La logopedia dell’età evolutiva individua varie tappe dello sviluppo linguistico del bambino e l’età media in cui queste vengono effettivamente raggiunte.
Tempi di acquisizione del linguaggio che variano ampiamente da bambino a bambino e che dipendono non solo dalle abilità innate di quest’ultimo.
Anche dall’ambiente linguistico più o meno stimolante in cui è immerso. Il che rende difficile prevedere con certezza l’esatto sviluppo linguistico del minore.
Ma cosa succede quando i genitori scoprono nel bambino difficoltà nel linguaggio, quando cioè questi tarda a parlare o pronuncia male o maniera indecifrabile parole anche semplici?
La Logopedia e i logopedisti esistono proprio per questo. Sostenere il bambino attraverso una terapia riabilitativa programmata, fatta di semplici ma fondamentali esercizi ad hoc. Studiati apposta affinché il bambino possa appropriarsi del “codice lingua” e migliorare, quindi, sensibilmente le proprie chance comunicative.
La prima e l’ultima tappa di ogni terapia passa dal logopedista. Questo con esercizi mirati e suggerimenti sullo stile di vita, accompagna, attraverso un training specifico, il bambino alla corretta padronanza degli strumenti espressivi.
Gli esercizi di logopedia sono scelti di volta in volta, in base alle necessità del bambino, ma gli obiettivi sono sempre gli stessi.
Ci sono esercizi logopedici per tutte le esigenze. Tutti più o meno compatibili tra di loro, ma differenziati, a seconda del deficit palesato, attraverso cui il logopedista procede al recupero funzionale del linguaggio.
Esercizi per lo sviluppo:
- Memoria e dell’attenzione;
- Percezione uditiva;
- Laterità;
- Organizzazione spazio temporale;
- Direzione, dimensioni fisiche e organizzazione spaziale;
- Schema corporeo;
- Capacità motorie;
- Riscaldamento logopedico;
- Capacità linguistiche.
Lo specialista in Logopedista somministra esercizi specifici sia per orientare e valutare lo sviluppo linguistico del bambino. Sia in comprensione che in produzione, che per analizzare il linguaggio in diverse situazioni. Identificando eventuali fattori che rallentano lo sviluppo linguistico.
Esercizi di logopedia e gioco: quali sono e come funzionano: scarica gratis qui PDF
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Obiettivo degli esercizi di logopedia è quello di costruire memoria, alfabeto, fonetica e articolazione della voce.
Esercizi tipici che la logopedia racchiude in tre famiglie principali:
- Stimolazione linguistica: Il terapeuta coinvolge il bambino in una conversazione giocosa, utilizzando libri, immagini, oggetti, pupazzi e giochi di ruolo. L’idea di base, è quella di colmare il gap cognitivo del bambino rispetto al vocabolario. Combinazioni di parole sono spesso utilizzate per creare la consapevolezza della sintassi e della semantica del linguaggio. Pronuncia corretta ed esercizi di ripetizione sono, invece, impiegati per migliorare la fluenza.ì
- Attività di stimolazione foniatrica: Questi esercizi hanno a che fare con la produzione del suono e fonetica. I terapisti correggere il suono e sillabe, durante le attività di gioco. Dimostrazioni sul movimento della lingua, per produrre suoni specifici, sono dati.
- Attività di stimolazione motoria: Include esercizi di rafforzamento muscolare. Alcuni terapisti utilizzano diverse texture alimentari per aiutare i ragazzi a capire i processi di mangiare e di deglutizione. O attraverso appositi test psicomotori tesi a stimolare la percezione spazio-temporale.
Attraverso esercizi di logopedia ad hoc, il “medico del linguaggio” insegna ai piccoli pazienti a gestire la voce in tutte le occasioni e a prevenire disturbi futuri. Lavorando sulla postura e sui muscoli del corpo e del collo. Nonché sulla respirazione (utilizzando correttamente il diaframma, il muscolo che fa espandere i polmoni.
In logopedia, aldilà dei diversi approcci al recupero funzionale del bambino, esiste tuttavia un denominatore comune.
Tutti gli esercizi sopracitati sono integrati con l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi. Le attività e gli strumenti ludico-formative. Ed è qui che il gioco, in quanto attività plastica e congeniale all’individuo negli anni di crescita, diviene strumento terapeutico impareggiabile in Logopedia.
Ruolo dei genitori nella logopedia: scarica guida
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La partecipazione ludica alla terapia rieducativa è, infatti, condizione indispensabile per raggiungere i risultati desiderati.
Imitazione e primo linguaggio favoriscono la nascita del pensiero astratto e della rappresentazione mentale, quindi della consapevolezza del mondo circostante.
Il gioco nella logopedia esplica, inoltre, un’ineludibile funzione sociale. Lo scambio relazionale che si instaura giocando favorisce la creatività del bambino. Lo rende protagonista attivo del gioco stesso. L’apprendimento si lega alla capacità di imparare inventando, riapplicando in modo originale ciò che ha appreso: movimento, attività mentali, linguaggio.
Lo sviluppo linguistico nel bambino, si è detto, non è né rigido né uniforme, ma varia da bambino a bambino. L’età di acquisizione del linguaggio non va quindi considerata rigidamente. Spesso, però, quando si è genitori e si pensa che lo sviluppo linguistico del proprio bambino sia lento o irregolare, si agisce di impulso. Ci si confronta con altri genitori, parenti o con il medico pediatra, si fanno ricerche sconclusionate. Ci si affida a truffatori o si applicano rimedi “logopedici” fai da te.
Allarmismi controproducenti, accusa la logopedia, che aggravano il problema e destabilizzano emotivamente il minore. Il primo ostacolo da abbattere è dunque l’ansia. Sempre comprensibile ma spesso esasperata, di mamma e papà di risolvere la “disfunzione” senza attendere che siano decorsi gli opportuni tempi “biologici”.
Ma quando il problema è reale e l’intervento della logopedia indispensabile, il ruolo dei genitori non può che rappresentare una risorsa “terapeutica” insostituibile. Mamma e papà, insistono gli specialisti, possono molto nel recupero del bambino. Che inizia a presentare disfluenze ed esitazioni verbali, accompagnandolo quotidianamente e responsabilmente nel percorso terapeutico.
Consigli ed esercizi di logopedia er allenare il bambino al linguaggio
- Mostrate disponibilità all’ascolto ed affezione incondizionata al bambino;
- Adottate un linguaggio semplice. rallentato in presenza del bambino, offrendo un “modello” verbale chiaro e preciso. In particolare dopo aver ascoltato la difficoltà del bambino, senza scadere nell’artificiosità e “stranezza”. Modellate il linguaggio senza anormalità, lentamente e con frequenti pause d’accentazione;
- Modellate l’eloquio in modo disteso, consigliando la stessa modalità agli altri membri della famiglia;
- Evitate che il bambino acquisti familiarità al “suono” del suo linguaggio, fissandolo acusticamente;
- Privilegiate un vocabolario elementare e frasi corte;
- Non interrompete o anticipate le frasi o finire il discorso del bambino. Rispettate i “turni” d’inserimento verbale e non sovrapponetevi mentre si parla;
- Attendete che formuli la frase o discorso con disponibilità e attenzione;
- Utilizzate pause nel discorso e nella comunicazione. Aumentando la pause tra una richiesta e la su risposta. Offrendo una minore pressione “temporale” al “linguaggio” del bambino che percepirà un clima di distensione e tranquillità.
- Commentate singole situazioni o momenti del fare, piuttosto che porre frequenti domande che affaticano il bambino;
- Durante i momenti di maggiore difficoltà verbale offrite al bambino le più ampie occasioni di linguaggio. E la possibilità di parlare liberamente stimolato da percorsi ludici a lui particolarmente interessanti e gradevoli;
- Organizzate percorsi e momenti di attività non-verbali, di costruzione, ecc. Che possano “scaricare” ed alleggerire la tensione verbale, valorizzando forme comunicative alternative;
E ancora è importante osservare:
- Evitate “competizioni verbali”. Ad es. obbligare a raccontare eventi ad amici o parenti, al fine di limitare e contenere la «pressione» del livello di costruzione verbale del bambino;
- Evitate reazione emotive ai blocchi verbali come una particolare mimica del volto, distogliendo lo sguardo, ecc;
- Preparate il bambino ad affrontare situazioni nuove simulando l’evento, tranquillizzando i suoi livelli d’eccitazione ed ansia naturali,
- Non evidenziate al bambino le sue difficoltà verbali. Invitandolo alla “calma”, a “prendere il fiato”, “a parlare lentamente”. Ad “aprire di più la bocca”, “a rallentare”, a “pensare a quello che deve dire” si comunica la sua diversità. Si comunicano forti livelli d’ansia che appartengono all’adulto ma non al bambino che “vive la difficoltà” ma non la “prova” ancora. Il bambino potrebbe equivocare la natura dello stimolo interpretandolo come un rimprovero;
- Le pressioni dei genitori spingono il bambino a prendersi carico della sua esecuzione verbale, compromettendo il carattere di spontaneità e naturalezza della comunicazione;
- Se il bambino sottolinea la sua difficoltà verbale, presentategli il fatto che tutte le persone hanno difficoltà ed esitazioni verbali quando stanche o particolarmente agitate;
- Evidenziate le sue qualità, capacità e punti di forza;
- Ricordate che molti bambini fino a 6/7 anni presentano disfluenze normali fisiologiche e di sviluppo in un quadro personale assolutamente normale e non logopatico. Difficoltà che regrediscono naturalmente all’interno di relazioni parentali positive e serene.
- Dimostrate il piacere di comunicare durante le situazioni routinarie (vestirsi, mangiar, lavarsi, andare a dormire);
- Sfruttate i diversi contesti che si creano durante la giornata per descrivere e raccontare ciò che vi circonda. (Una passeggiata al parco, andare a fare la spesa, preparare la torta);
- Proponete canzoncine e filastrocche abbinandovi gesti e mimica che diano significato alle parole;
- Proponete libri figurati e commentateli con lui.