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Università chiuse per Coronavirus: quali e dove le chiusure

Daniela Saraco 26 Febbraio 2020
D. S.
23/12/2024

Ultimi aggiornamenti per le Università chiuse per Coronavirus: quali sono le date di chiusura degli atenei e dove è prevista la sospensione e blocco delle lezioni nelle zone rosse.

News delle attività universitarie in Italia, le precauzioni adottate, le ultime indicazioni sul coronavirus.

L’Italia è al terzo posto nel mondo per i casi accertati di coronavirus. Al primo posto c’è   la  Cina e  poi la Corea Del Sud. Il Nord Italia è in quarantena per provare a bloccare il Covid-19. Molte città sono  blindate e c’è lo stop a scuole, università, master, manifestazioni e attività di aggregazione.

Le scuole italiane restano chiuse almeno fino al primo di marzo nelle regione della Lombardia, del Piemonte, del  Veneto, della  Emilia Romagna, del Friuli, del Trentino Alto Adige, delle Marche e della Liguria.  Di conseguenza, molti Presidenti dei Regioni hanno stabilito Università chiuse per Coronavirus.

In Lombardia la chiusura degli istituti che era inizialmente per sette giorni, è stata prorogata fino a quattordici, visto il notevole aumento dei contagiati. Un provvedimento precauzionale, adottato dalle varie Regioni visto l’espandersi del virus, ordina la sospensione delle gite scolastiche in Italia e all’estero. Ogni ulteriore decisione del gruppo operativo di cui fanno parte il Presidente Conte, il ministro della Salute Speranza, i Presidenti delle varie regioni e della protezione civile, è basata sull’evoluzione dell’epidemia.

In particolare, in molte regioni è stata prevista la sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado. Sono bloccate, quindi, le attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università. Sono escluse dalla sospensione le attività  degli specializzandi e tirocinanti delle professioni sanitarie. Vediamo nel dettaglio dove e per quanto tempo restano chiuse le università italiane.

Università chiuse per Coronavirus per misure di prevenzione igienizzazione: quali e dove

L’emergenza del coronavirus porta le autorità ad adottare una serie di misure per contenere il contagio. Alcune di esse riguardano gli atenei. Ecco le Regioni in cui le università  sono chiuse per Coronavirus:

  • Liguria: il rettore dell’ateneo di Genova ha sospeso ogni attività didattica dell’università per una settimana ;
  • Bolzano: il presidente della Provincia ha stabilito la chiusura  per una settimana sia  delle strutture socio-educative, pubbliche e private, dedicate alla prima infanzia che le attività didattiche presso l’Università e le scuole superiori;
  • Friuli Venezia Giulia: le  scuole di ogni ordine e grado, asili nido e Università restano chiuse fino al 1 marzo.
  • Veneto: sono  bloccate tutte le manifestazioni pubbliche. Le scuole e  le università restano chiuse  fino all’1 marzo.
  • Emilia Romagna:le  attività delle scuole di ogni ordine e grado, asili nido, università, di manifestazioni ed eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, delle gite di istruzione e dei concorsi, sono sospese fino al 1 marzo.
  • Sicilia: L’inizio delle lezioni all’Università di Palermo, previste per il 2 marzo, è stato rimandato  al 9 marzo . L’ateneo sta valutando la possibilità di esercitare l’attività didattica in modalità a distanza.

Le stesse misure preventive sono state adottate  anche in Piemonte e in Trentino Alto Adige dove  sono stati accertati tre casi positivi al coronavirus.

Misure speciali per contenere il virus Covid-19: chiusure e inienizzazione

L’epidemia di coronavirus ha portato ad adottare  misure speciali di prevenzione in Tutta Italia. Non esistono trattamenti specifici per le infezioni causate dall’epidemia e non ci sono ancora disponibili vaccini. Tutti possono ridurre  il rischio di infezione, proteggendo se stessi e gli altri, riducendo le attività sociali.

Nelle così dette zone rosse, i territori dove il contagio è più elevato, c’è il divieto di spostamento. Difatti tutti gli ingressi e le uscite devono essere autorizzate dalle forze dell’ordine. C’è, inoltre, l’obbligo di dispositivi di protezione individuale per l’accesso ai servizi pubblici e agli esercizi commerciali. Sono chiusi i musei, i teatri, le palestre. Sono limitate le aperture di tutti i locali pubblici come bar, pub e locali notturni. Le  messe, i processi in tribunale e le manifestazioni pubbliche e sportive sono sospese. A Milano, il teatro la Scala resta chiuso. Il Duomo è accessibile solo ai fedeli ma non ai turisti.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto