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Talenti attivi over 50, tra difficoltà e potenziale: Università Cattolica

Maria Cirillo 14 Gennaio 2019
M. C.
21/11/2024

Ecco come avere talenti attivi  anche over 50 in un mercato del lavoro oggi certamente segnato da tante difficoltà, ma nel quale è possibile cercare un potenziale attivo.

A spiegarlo è l’Università Cattolica di Milano.

Quasi un lavoratore su due over 50 su due (45,7%) al lavoro è “in difficoltà” ma ha ancora potenziale da esprimere.

Se ne parla giovedì 17 gennaio in Università Cattolica. Verrà presentata la ricerca realizzata da Valore D.

Quasi la metà delle persone (45,7%) danno molto sul lavoro, ma vivono momenti di difficoltà. Una popolazione aziendale identificata come Talenti Attivi ma in Difficoltà.

La ricerca Cattolica mostra che si tratta di un periodo di vita complesso. L’altro obiettivo della ricerca è di fornire alle aziende indicazioni operative per anticipare e gestire l’invecchiamento della forza lavoro.

Dai dati emerge che le organizzazioni possono fare molto per conservare i propri talenti attivi nel tempo.

Le aziende che lavorano sugli stereotipi legati all’età aumentano la probabilità di avere nell’organizzazione collaboratori over 50 che rientrano nel profilo.

Talenti attivi e senza età: donne e uomini over 50 e il lavoro all’Università Cattolica di Milano

Le analisi condotte hanno evidenziato 3 tipologie di lavoratori over 50. I talenti attivi in cui rientra il 30,9% del campione sono coloro che hanno un livello alto di potenziale lavorativo. Hanno elevati livelli di performance e sono realizzati da un punto di vista personale.

I talenti attivi ma in difficoltà, quasi la metà del campione (45,7%), sono lavoratori che danno  molto sul lavoro anche se risultano meno performanti dei talenti attivi. Riportano punteggi inferiori di realizzazione di vita personale. Infine i talenti smarriti (23,4%) mostrano i livelli più bassi di performance e di realizzazione personale.

Un approfondimento importante di questo studio è stato inoltre relativo alle transizioni degli over50 che risultano invisibili alle organizzazioni. Ma che incidono significativamente sul potenziale di questi lavoratori.

Un lavoratore over 50 su tre ha affrontato negli ultimi anni un evento negativo (malattia propria o di cari, separazioni, lutti, cambiamenti lavorativi, ecc.) che ha peggiorato la sua vita.

È interessante notare che le risorse aziendali in questi importanti momenti di cambiamento si attivano più facilmente per coloro che hanno un cambiamento di vita positivo. Meno facilmente per coloro che affrontano un cambiamento critico.

Le aziende sono quindi ancora fortemente impreparate a saper leggere e trattare momenti di questo tipo che risultano però cruciali perle strategie di ingaggio degli over50 al lavoro.

Il punto di Barbara Falcomer direttrice generale di Valore D

«In un Paese che fa pochi figli e che invecchia sempre di più, i cinquantenni sono i ‘nuovi giovani’ con in più l’esperienza. Ma questo cambiamento non è stato ancora codificato a livello organizzativo, così gli over50 sono spesso ‘tagliati fuori’ dalle nuove sfide ed opportunità del mondo del lavoro, e non riescono ad esprimere tutto il loro potenziale. Sono molto soddisfatta – ha spiegato Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D –  che con l’Università Cattolica abbiamo ampliato e aggiornato la ricerca “Talenti senza Età”, ascoltando anche gli uomini, per fornire alle aziende spunti e strumenti per conoscere meglio, ingaggiare e continuare a valorizzare il contributo e il potenziale di tanti lavoratori che rappresentano una crescente quota della popolazione attiva e produttiva».

Claudia Manzi, del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia

«Fare ricerca sui lavoratori over50 in Italia è importante per diverse ragioni. In primo luogo perché il futuro delle organizzazioni è soprattutto over50. Inoltre sappiamo ben poco dell’impegno, della motivazione e della performance di questi lavoratori, anzi molto spesso il talento dopo i 50 anni rimane invisibile, seppellito da tanti stereotipi sull’invecchiamento. Infine un’accurata comprensione della realtà di vita e di lavoro che caratterizza questa generazione è indispensabile per poter intervenire più efficacemente sugli ambienti di lavoro. Talenti senza età 2019 è certamente tra i primi progetti in Italia in grado di fornire risposte affidabili a molti quesiti.– ha spiegato la prof.ssa Claudia Manzi, del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica che ha curato la direzione scientifica del progetto. – Un ringraziamento speciale va a tutti i Talenti senza età che con generosità ed entusiasmo si sono raccontati. La loro generosa condivisione ha reso possibile la riuscita di questo lavoro di ricerca».

© Riproduzione Riservata
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Maria Cirillo Amo la scrittura, è una mia passione, per questo sono fortemente motivata e spinta alla collaborazione giornalistica. Leggi tutto