono venuti ad esempio anche da recenti decisioni dei nostri organi di governo in materia di distribuzione delle borse di dottorato e delle risorse della ricerca locale. In ogni caso i dati della valutazione ANVUR rappresentano un punto di partenza di cui occorre tener conto non in senso dogmatico ma nel senso di uno stimolo a meglio considerare il quadro complessivo all’interno del quale si colloca ogni Ateneo nelle sue diverse articolazioni. L’Università di Torino, classificata al 6° posto fra i mega-atenei cioè in una posizione mediana, mostra livelli di eccellenza in alcune aree compensate da esiti meno esaltanti in altre, come è sostanzialmente ovvio per Università di grande complessità organizzativa e di altrettanto complicata suddivisione disciplinare. Nel complesso, anche stimando gli esiti delle singole aree, non si tratta né di deprimersi né di esaltarsi ma di trarre spunto da una valutazione tutt’altro che risolutiva e definitiva per correggere situazioni, migliorare le performance, modificare nei limiti del possibile gli approcci che hanno determinato esiti non positivi. Tutto ciò in una visione ‘laica’, che appunto non deve considerare i risultati, positivi o negativi che siano, in questa o quell’area come verità indiscutibile, ma come un’indicazione, un suggerimento, un avvertimento di cui tener conto per l’impegno futuro. Sulla necessità di tale atteggiamento laico farò un solo esempio, che in qualche modo personalmente mi concerne riferendosi alla mia area e quindi non mi pone in dialettica con altri: l’area storica, filosofica, pedagogica e psicologica torinese è l’unica nella valutazione ANVUR ad aver ottenuto il primo posto in Italia: ora nella annuale valutazione CENSIS-LA REPUBBLICA uscita in singolare contemporaneità con quella ANVUR la stessa area si colloca al 19° posto. E’ pur vero che mentre l’ANVUR si occupa soltanto della qualità della ricerca, CENSIS-LA REPUBBLICA si confronta anche con una serie di altri parametri che con la ricerca nulla hanno a che fare: tuttavia un tale divario sottolinea la necessità di considerare valutazioni e classifiche con il rispetto che meritano le indagini serie ma parimenti con la cautela e il discernimento che le troppe variabili in gioco impongono. – Prof. Sergio Roda (Prorettore Unito) –
I risultati della valutazione del periodo 2004 – 2010 condotta dall’ANVUR vedono la nostra Università in una posizione un po’ defilata rispetto ad altri grandi Atenei italiani del nord, lasciando ampio spazio per migliorare in futuro. L’Università di Torino rivela aree e discipline di assoluta eccellenza a livello nazionale, che non sto qui a ricordare per mancanza di spazio, e aree e discipline per le quali, invece, sarà necessario avviare una riflessione tanto serena quanto critica. I risultati che tutti quanti abbiamo avuto modo di consultare non sono di facile e rapida lettura ma impongono alcune riflessioni. Anzitutto ben venga, finalmente, anche nel nostro Paese, un sistema di valutazione per il sistema della ricerca. Le valutazioni servono non tanto a “punire” quanto a crescere e migliorare e sono tanto più utili quanto più sono recepite nel loro significato più completo. Sarà importante che, nelle diverse sedi e al momento opportuno (nell’assegnazione di posti, nell’individuazione di incentivi…) di queste valutazioni si tenga conto, così come si fa all’estero. Al tempo stesso tutti noi dobbiamo capire che è interesse di tutti cercare di produrre al massimo perché i nostri Dipartimenti e la nostra Università possano progredire. Non dimentichiamo, poi, che il vero confronto si svolge a livello internazionale e, in questo ambito, abbiamo veramente tutti quanti ancora tanta strada da fare.
I giovani ricercatori vanno stimolati a fare ricerca aprendosi all’esterno e cercando, fin dall’inizio (e cioè dal periodo di dottorato), collaborazioni con colleghi italiani e stranieri, costruendo reti che costituiranno la base delle loro attività future. Ai progetti internazionali ci si deve avvicinare con entusiasmo ed altrettanta umiltà, ricordando sempre che è indispensabile un buon allenamento, iniziando, realisticamente, come partner in progetti concretamente gestibili per passare poi, una volta compresi i meccanismi, a progetti più ambiziosi. In questo modo si potrà aumentare la percentuale di successo, fornendo alla nostra Università non solo risorse ma anche un’accresciuta visibilità internazionale. – Prof.ssa Maria Lodovica Gullino (Delegata del Rettore per lo sviluppo delle relazioni internazionali di Ateneo e Delegata del Rettore per la ricerca scientifica. ) –
Gli indicatori della VQR2004-20101, ripresi dall’AVA2 e dal DM47/20133, costituiscono il riferimento sul quale fondare il sistema di assicurazione della qualità della ricerca di Ateneo e di Dipartimento. I risultati conseguiti costituiscono una misurazione iniziale che permetterà di identificare i punti di forza e di debolezza propedeutici alla gestione delle risorse e alla definizione degli obiettivi di miglioramento. Queste attività di autovalutazione e riesame dovranno essere svolte a livello di Ateneo e di Dipartimento, ma anche di Area e di singolo settore scientifico disciplinare per i quali sono anche disponibili alcuni dati. Negli anni passati l’attivazione del catalogo della ricerca di Ateneo e l’utilizzo di parametri valutativi dei prodotti della ricerca per l’attribuzione delle risorse interne, ancorché migliorabile, ha generato attenzione e comportamenti indotti che hanno permesso all’Ateneo di conseguire risultati globalmente positivi per quanto riguarda i prodotti di eccellenza, con 10 aree al di sopra della propria media nazionale, e un risultato positivo per quanto riguarda l’indicatore globale di miglioramento rispetto alla VTR2001-2003. Meno soddisfacenti i risultati in merito ai bandi competitivi e alle attività di terza missione. Con la dovuta attenzione nella raccolta dati, nelle risorse a sostegno e nelle procedure di valutazione interna, potranno sicuramente costituire un elemento migliorativo per il prossimo esercizio nazionale. Come ribadito dall’ANVUR, la VQR non rappresenta una valutazione delle persone ma delle strutture. Gli esiti della ricerca sono frutto di uno sforzo collettivo che investe oltre al personale docente anche il personale non strutturato, i tecnici della ricerca, i servizi bibliotecari e più in generale tutto il personale amministrativo dei dipartimenti della sede centrale. L’attenzione ai risultati, la consapevolezza diffusa, l’assunzione di responsabilità, l’attivazione di ulteriori strumenti informatici di pianificazione e di controllo associati alla trasparenza gestionale sono gli elementi cardine del sistema di assicurazione della qualità associato all’autovalutazione. I dati di confronto nazionale interamente pubblicati dall’ANVUR costituiscono quindi il punto di partenza di un processo appena iniziato che investe tutti e per il quale sarà essenziale saper fare sistema in un’ottica di miglioramento continuo. – Prof.ssa Isabelle Perroteau (Delegata del Rettore per la programmazione, l’indirizzo e il coordinamento delle attività di Assicurazione della Qualità di Ateneo.) –