>
  • Alemanno
  • Catizone
  • Liguori
  • Valorzi
  • Meoli
  • Baietti
  • Barnaba
  • Bruzzone
  • Tassone
  • Napolitani
  • Carfagna
  • Rinaldi
  • Bonanni
  • De Luca
  • Cacciatore
  • Quarta
  • Romano
  • Pasquino
  • Rossetto
  • Boschetti
  • Romano
  • Ward
  • Gnudi
  • Dalia
  • Ferrante
  • Andreotti
  • Santaniello
  • Crepet
  • Paleari
  • Grassotti
  • Mazzone
  • De Leo
  • Gelisio
  • Chelini
  • Scorza
  • Cocchi
  • Quaglia
  • Falco
  • Casciello
  • Algeri
  • Antonucci
  • Bonetti
  • Califano
  • Miraglia
  • de Durante
  • Coniglio
  • di Geso
  • Leone
  • Buzzatti

Cosa significa endemia: significato, cos’è e cosa comporta

Daniela Saraco 9 Aprile 2020
D. S.
22/07/2024

Ecco cosa significa endemia: significato del termine, etimologa della parola, cos’è da un punto di vista scientifico, cosa comporta e quali sono le più importanti endemie della storia.

Una malattia infettiva è una patologia causata da microbi che entrano in contatto con un individuo, si riproducono e causano un’alterazione del corpo.  I germi che causano le malattie infettive possono appartenere a diverse categorie e principalmente a virus, batteri o funghi. Il corpo umano, quando viene a contatto con un germe si protegge adottando sistemi di difesa interni. Non sempre però la barriera protettiva riesce nel suo lavoro. Di conseguenza, i soggetti contagiati infettano altre persone. Così nascono le epidemie, le pandemie o le endemie. Ma cosa significa endemia? Qual è la definizione del termine? Una malattia è considerata endemica quando il germe è stabilmente presente in una popolazione.

Dunque il numero dei casi è più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo. Di conseguenza, le endemie avviene quando le malattie sono costantemente presenti in alcune zone o regioni. In questi luoghi i contagi si manifestano in modo continuo o attraverso alternarsi di aumenti e di diminuzioni nel numero dei casi osservati. Molte malattie endemiche presentano ciclicità stagionali. Altre, invece, sono collegate a fattori ambientali. Altre ancora, come il morbillo, la varicella hanno focolai epidemici ogni 7-8 anni.

Anche nelle endemie è comunque importante adottare  delle misure di contenimento e di prevenzione. Rispetto alle epidemie o pandemie, nelle prime la vita delle persone non viene modificata totalmente visto che le zone contagiate sono ridotte. Inoltre, anche a livello strettamente medico, un corpo sano non subisce seri danni o mortalità elevate. Ma da dove deriva questo termine?

Cosa significa endemia: significato del termine etimologia della parola e sinonimi

Cosa significa endemia? Il significato del termine deriva dal greco endḗmon  e significa  malattia che è nel popolo. Scientificamente assume il significato di malattia costantemente presente o molto frequente in una popolazione o territorio per cause varie. Dunque, è un contagio che, in una determinata popolazione o regione, tende a presentarsi sporadicamente e con una certa regolarità. I suoi sinonimi sono:

  • contagio,
  • infezione,
  • malattia

Le cause che determinano l’insediamento di una malattia in un territorio sono molte e non sempre individuabili.  Inoltre, una malattia endemica non è sempre sinonimo di malattia infettiva. Esistono quindi endemie che non hanno nulla a che vedere con il meccanismo del contagio.  Alcuni esempi sono la malaria in alcune zone asiatiche e la talassemia in Sardegna e in Sicilia. Questo accade perché in quei territori i fattori ambientali sono predisposti a questo tipo di infezione. Se non cambia, dunque, il territorio o le abitudini della popolazione, la malattia si presenta con regolarità e soprattutto in determinati momenti dell’anno.

Quando consideriamo le malattie infettive bisogna valutare il germe, le condizioni climatiche e le condizioni igieniche della popolazione colpita.  In base  a questi elementi si può spiegare, ad esempio, l’endemia  del colera nel bacino del Gange, oppure della malaria nelle zone paludose.

Sotto il profilo strettamente scientifico, l’endemia è la permanenza, in un determinato territorio, di una malattia che può ripresentarsi anche a  piccoli focolai. Si considerano endemiche molte malattie infettive, come le salmonellosi, o anche non infettive come il gozzo. Con una certa frequenza e a distanza di anni l’endemia si può trasformare in malattia epidemica, diffondendosi ad un gran numero di persone. Come è avvenuto, per esempio, per la malaria in Madagascar nel 1988.

Quali sono le più importanti endemie che si sono state nella storia

Nel corso della storia sono state riconosciute molte endemie. Le più importanti sono:

Malaria: è una  malattia provocata da parassiti .ll primo medico che intuì il coinvolgimento delle zanzare nella diffusione della malattia fu Giovanni Maria Lancisi. Alla fine dell’Ottocento L’Italia contava  15 000 morti all’anno per malaria, con febbri estivo-autunnali, soprattutto nel Sud e nelle isole. Nel 1880 Alphonse Laveran, osservò in Algeria il parassita della malaria  nelle cellule del sangue umano. Attualmente è una condizione che vivono gli africani per la grande quantità di insetti presenti nel territorio;

Colera: è una infezione dell’intestino causata da batteri. La prevenzione consiste nel predisporre servizi igienici adeguati e bere acqua potabile. Il colera colpisce  da 3 a 5 milioni di persone in tutto il mondo e nel 2010 aveva causato tra i 58.000 e i 130.000 decessi. Le aree che hanno un rischio permanente di malattia comprendono l’Africa e l’Asia sud-orientale;

Endemia Gozzigena: nell’anno 2000 il gozzo tiroideo rappresenta la più frequente carenza nutrizionale di iodio. Lo iodio è un elemento essenziale per la crescita e lo sviluppo umano. Nelle popolazioni esposte a carenza di iodio si possono avere anche altre manifestazioni, quali aumentata tendenza all’aborto, deficit neuropsicologici e cognitivi, disturbi definiti come disordini da carenza iodica . Il gozzo è normalmente più frequente nelle zone collinose o montane dove i livelli di iodio nel suolo sono più bassi.

Il punto  dell’esperto,  il Dottore Gennaro Donnarumma

A risponderci è l’agronomo Gennaro Donnarumma al quale abbiamo chiesto quali sono le malattie più ricorrenti: “Le malattie endemiche sono di facile trasmissione o nei luoghi poveri o nei luoghi affollati. Un esempio pratico sono  i bambini che  contraggono con facilità a scuola numerose malattie. Tra le più conosciute ci sono la varicella, morbillo e  orecchioni.  Si tratta, in questo caso, di contagio diretto, ma vi sono altre forme più complesse di propagazione delle malattie.”

Quali sono le endemie più importanti della storia? “Ne esistono diverse e spesso non si conosce il motivo per cui ricompaiono periodicamente. Tra le principali ricordo  la febbre gialla in Africa, piuttosto che il  colera. – Dice Donnaromma – Quest’ultimo  si presenta  come una endemia cronica in alcune zone. Era il 1973 quando il colera colpì anche  l’Italia. A differenza di quanto sta succedendo ora con il coronavirus, la zona più colpita era il  sud, nella città di Napoli.”

Cosa ricorda di quel periodo? Tutto iniziò ad agosto. A Torre del Greco si registrarono due casi di gastroenterite acuta.  In seguito, si presentarono altri pazienti con gli stessi sintomi. La malattia, dunque, era contagiosa. L’Italia era molto diversa da oggi. I numeri non erano allarmanti. Ma quella malattia endemica portò Napoli in un forte stato di disagio e isolamento . Iniziai ad effettuare opere di bonifica. Controllavo la stato dei terreni e i prodotti alimentari. E, come accade in Africa per la malaria, l’acqua e il cibo sono sempre fonti di malattie quando non trattati  con norme igieniche precise.” – Conclude Donnarumma –

© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata
Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto