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Al lavoro nella Germania di Hitler. Libro sulla Germania di Hitler di Cesare Bermani

Redazione Controcampus 12 Agosto 2013
R. C.
21/11/2024

Al lavoro nella Germania di Hitler: Tante storie, un unico destino.

Un destino a volte spietato, altre volte benevolo. In tutti i casi, però, sempre sofferente.

Al lavoro nella Germania di Hitler racconta del destino che accomunò migliaia di immigrati italiani nel ventennio fascista del secolo scorso. Partiti con il desiderio di voltare le spalle al passato, di crearsi un’opportunità nel Paese del Fuhrer, assai promettente, si ritrovarono invece a dover affrontare situazioni non promesse dalla propaganda fascista, assai più ardue e complesse.

Al lavoro nella Germania di Hitler racconta di come  per la prima volta lo Stato italiano, negli anni 30, fece propaganda affinché giovani lavoratori decidessero di emigrare in terre al di là del confine: gli interessi erano molteplici sotto diversi punti di vista. L’Italia da parte sua aveva lo scopo di convincere la Germania che era cambiata rispetto a un non lontano passato, mentre da parte tedesca era necessario assumere manodopera in grado di lavorare nelle industrie e nei campi. La Germania prometteva ai braccianti e lavoratori italiani stipendi dalle due alle cinque volte di uno stipendio italiano per il medesimo lavoro. Esso rappresenta un «nuovo modo di emigrare» , come sottolineato dalla stessa propaganda fascista. L’emigrazione non rappresentava più un disagio per lo stato che anzi, ora lo incentivava attraverso incessanti campagne di propaganda.

A ciascuno di questi veniva consegnato una Piccola guida del lavoratore agricolo italiano in Germania prima di partire, in cui si esternava la grandezza dell’Italiano, «creatore e suscitatore di attività», per merito soprattutto del lavoro svolto dal Fascismo, ma ripudiando il parallelo tra l’emigrante odierno con quello del passato: «Tu, oggi, lasci la Patria, momentaneamente; non sei come ieri un emigrante abbandonato, cioè un povero paria, come tant’altri, umiliato, errabondo, respinto dal lavoro» – dice Al lavoro nella Germania di Hitler – Per riuscire a creare il terreno favorevole all’emigrazione volontaria di massa, furono organizzati diversi viaggi “turistici”, d’ispezione, per migliaia di lavoratori italiani dell’industria che si recarono per sei giorni in Germania dal giugno 1938 alla fine del 1939. I viaggi furono ben organizzati per dare una positiva impressione ai lavoratori: tutte le vetture del treno furono addobbate dei colori delle bandiere italiana e tedesca, c’era la fanfara ad ogni partenza, la coreografia ben preparata nei minimi particolari, ma soprattutto la percezione di quell’entusiasmo quasi contagioso che si diffuse tra i lavoratori. Quella «partenza di “treno operaio” ha un carattere completamente nuovo, profondamente fascista» , avrebbe poi scritto T. Cianetti.

I lavoratori che quindi decidevano di partire dovevano prima effettuare una visita medica, di pura formalità, che tuttavia non bloccò chi effettivamente non era in grado di lavorare: gli agricoltori e industriali dovettero in varie circostanze protestare per l’arrivo di braccianti e operai ammalati, inabili, privi di domestichezza con il lavoro dei campi, oppure donne incinte, etc.

La partenza costituiva anche un momento propizio per la vendita di beni, come vestiario e od oggetti di corredo personale, pagabili anche con trattenute sul primo salario, o in caso di grossi acquisti, anche con più trattenute sul salario. La merce, tuttavia, non era di qualità, perché molto spesso a fornirla erano aziende decise a speculare.
Si arriva quindi in Germania pieni di speranza ed aspettative, che però sfumano celermente una volta insediatisi ed iniziati i lavori prestabiliti: il divario tra la propaganda e l’effettiva realtà si sarebbe mostrato enorme.

Ed è qui che l’autore rende originale ed inedito il suo lavoro Al lavoro nella Germania di Hitler: perché dalle interviste fatte a coloro che partirono e vissero in Germania in quegli anni, è riuscito a delineare meglio le abitudini e pensieri degli stessi, senza le quali invece oggi noi non saremmo in grado di capire fino in fondo la gravità di quelle condizioni in cui essi vissero.
Venivano accolti solitamente in una «atmosfera di indifferenza e spesso di malanimo» , ancora memori per il “tradimento del 1914”, e con quella chiara percezione di pretesa superiorità di razza che si voleva accentuare da parte tedesca. Ogni occasione era buona per molti tedeschi per rimproverarli di quel “peccato originario”, di disonorarli, di offenderli: non mancarono i litigi, gli incidenti, i morti.

Al lavoro nella Germania di Hitler racconta come da contratto, aspettavano a loro strutture d’accoglienza certamente non lussuose, ma almeno dignitose: nemmeno quello. Potevano ritrovarsi anche in «diciotto-venti in baracca» . Se fino all’inizio della guerra poterono mangiare a sufficienza per lavorare nei campi, o nelle varie fabbriche delle grandi città, dal 1939, qualcosa cambiò in modo radicale: gli italiani non furono più sfamati, tanto come gli sforzi fisici potevano invece pretendere dopo una lunga giornata. Tante sono le testimonianze di operai denutriti, di braccianti che ad una semplice lamentela, subito ricevevano minacce di ritorsioni, anche corporali, nei loro confronti.

Perché poi tantissimi di questi dovevano farsi diversi chilometri quotidianamente, lontani dalla fabbrica o privi di mezzi messi a disposizione dalle autorità tedesche. A volte le possibilità di prendere mezzi di trasporto c’erano anche, ma bisognava risparmiare, per poter arrivare a fine mese: anche gli stipendi non coincidevano con quanto la propaganda fascista aveva millantato. E chi veniva pagato, se non profumatamente, almeno quanto bastasse per vivere, non poteva nemmeno inviare i soldi in Italia, se non in minima parte, o portare i marchi in Italia: rigide regole esigevano che fossero spesi interamente sul suolo tedesco. E così vi erano coloro che riuscirono a nascondere marchi d’argento dentro le torte, e cambiare i marchi in Italia presso le banche.

Al lavoro nella Germania di Hitler descrive di come la situazione era disperata per moltissimi italiani, sotto quasi tutti i punti di vista; molti di questi chiesero il rimpatrio in Italia dopo poco tempo, per vari motivi: chi per malattie, chi per distanze considerevoli da percorrere quotidianamente, chi perché pagato troppo poco. Molti di questi riuscirono a rientrare in Italia, anche senza autorizzazione, e a proprie spese. Ma anche molti altri invece furono costretti a rimanerci, e in alcuni casi, anche a morirci. Chi non riusciva a rimpatriare, cercava di rendere meno improba e pesante quella vita in terra straniera. Alcuni lavoravano nei giorni festivi, anche in situazioni in cui non era a loro permesso di lavorare, altri ancora scappavano da una fabbrica all’altra, dove le condizioni promesse erano considerate migliori. Per chi veniva scoperto, in alcuni casi si arrivava addirittura all’impiccagione, in altri casi venivano condotti per venti giorni nelle case di rieducazione. Campi di educazione o condanne a morte che non servivano solamente per coloro che compivano azioni illegali: a volte bastava un nonnulla. Uno sciopero in cui si chiedevano condizioni migliori di sopravvivenza, igieniche e sanitarie, ruberie per sopravvivere, commercio clandestino, o semplicemente il frequentarsi con donne tedesche sposate i cui mariti si trovavano a combattere in un fronte.

Molti di questi auspicavano che Mussolini venisse a conoscenza dei trattamenti così turpi riservato agli italiani: «questo era dunque il trattamento che riservava agli italiani la nazione amica ed alleata? E pensavano in cuor loro: “Se Mussolini sapesse…”» . Ma l’ambasciata italiana sapeva? E se sapeva, come reagiva? Alfieri, diplomatico fascista, espresse sempre preoccupazione e sdegno per il trattamento dai tedeschi riservato agli italiani. In diverse occasioni fece presente alle istituzioni tedesche, tra cui lo stesso Hitler, della vergognosa situazione in cui versavano i lavoratori italiani venuti in Germania a lavorare. Addirittura si cercò non solo di limitare e fermare l’afflusso dei lavoratori italiani, ma anche di ridurne gradualmente la loro permanenza in Germania trattenendo in Italia coloro che vi si recavano in licenza. Ma alla fine le insistenze tedesche ebbero la meglio. Le scuse e quelle azioni per riparare al danno commesso non mancarono mai dal fronte tedesco, pur sottolineando quella negligenza ed indisciplina, che molto frequentemente si ravvisavano in diversi lavoratori italiani.

Furono anni difficili, che non fecero mai maturare nella popolazione tedesca, come in quella italiana quella simbiosi, quell’amicizia, richiesta invece dal Patto d’Acciaio, ma soprattutto dal Fuhrer ai tedeschi, dal Duce agli italiani. Eppure solo tra il 1938 e il 1942 le partenze dei braccianti agricoli si attestò intorno ai 200 mila individui, mentre solo degli operai italiani ci furono quasi 290 mila partenze.

Al lavoro nella Germania di Hitler: un lavoro inedito e necessario per poter comprendere meglio alcune realtà quotidiane, documentabili solo grazie alle importantissime testimonianze che Cesare Bermani ha raccolto attraverso le interviste e diari concessi dalle ultime persone ancora in vita. Un libro che si basa non solo più su storie di grandi uomini e fatti politici, ma che riesce a dar voce anche a gente comune, che eppure possono raccontare esperienze importanti e necessarie per riempire grandi lacune che ancora la storiografia contemporanea possiede.

© Riproduzione Riservata
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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. 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Controcampus ha un proprio obiettivo: confermarsi come la principale fonte di informazione universitaria, diventando giorno dopo giorno, notizia dopo notizia un punto di riferimento per i giovani universitari, per i dottorandi, per i ricercatori, per i docenti che costituiscono il target di riferimento del portale. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito, l’università gratis. L’università a portata di click è cosi che ci piace chiamarla. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto