Ecco la Classifica Universitaria e i dati ufficiali per decidere se e iscriversi
Medicina, ingegneria e chimica sono i corsi che offrono le migliori possibilità d’inserimento lavorativo. Ma le prospettive economiche ed occupazionali aumentano progressivamente a 5 anni dalla laurea per tutti i gruppi disciplinari.
Conviene oggi iscriversi all’università italiana?
Per Miur, Anvur ed AlmaLaurea, non vi è alcun dubbio: la laurea riduce il rischio di disoccupazione.
Il sistema universitario secondo il Miur. Nel Rapporto “I laureati e il lavoro” (pubblicato nella sezione dedicata alle statistiche), il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca sostiene che la formazione universitaria sia direttamente proporzionale alle possibilità di trovare una valida sistemazione occupazionale e che il numero di coloro i quali siano alla ricerca di un lavoro tenda a diminuire, progressivamente, con l’aumentare del livello d’istruzione. Stando ai dati relativi al 2010, oltre il 73% dei laureati troverebbe lavoro a tre anni dal conseguimento del titolo. E le corone d’alloro più gettonare sarebbero medici ed ingegneri.
Classifica Università e XVI Rapporto AlmaLaurea sui laureati Italiani e il lavoro
La Classificha AlmaLaurea. Il XVI Rapporto AlmaLaurea ha coinvolto quasi 450mila laureati post-riforma dei 64 atenei aderenti al Consorzio, ed ha il pregio d’evidenziare ed argomentare, attraverso impeccabili statistiche, la situazione occupazionale delle corone d’alloro italiane.
Stando alle indagini condotte e diramate dal Consorzio, le vicende post-universitarie dei giovani laureati non sarebbero comunque delle più tragiche.
Al di là del deleterio tasso di disoccupazione, giunto ormai a quota 13,6%, infatti, le corone d’alloro continuerebbero, fortunatamente, a godere di lievi vantaggi lavorativi rispetto ai diplomati, soprattutto a cinque anni dal conseguimento del titolo.
Ma il tasso dei laureati relativo alle università italiane resta di gran lunga inferiore rispetto a quello degli altri Paesi Ocse. Dalle stime divulgate, infatti, emerge che il Bel Paese occupa le ultime posizioni della classifica Ocse con una percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni pari al 21%. E, come se non bastasse, soltanto il 30% dei diplomati sceglie di proseguire gli studi. E’ quanto emerge dal XVI Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati.
Scandagliando attentamente gli innumerevoli indicatori relativi alla condizione occupazionale delle corone d’alloro, risulta non del tutto inverosimile arguire, innanzitutto, un aumento della disoccupazione rispetto all’anno passato. Sebbene non tutti i settori lavorativi siano stati scalfiti allo stesso modo dalla crisi economica, nell’ultimo anno, tutti i tipi di laurea esaminati hanno registrato un deleterio incremento della quota di disoccupati. Sintomo, questo, non del malfunzionamento del sistema universitario ma dell’inesorabile penuria di adeguate offerte lavorative e della chiusura delle aziende. Ciò malgrado, secondo gli esperti del Consorzio Almalaurea, nel lungo periodo, le condizioni lavorative dei laureati migliorerebbero progressivamente. A cinque anni dalla laurea, infatti, l’occupazione tende a lambire la soglia del 90%. E con il passare del tempo, non solo aumentano gli stipendi, ma si riduce il divario Nord-Sud relativo alle condizioni lavorative, che ovviamente, nel breve periodo arridono ai laureati del settentrione.
Classifica Università e Classifica AlmaLaurea
Ecco la classifica Almalaurea delle 20 università con le più alte percentuali di laureati occupati e con i relativi guadagni mensili (media):
- Università di Roma Foro Italico: 78,3% – 759 euro
- Università di Bolzano: 76,0% – 1.588 euro
- Università della Valle d’Aosta: 66,4% – 1.480 euro
- Università di Verona: 60,8% – 1.124 euro
- Università Insubria: 58,3% – 1.188 euro
- Università di Modena e Reggio Emilia: 57,2% – 1.162 euro
- Università Bra Scienze Gastronomiche: 56,5%% – 1.090 euro
- Università di Roma Unint: 55,7% – 1.208 euro
- Università di Torino: 54,1% – 1.041 euro
- Università del Piemonte Orientale: 53,4% – 1.199 euro
- Università di Udine: 53,1% – 1.069 euro
- Università di Macerata: 52,9% – 1.111 euro
- Università di Padova: 52,4% – 1.066 euro
- Università di Genova: 52,3% – 1.051 euro
- Università di Venezia Ca’ Foscari: 52,2% – 1.057 euro
- Università di Milano Iulm: 52,2% – 1.078 euro
- Urbino Carlo Bo: 52,0% – 1.028 euro
- Roma Tor Vergata: 50,8% – 1.106 euro
- Università di Perugia per stranieri: 50,6% – 1.307 euro
- Università di Firenze: 50,4% – 1.049 euro
Ecco la Classifica AlmaLaurea relativa alla condizione occupazionale per gruppo disciplinare (tasso di occupazione in percentuale, ottenuto effettuando un rapporto tra il numero degli intervistati e coloro i quali hanno dichiarato di svolgere un’attività)
- Classifica settore Medico: 96.3%
- Classifica settore Ingegneria: 94,5%
- Classifica settore Chimico – farmaceutico: 93,2%
- Classifica settore Scientifico: 90,0%
- Classifica settore Difesa e sicurezza: 87,5%
- Classifica settore Economico – statistico: 85,5%
- Classifica settore Educazione fisica: 84,5%
- Classifica settore Architettura: 84,2%
- Classifica settore Agrario: 83,8%
- Classifica settore Geo – biologico: 80,5%
- Classifica settore Linguistico: 80,0%
- Classifica settore Politico – sociale: 78,9%
- Classifica settore Insegnamento: 76,5%
- Classifica settore Letterario: 70,7%
- Classifica settore Giuridico: 56,1%
Classifica Università: e Rapporto Anvur
L’università ed il Rapporto Anvur. Il 30 giugno 2013, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario (Anvur) ha divulgato i dati relativi alla qualità della Ricerca per il periodo 2004-2010. Secondo alcune correnti di pensiero, la valutazione effettuata dall’Anvur avrebbe il pregio di essere l’unica al mondo, per complessità e mole di lavoro adoperate. In effetti, gli esperti (circa 450) hanno avuto l’arduo compito di esaminare qualcosa come 133 enti: 95 università, 12 Enti di Ricerca vigilati dal Miur e 26 Enti “volontari”.
Introdotto dal Governo Berlusconi (ed in particolare dal Ministro Gelmini), il Sistema della Valutazione della Qualità e Ricerca tenderà a ridurre, in maniera a dir poco sintomatica, il divario che, da tempo, separa l’Italia dagli altri Paesi moderni.
La valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) 2004-2010 rappresenta la principale attività espletata dall’Anvur ed è finalizzata a fotografare, in maniera oggettiva, la reale situazione delle Università italiane. La VQR ha ad oggetto 95 Università, 12 Enti di Ricerca vigilati dal Miur e 26 Enti volontari. Il rapporto Anvur, unico al mondo, è stato espletato da 450 esperti, i quali, riuniti in 14 gruppi di lavoro, hanno analizzato 184.878 prodotti di ricerca.
Il rapporto Anvur 2013 ha il pregio di renderci edotti in merito alla qualità della ricerca universitaria, fotografando e valutando, in maniera a dir poco meticolosa, i risultati inerenti alle 14 aree scientifiche vagliate. Secondo i 450 esperti, la Valutazione della Qualità della Ricerca Universitaria (VQR) ha il pregio di offrire un’analisi dei dipartimenti degli Atenei e, al contempo, di consentire un confronto della qualità della ricerca nazionale con quella dei principali Paesi internazionali. La classifica delle migliori università stilata dall’Anvur è stata ottenuta sommando i risultati inerenti ai singoli ambiti disciplinari, dalla matematica fino alle scienze politiche.
In sintesi, secondo l’Anvur le migliori Università italiane sono quelle di Padova (cat. Grandi), Trento (cat. Medie) e Pisa S. Anna (cat. Piccole). Inoltre, anche per gli esperti dell’Agenzia Nazionale, la laurea continua, nonostante le difficoltà economiche in cui versa il nostro Paese, ad offrire prospettive occupazionali di gran lunga maggiori di quelle relative ai diplomi di scuola superiore. “L’analisi dei tassi di occupazione e disoccupazione per gruppo disciplinare del corso di studio – ha dichiarato di recente l’Agenzia – rivela che i laureati in materie scientifiche, ingegneristiche e mediche – ad eccezione del curriculum geo-biologico – sono quelli con le minori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, sia per l’intera popolazione in età da lavoro (15-64 anni) sia per la popolazione giovane (25-34 anni)”.
N.B. Per correttezza deontologica ci teniamo a precisare che le presenti classifiche sono soltanto alcune delle tante ricavabili dal cospicuo Rapporto AlmaLaurea, e che con esse non si vuole in alcun modo condizionare la scelta delle aspiranti matricole.
Antonio Migliorino