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Scadenza quota 100 e novità pensioni anticipate e APE sociale

Daniela Saraco 17 Febbraio 2020
D. S.
19/11/2024

Dalla scadenza quota 100, alla pensioni anticipate, flessibilità in uscita e un salto di cinque anni per il fine lavoro: aggiornamenti per quando fare domanda, conteggio della pensione, APE sociale e quota 41.

Scopri subito le news per requisiti d’età, contributi e scadenza quota 100 con la Legge di Bilancio 2020.

Il mese di gennaio ha ufficialmente segnato l’inizio delle trattative tra Governo e Sindacati sulla riforma del sistema pensionistico. In primo piano ci sono la flessibilità in uscita e il superamento di Quota 100. La riforma delle pensioni 2020 prevede una proroga per le donne che, in possesso di alcuni requisiti, possono lasciare in anticipo il lavoro senza aspettare l’età prevista. Riconfermata anche l’APE sociale 2020. Difatti, in casi di crisi aziendali è possibile anticipare il trattamento pensionistico. Anche le pensioni con quota 100 sono state riapprovate fino al 31 dicembre 2021. E dopo tale data che succede?

Il  rischio è che nel 2022, quando dovrebbe tornare in vigore la legge Fornero, che prevede sostanzialmente il pensionamento di vecchiaia a 67 anni o con 41 anni e 10 medi di contributi, avvenga il cosiddetto scalone, con un “salto” di cinque anni per andare in pensione.

Quota 100, invece, consente di andare in pensione a 62 anni d’età e 38 di contributi versati. Quota 100 però è stata introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021. Alla fine del 2021, dunque non ci sarà più. La scadenza Quota 100 riguarda il raggiungimento dei requisiti per accedere alla misura: chi, quindi, non riesce a raggiungere i 62 anni di età e i 38 anni di contributi versati entro la fine del 2021 non avrà possibilità di accedere alla pensione con la quota 100.

Data scadenza quota 100 nel 2021: cosa succede dopo: ipotesi quota 102, come funziona

La scadenza Quota 100 è fissata, quindi, per la fine del 2021. A sostituire la Quota 100 potrebbe essere la Quota 102, una proposta avanzata da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e consulente nei tavoli che l’esecutivo terrà nelle prossime settimane sul tema. L’obiettivo è quello di garantire la flessibilità in uscita anche in futuro. E la sua prima proposta è quella di farlo per tutti i lavoratori, con la quota 102, cioè la  pensione a 64 anni di età e almeno 38 di contributi. Ma ancora proteste per il mondo pensionistico. Infatti i sindacati bocciano Quota 102.

Il No è secco  dei sindacati all’ipotesi di una riforma delle pensioni con Quota 102. Le ipotesi di riforma previdenziale che prevedono l’obbligo di avere un numero alto di contributi non sono accettate, dunque. Proprio  come quella definita da Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa.

Novità pensioni anticipate, date finestre di uscita anticipata

E’ dunque urgente aprire il tavolo di trattativa tra Governo e sindacati sulla previdenza, che deve concretizzarsi in una proposta dopo la scadenza Quota 100. Qualunque ipotesi di uscita anticipata deve essere possibile dai 62 anni. Deve, inoltre,  vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e deve valorizzare i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura.

Nel frattempo esistono diverse possibilità di uscita anticipata per i lavoratori pubblici e privati. Ecco le finestre di uscita anticipata pensione per privati:

  • Aprile 2020
  • Luglio 2020
  • Ottobre 2019

Per i dipendenti pubblici, invece, esistono 6 mesi di preavviso, per cui la domanda deve essere inoltrata 1 luglio 2020 e al 1 ottobre 2020, per chi ovviamente raggiunge quota 100.

Per la pensione di vecchiaia è necessario a oggi, e almeno fino alla fine del 2021, avere 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi effettivi. Esistono poi altre opzioni che danno accesso alla pensione anticipata per chi ha svolto lavori gravosi che restano anche per questo 2020 e sono: Ape sociale e Quota 41.

Pensione anticipata: ista lavori gravosi e opzioni pensione anticipata

Per la pensione anticipata, chi ha svolto lavori gravosi deve avere 66 anni di età e 7 mesi e 30 anni di contribuzione effettiva. Una seconda opzione per andare in pensione in anticipo per chi svolge lavori gravosi è Quota 41, che permette di superare il requisito di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

I lavoratori che hanno svolto le attività gravose possono andare in pensione con 41 anni di contributi senza requisiti anagrafici se lavoratori precoci e quindi se hanno versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni. Inoltre è necessario che il lavoro gravoso sia stato svolto:

  • per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni;
  • per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni.

Questi due requisiti valgono anche nel caso di accesso ad APE sociale che permette  di congedarsi con 36 anni di contributi e 63 anni di età.

Ecco i lavori così detti gravosi:

  • operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; agricoli specializzati; non qualificati nell’agricoltura e nella manutenzione del verde; siderurgici di prima e seconda fusione;
  • conduttori di gru, di mezzi pesanti e camion  di apparecchi di sollevamento, conduttori di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; di convogli ferroviari e personale viaggiante
  • conciatori di pelli e di pellicce;
  • professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
  • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • insegnanti di scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido;
  • facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
  • personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali, nei servizi di alloggio e nelle navi;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.
  • pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
  • marittimi imbarcati a bordo;
  • personale viaggiante dei trasporti marini ed acque interne.

Questi lavori danno diritto alla pensione di vecchiaia anticipata, all’Ape sociale e anche alla Quota 41 se lavoratori precoci.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto