Nelle parole della rettrice Unitn Daria de Pretis e del presidente dell’Università Unitn Innocenzo Cipolletta si riassume il senso del legame tra l’Ateneo Unitn e la comunità trentina che è stato il filo conduttore della prima Assemblea pubblica Unitn.
L’evento Unitn, che ha visto la partecipazione dei vertici dell’Università Unitn, di tanti professori, ricercatori e del personale dell’Ateneo insieme a cittadini e rappresentanti delle altre istituzioni, si è tenuto oggi pomeriggio nell’atrio del Dipartimento di Lettere e Filosofia. Ed è la scelta del luogo in cui tenere questa prima Assemblea a riflettere l’intenzione di farne un momento di apertura e scambio concreto e informale: per accogliere i cittadini, al posto della cattedra tradizionale sono stati preferiti tanti tavoli rotondi, a simboleggiare l’invito a sedersi con i relatori e a discutere insieme.
«Unitn contribuisce a formare molti giovani italiani che non sono trentini e molti altri giovani che non sono neppure italiani – ha spiegato la rettrice Daria de Pretis nel corso del suo intervento –. Ma in questo modo, il nostro Ateneo contribuisce a costruire una futura classe dirigente sovra locale che porterà con sé i segni positivi della sua esperienza trentina e che, dunque, darà visibilità e merito anche alla nostra provincia in Italia, in Europa e nel mondo. (…) Analoghe considerazioni valgono per la ricerca scientifica e per le sue ricadute, immediate e mediate, sulla vita delle persone. Se l’Università non producesse risultati di ricerca visibili internazionalmente, anche i vantaggi per la collettività locale sarebbero annullati. Di più: la collettività locale si troverebbe a sostenere costi senza contropartite reali. Da un Ateneo asfittico che non è capace di parlare con il mondo il Trentino non potrebbe trarre alcun vantaggio concreto. Questo naturalmente non toglie che la nostra Università debba e voglia prestare una particolare attenzione al territorio in cui opera, alla sua pubblica amministrazione, alla sue imprese, al suo sistema cooperativo, alle sue associazioni, alle sue famiglie e ai suoi giovani. E naturalmente agli altri soggetti che a livello locale sono impegnati nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, prime fra tutte le fondazioni FBK e FEM, con le quale Unitn intende proseguire un cammino di convinta e positiva collaborazione».
«L’Università – ha aggiunto la rettrice – sta pensando come attrezzarsi per potenziare le sue capacità formative e di ricerca e anticipare così le risposte che nel prossimo futuro si porranno alla stessa Università e alla collettività locale, all’interno di un contesto economico, sociale e politico che propone sfide sempre più ardue e difficili, e come vediamo in questi giorni anche dolorose. Nello stesso modo, l’ateneo si propone di garantire uno sviluppo integrato delle discipline e delle strutture di ricerca che maggiori collegamenti presentano con la tutela della salute e con la promozione del benessere psicofisico, così da porre la collettività locale, ma non solo, nella condizione di meglio rispondere ai bisogni di una popolazione che accoglie al proprio interno quote crescenti di anziani». Dalla rettrice anche l’invito diretto alla comunità trentina a essere orgogliosa della sua Università.
Ad introdurre e moderare l’incontro è stato oggi il presidente dell’Università Innocenzo Cipolletta, a cui per statuto spetta il compito di convocare l’assemblea pubblica annuale, d’intesa con la rettrice. «Voglio iniziare ringraziando molto la Comunità del Trentino che ci ha accolti e sostenuti in tutti questi anni» ha esordito Cipolletta. «Senza il vostro sostegno e la vostra adesione, non sarebbe stato possibile realizzare un’Università che oggi è tra le migliori in Italia e che compete a pieno titolo con le Università europee. Tutto questo è avvenuto nel corso dell’ultimo mezzo secolo attraverso un processo di crescita che ha coinvolto noi e il territorio. Sono convinto che in questa crescita economica e sociale del territorio Unitn abbia giocato un ruolo non secondario. Ma è anche certo che senza l’impegno del territorio a fondare questa Università, noi non saremmo qui a presenziare a questa Assemblea». Quindi ha detto: «Questa è per noi dell’Università una bellissima giornata perché diamo il via a un impegno statutario: quello di fare annualmente un’assemblea aperta alla comunità del territorio. È un impegno voluto dal nostro nuovo Statuto, ma è anche un impegno molto sentito da tutti noi di voler dar conto della nostra attività. A partire da oggi, vogliamo aprire un dialogo continuo tra l’Università e la Comunità trentina. Da parte nostra oggi faremo una presentazione per comunicare cosa sta facendo l’Università e quali sono i suoi riflessi sul territorio e sul paese. Ma è impegno mio di avviare un dialogo nel corso dell’anno, anche attraverso sistemi di comunicazione informatici, che ci permetteranno di avere uno scambio continuo di opinioni e d’informazioni. Così, alla prossima assemblea del 2014, potremo arrivarci con una maggiore preparazione e con rinnovato impegno».
Alla prima Assemblea pubblica di Ateneo hanno voluto portare il loro saluto anche il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, a testimonianza dell’attenzione che lega il territorio alla sua università. Ma l’università è soprattutto una comunità di oltre 16mila studenti e studentesse: a rappresentarli oggi c’era Rocco di Filippo, presidente del Consiglio degli studenti. «Gli studenti garantiscono risorse economiche notevoli per l’economia trentina – spiega di Filippo – e le risorse investite in diritto allo studio ritornano, maggiorate, a beneficio del territorio. Gli studenti sono però portatori anche di un altro tipo di capitale: la loro partecipazione e la loro capacità di mettersi al servizio della comunità come volontari è evidente in grandi manifestazioni pubbliche come il Festival dell’Economia. Doti che si ritrovano anche nei giovani che, nonostante il periodo difficile, si danno sempre più da fare per generare nuova imprenditorialità e per innovare la realtà produttiva trentina. La sfida è invece quella di lavorare sul versante della convivenza e dell’integrazione degli studenti nel tessuto cittadino, nel rispetto delle diverse abitudini ed esigenze, di mobilità ma anche di divertimento».
Le relazioni scientifiche
Nell’introdurre gli interventi scientifici il presidente Cipolletta ha detto: «Oggi parleremo di ricerche che sono state avviate e di quali riflessi queste ricerche avranno sulla nostra vita e sulla vita delle imprese. L’Università è, per sua natura, una Fabbrica del Futuro. Essa, assieme al sistema scolastico, lavora attraverso la didattica per preparare le nuove generazioni. Quelle che domani reggeranno le sorti del paese e di questo territorio. Così facendo, l’Università prepara il nostro futuro che è fatto dai nostri figli e dai nostri nipoti. L’Italia ha ancora un basso numero di laureati rispetto agli altri paesi europei. Questo rischia di tradursi in generazioni future meno preparate. Quindi, in un futuro più difficile. E già è difficile il presente. Per questo il nostro impegno a selezionare e preparare i giovani che domani condurranno aziende, istituzioni, comunità e famiglie è e sarà massimo». Ha ribadito: «La crescita dell’Italia e del nostro territorio avverrà nei prossimi anni solo se sapremo innovare. E questo è il campo proprio dell’Università che è fucina di innovazione attraverso la sua ricerca. Ed è per questo che l’Università è tornata al centro del modello di crescita dei paesi avanzati, attraverso la sua ricerca».
Di nuove frontiere della medicina ha parlato Claudio Migliaresi, direttore di Dipartimento di Ingegneria industriale e delegato per il trasferimento tecnologico, le politiche di brevettazione e i rapporti con l’industria. Migliaresi si è soffermato sulla possibilità di rigenerare tessuti anziché ripararli e sulla prospettiva di rigenerare anche organi. «Tra alcuni anni – ha detto – non sarà più necessario ricorrere alla donazione; sarà invece possibile generare con le cellule del paziente un organo sostitutivo, si potrà, come è già stato possibile, generare in laboratorio una trachea o una vescica, e domani un rene, un fegato, un cuore, da impiantare in sostituzione di quello malato senza la necessità di somministrare farmaci immunosoppressivi. La medicina del futuro, quella dell’immaginazione, è dietro l’angolo».
Uno dei settori più promettenti della scienza contemporanea è senz’altro quello della genomica. A Trento da qualche anno presso il Centro di Biologia integrata di Mattarello si studiano le potenzialità della Precision Medicine, una disciplina che si pone alla base della medicina del futuro. Per parlarne è intervenuta nel corso dell’Assemblea pubblica la ricercatrice Francesca Demichelis: «Si tratta di un radicale cambio di prospettiva, perché la medicina di precisione parte dalla specificità dell’individuo e consente di personalizzare gli interventi e di determinare il profilo di rischio di ciascuna persona, soprattutto per quanto riguarda le patologie tumorali. Permette di monitorare l’evoluzione della malattia e permetterà in un prossimo futuro di selezionare la terapia, la dose e il tempo di trattamento migliori». La ricercatrice Demichelis ha poi illustrato come oggi si stia lavorando allo studio del genoma umano alla massima risoluzione sfruttando l’interazione con altre discipline non mediche, come la biologia e l’informatica.
Giuseppe Sciortino, direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, ha invece proposto una riflessione sul ruolo che Trento ha avuto nella storia delle scienze sociali italiane già a partire dall’intuizione di Bruno Kessler. «Ma il contributo delle scienze sociali allo sviluppo del territorio riguarda più il futuro che non il passato. Quello che il Trentino affronterà nei prossimi anni sarà soprattutto la sfida dell’innovazione. Serve una concezione d’innovazione vasta che favorisca la ricerca di soluzioni innovative per lo sviluppo industriale, per la modernizzazione consapevole del terzo settore locale e per la tutela della coesione sociale. La ricerca di innovazioni adeguate in tutti questi campi dovrà tenere presente i vincoli che derivano dalle condizioni di crescente fragilità naturale del territorio, dall’aumento dell’eterogeneità sociale, della riduzione delle risorse pubbliche e dal livello degli scambi internazionali».
Sul rapporto tra Ateneo e mondo del lavoro è intervenuto Antonio Schizzerotto del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Schizzerotto ha illustrato quanto incidano, sulle prospettive occupazionali e sui redditi iniziali dei laureati, l’università presso cui si è ottenuto il titolo di studio e il mercato del lavoro locale nel quale si è trovato, o si sta ancora cercando, un impiego. L’analisi si è concentrata sui vantaggi e gli svantaggi relativi al fatto di laurearsi a Unitn piuttosto che in un altro ateneo e di trovare un impiego sul mercato del lavoro trentino piuttosto che su altri mercati europei.
Ma quanto incide la presenza dell’Università nel tessuto locale e quanto indotto è legato alla presenza degli studenti? La domanda è stata affidata all’economista Enrico Zaninotto che ha tentato di dare una risposta con una simulazione. Rispetto ad altri esercizi svolti in passato, la simulazione ha valutato l’effetto della presenza di studenti provenienti da fuori regione, nonché l’effetto della eventuale scelta, da parte di studenti trentini, di studiare in altre sedi. Infine si è verificato l’effetto congiunto dei due casi. «La presenza degli studenti – ha spiegato Zaninotto – porta all’economia trentina oltre 21 milioni di euro l’anno, tra spese di abitazione (la voce più consistente con oltre 6 milioni), istruzione, alimentari, vestiario, sanità, trasporti e comunicazione. Abbiamo calcolato inoltre un effetto moltiplicativo cumulato sul PIL di quasi 27 milioni. In pratica, per ogni euro speso in più dagli studenti considerati in eccedenza, il PIL provinciale sarà maggiorato di un euro e 30 centesimi nell’arco di circa cinque anni».