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Come sarà la scuola a settembre: quanti studenti e durata lezioni

Daniela Saraco 22 Aprile 2020
D. S.
24/07/2024

Ecco come sarà la scuola a settembre a causa del Coronavirus, quanti studenti potrebbero essere previsti per classe, durata lezioni di mattina e pomeriggio, didattica mista e sabato in aula.

L’emergenza sanitaria ha bloccato molti comparti lavorativi. Tra questi, c’è quello scolastico.

La Ministra Azzolina ha più volte ribadito che si tornerà tra i banchi solo in condizioni di assoluta sicurezza. Si allontana sempre di più, dunque, l’ipotesi di riprendere le attività didattiche a fine maggio. Anche gli esperti optano per la riapertura degli istituti scolastici  a settembre.

Ma come  saranno organizzate le lezioni? Ci sarà molto da lavorare per consentire il rientro in aula in tutta sicurezza. Oltre le modifiche strutturali degli edifici, è indispensabile garantire il distanziamento sociale.

I possibili scenari prevedono turni di mattina e di pomeriggio. Potrebbe, inoltre, essere integrata la didattica a distanza con quella in presenza.

Di ufficiale non c’è ancora nulla. La priorità del Miur al momento sono le modalità di chiusura dell’anno in corso. Tra gli esami di terza media e quelli di Stato, l’unica certezza è che l’anno scolastico proseguirà e terminerà probabilmente online. Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e il governo, hanno deciso di aspettare il 18 maggio per decidere se terminare o meno l’anno in aula per gli oltre otto milioni e mezzo di studenti italiani. E c’è già chi guarda a settembre, quando comincerà il nuovo anno scolastico 2020-2021, con la probabile Fase 2.

Riaprire le scuole significa autorizzare gli spostamenti, di più di dieci milioni di persone, tra alunni, genitori, insegnanti, dirigenti e personale Ata. Di conseguenza, mantenere il distanziamento sociale non sarà impresa facile. Inoltre, anche nelle classi, è difficile rispettare le misure di prevenzione con  alunni chiusi per cinque ore in un’aula di pochi metri quadrati. Scopriamo, dunque, tutte le probabilità per il rientro in classe a settembre.

Come sarà la scuola a settembre: quanti studenti in classe e come potrebbero essere disposti

Sono molti gli interrogativi non solo per la riapertura, ma sull’organizzazione delle scuole per il prossimo anno.Sarà possibile tenere a distanza di sicurezza più di 25  alunni? L’entrata e l’uscita saranno scaglionate?  In bagno  si andrà uno alla volta? E per i più piccoli?

Tutto dipende dall’evoluzione dell’emergenza in corso. Occorre, da subito, prepararsi adottando soluzioni strutturali. Anzitutto vanno rimodulate le aule e i banchi.Tra gli esperti circolano varie ipotesi, dai turni alla didattica mista, in parte online, in parte in presenza. Lo scenario più probabile, dunque, appare la turnazione tra gli studenti. Ogni giorno una decina di alunni potrebbero andare a scuola. Il turno si replicherebbe anche di pomeriggio. In questo modo, in base al numero di alunni, si potrebbero prevedere dai due ai tre turni settimanali  di presenza. La turnazione, insomma, può assicurare il distanziamento. Ma ne sapremo di più quando inizierà la fase due, che non determinerà un ritorno normale alla vita sociale. E probabilmente neanche un normale ritorno in aula.

Durata delle lezioni scolastiche: orari e in quali giorni si andrà

Il primo settembre dovrebbero rientrare a scuola non solo docenti e personale ATA , ma anche gli studenti. Infatti, come stabilito dal decreto scuola, dovrebbero iniziare le attività per il recupero degli apprendimenti dell’a.s. 2019-2020. L’inizio dell’anno scolastico invece come sarà organizzato? Dopo l’ipotesi dei turni, sembra necessario rimodulare anche gli orari scolastici. Dunque, non più lezioni di un’ora ripetute fino a 5-6 volte per due volte al giorno. Questo perché i docenti devono rispettare le ore di lavoro giornaliere. Se così non fosse, ci sarebbe la necessità di nuove assunzioni. Le lezioni potrebbero durare 45 minuti circa ed ogni turno sarebbe inferiore alle 3 ore complessive.

Per garantire il diritto allo studio di tutti gli alunni, le attività didattiche potrebbero proseguire anche di sabato. Dunque, la settimana scolastica si allungherebbe e le attività saranno rimodulate sia di mattina che di pomeriggio. Un’altra probabilità prevede la didattica in presenza a giorni alterni. Per esempio il lunedì, il mercoledì e il venerdì gli alunni farebbero lezione in classe, scaglionati a gruppo. Nei restanti giorni continuerebbe la didattica a distanza. Inoltre, sembra che il Ministro Azzolina non preveda di allungare il calendario scolastico, così come ha ribadito il rispetto delle festività pasquali durante la didattica on line.

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto