Dal punto di vista occupazionale, si prospetta all’orizzonte un’elevata richiesta di figure professionali esperte in finanza islamica (mediatori creditizi, promotori finanziari, bancari etc.).
Tra le tre religioni monoteiste l’islam si caratterizza per una stretta relazione tra la dimensione teologica – morale e quella normativa sia essa sociale, politica o economica.
La finanza islamica è basata su alcune interpretazioni del Corano (oltre agli atti del profeta e il consenso dei dotti).
I principi economici su cui si basa la finanza islamica sono il
- divieto del tasso di interesse (Riba),
- divieto dell’incertezza (Gharar),
- divieto della speculazione (Maysir),
- divieti e consensi (Haram vs Halal) e la tassa islamica (Zakāt).
L’interesse nella finanza islamica non è legittimato come titolo di risarcimento per chi immobilizza il denaro per metterlo a disposizione del debitore. Contrariamente a quanto si creda, nella finanza islamica l’interesse risk-free è considerato usura a prescindere dal tasso di interesse. Il divieto della speculazione e incertezza invece è inteso come divieto morale di ricorrere o prestare denaro a chi pratica leva finanziaria, carry trade e qualsiasi forma di speculazione. Alcune correnti di pensiero estendono il divieto di incertezza al finanziamento di attività di scommesse. Mentre la proibizione del Riba è assoluta, il Gharar nella finanza islamica è vietato solo se rilevante.
Per quanto riguarda i divieti e i consensi nella finanza islamica, l’Islam riconosce la libertà dell’attività imprenditoriale e negoziale ma indica i paletti entro i quali tale libertà può essere esercitata (sistema common law in contrapposizione al sistema occidentale civil law). E’ vietato l’investimento in attività economiche connesse alla produzione e distribuzione di alcol, tabacco, armi, pornografia, carne suina e gioco d’azzardo.
Una differenza evidente tra la finanza islamica e quella tradizionale è l’enfasi sugli investimenti socialmente responsabili. Mentre secondo la tradizione occidentale è semplicemente possibile investire in modo responsabile per l’Islam ciò è strettamente obbligatorio, assicurandosi che il denaro investito non si utilizzato per scopi non responsabili (droghe, alcol etc.).
Attualmente, anche nel mondo occidentale, molte istituzioni finanziarie offrono prodotti e servizi finanziari in accordo con le regole della finanza islamica. Fondamentalmente non è una scelta di un modello più funzionale e vantaggioso rispetto ai modelli tradizionali, ma un modo per abbracciare una grossa fetta di mercato, essendoci 17 milioni di musulmani in europa e un’elevato numero di operatori non musulmani attratti dai prodotti finanziari islamici. In Italia sono presenti circa 1,3 milioni di musulmani che rappresentano circa un terzo degli stranieri residenti e oltre il 2% degli italiani. Le stime per il 2050 prevedono che essi raggiungeranno i 2,6 milioni.
Attualmente non sono presenti delle banche islamiche in Italia e l’offerta di prodotti e servizi Shari’ah compliant è insufficiente a soddisfare la domanda potenziale. Sul piano normativo e strategico, il mercato italiano sconta notevoli ritardi rispetto agli altri paesi europei che invece si stanno adeguando. Un recente studio ha stimato che la raccolta potenziale da clienti musulmani possa raggiungere 4.500 milioni di euro nel 2015, con ricavi potenziali per il sistema bancario islamico per oltre 170 milioni di euro. La potenziale domanda di prodotti e servizi finanziari islamici sopra menzionata non tiene conto del fatto che tali prodotti e servizi potrebbero essere richiesti anche da parte della popolazione non musulmana vista la loro eticità ed il loro forte legame con l’economia reale e, quindi, la domanda sarà sicuramente maggiore rispetto alle stime.
Dal punto di vista occupazionale, si prospetta all’orizzonte un’elevata richiesta di figure professionali esperte in finanza islamica (mediatori creditizi, promotori finanziari, bancari etc.).