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Riforma Scuola 2015 Renzi Giannini: Concorso Scuola e Patto Educativo

A. A.
23/11/2024

Tutto sulla Riforma Scuola 2015 Renzi.

Le coperture dovrebbero arrivare dalla spending rewiev. Escluso (accuratamente) qualsiasi “ritocco” alle tasse. Un mese e mezzo per capire se sarà Patto educativo o l’ennesima riforma. “Da qui al 28 febbraio scriveremo i testi” della riforma, “il decreto e il disegno di legge”. Renzi, in un cliccatissimo video, snocciola il rosario della riforma scuola 2015 Renzi.

Riforma Scuola 2015 Renzi: i dodici punti de “La Buona Scuola”

Riforma Scuola 2015 Renzi: critiche da sindacati e studenti

Trionfalismo renziano a parte, ad incendiare il dibattito è soprattutto la presunta natura “autocefala” della riforma Renzie-Giannini. “Siate protagonisti, non spettatori del cambiamento. Non siate cinici e pessimisti.” Poi fanno tutto di testa loro. Si può riassumere così la protesta degli scettici. Nessun passaggio dal Consiglio dei ministri, nessun parere sulle previsioni di spesa ecc. Una campagna pubblicitaria, accusano in molti, condatta a forza di sondaggi e spot, priva di una scrittura collettiva (docenti, genitori, studenti, Ata, tutte figure cui Renzi ammiccherebbe furbescamente) che, nonostante gli appelli alla cooperazione, non lascerebbe alcuno spazio alla critica e a proposte alternative. Questo il j’accuse che si leva, unisono, da lavoratori della scuola (sigle sindacali in testa) e studenti, esclusi tout court dal tavolo e ora pronti ad incrociare le braccia. Manca un’idea di assieme, lamentano, oltre ad un reale collegamento tra i provvedimenti. Per loro la Riforma Scuola 2015 sa già di rivoluzione mancata: un sordo ritorno alla logica gentiliana di un’istruzione “di classe”, che, per di più, restituirebbe, in barba alla sventolata necessità di un piano d’azione unitario, la visione di un’istruzione a compartimenti stagni, sacrificata ad un merchandising mediatico che seppellisce diritti e condivisione concreta.

Che non sia tutto oro quello che luccica negli occhi compiaciuti del telegenico Renzi, è fatto ormai pacifico. Ma quali sono i pregi e quali, invece, i limiti più o meno evidenti  dell’annunciata riforma scuola 2015 Renzi? Lo abbiamo chiesto a Rino Di Meglio, Coordinatore Nazionale della Gilda degli Insegnanti e della Federazione Gilda Unams.

Dott. Di Meglio, il Premier Renzi ha recentemente messo sul tappeto i problemi della scuola in vista di una riorganizzazione che entro febbraio 2015 dovrebbe tradursi in un nuovo patto educativo tra la scuola e i suoi utenti. Un progetto, “La Buona Scuola”, con più ombre che luci. Cosa la convince e cosa no dell’annunciata Riforma Scuola 2015?

“Il documento non ci convince. Sono molti gli aspetti che contestiamo, a partire dal titolo che sembra trasmettere l’immagine di una scuola riformata “buona” che si contrapporrebbe all’attuale scuola “non buona”.

La Gilda degli Insegnanti è convinta che la scuola vera, non quella degli slogan politici, sia già buona soprattutto per merito dei docenti e del loro lavoro. Le proposte presentate, sia quelle positive come l’assunzione dei precari, sia quelle negative come l’abolizione degli scatti di anzianità, sono un gioco di prestigio che sottrae fondi al sistema dell’istruzione per ridistribuirli in maniera poco limpida e poco sincera. Nel progetto la scuola non viene riconosciuta come istituzione della Repubblica ma considerata mero servizio all’utenza e gli istituti si configurano come aziende in concorrenza tra loro, ignorando che la finalità della scuola è educativa, non produttiva. Grave anche l’assenza di risorse finanziarie aggiuntive senza le quali è impossibile realizzare alcuna riforma. Inoltre mancano i riferimenti alla cultura e al valore dello studio e alla contrattazione con le parti sociali. Consideriamo poi totalmente inaccettabile l’ipotesi di eliminazione degli scatti di anzianità a favore di “scatti di competenza” legati a un presunto merito e contingentati su una percentuale prefissata per legge di docenti (66%) nella singola scuola o in reti di scuole. “

Tra i cardini dell’annunciata Riforma Scuola 2015, c’è ovviamente la corsa all’assunzione, dal 2015, di oltre 100 mila insegnanti. Restano ancora da chiarire, però, criteri, finalità e coperture finanziarie. Il timore è che tutto si risolva nel classico salvagente assistenziale, lontano dallo spirito di una vera riforma. Qual è la Sua opinione? 

“Il progetto di stabilizzazione dei circa 150mila precari storici inseriti nelle Graduatorie a Esaurimento a partire dal 1 settembre 2015 rappresenta un aspetto decisamente positivo del piano “La Buona Scuola”. Si tratta anche di una vittoria della Gilda che ha promosso e vinto il ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro l’abuso dei contratti a tempo determinato per oltre tre anni consecutivi. Resta aperto però il problema delle risorse con cui far fronte alle assunzioni, perché è inaccettabile che il superamento del precariato venga finanziato con tagli reali delle retribuzioni dei docenti e che si scambino diritti e stipendi in cambio di posto di lavoro.”

Parliamo di disoccupazione giovanile in Italia, c’è chi pensa che in realtà l’enorme disoccupazione giovanile italiana sia soprattutto l’esito amarissimo della profonda crisi della scuola e della sua quasi totale separazione dal mondo del lavoro?

“Prima di tutto non è vero che la scuola italiana è in crisi profonda perché, nonostante i  feroci tagli subiti, riesce a mantenere un buon livello. Il problema è un altro: come fa, per esempio, la scuola a collegarsi con il mondo del lavoro laddove quest’ultimo non esiste proprio? In alcune zone d’Italia, soprattutto al Sud, alla scuola mancano gli interlocutori con cui relazionarsi sulle tematiche del lavoro e le realtà produttive in cui introdurre gli studenti.”

L’annunciata Riforma Scuola 2015 mette l’accento anche sul rafforzamento deciso dell’alternanza scuola-lavoro. Siamo ad una svolta? Come rivitalizzare le sinergie tra scuola-università-lavoro?

“Il sistema delineato nel documento del Governo è certamente innovativo, ma manca una visione chiara dei provvedimenti proposti. Non è chiara anche la governance delle scuole che operano in “formazione congiunta” con il settore privato delle imprese e che dovrebbero creare “Fondazioni di natura privatistica” per commercializzare servizi e prodotti con una presenza incisiva del privato. Tutto ciò accentuerebbe il rischio che la scuola diventi un parziale segmento di ricerca e sviluppo della singola azienda o di reti di aziende. Riteniamo preoccupante anche la mancanza di riferimenti all’implementazione dell’organico per far funzionare i laboratori, con il rischio che una parte importante del monte ore annuale dedicato alle normali lezioni sia assorbito da forme di alternanza scuola-lavoro dietro cui possono nascondersi i soliti stage non retribuiti senza alcun effettivo riscontro in termini di professionalizzazione e acquisizione di competenze per gli studenti.”

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Antonietta Amato Studentessa alla facoltà di Economia, è entrata nel mondo del giornalismo giovanissima. Ha partecipato in qualità di direttrice ad un progetto che prevedeva la diffusione locale di un giornale prodotto completamente da ragazzi, i cui proventi sono stati devoluti interamente all’Unicef . Animata anche dalla passione per la scrittura, si è diplomata con una buona media al liceo classico, si è iscritta alla facoltà di economia e gestisce un’attività commerciale, ma continua a coltivare il sogno di poter lavorare un giorno in un’azienda che faccia dell’informazione apartitica la sua capacità distintiva. Il suo compito a Controcampus prevede la risoluzione di tutte le questioni relative alla organizzazione amministrativa, gestione utenze presso la testata: sarà ben disponibile a dare ai nostri collaboratori tutte le relative informazioni. Leggi tutto
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