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Riaperture scuole e università nella fase 2: come potrebbe essere

Daniela Saraco 15 Maggio 2020
D. S.
13/11/2024

Ultime notizie sulla probabile riaperture di scuole e università nella fase 2: come gli studenti ritorneranno in  classe, turni di mattina e pomeriggio, didattica mista e esami universitari on line.

L’emergenza sanitaria ha bloccato molti comparti lavorativi. Tra questi, c’è quello scolastico e universitario. La Ministra Azzolina ha più volte ribadito che si tonerà tra i banchi solo in condizioni di assoluta sicurezza.

Gli esperti bocciano l’ipotesi di riaperture delle scuole a fine maggio. Di conseguenza, optano per il rientro a settembre. Il  Comitato tecnico scientifico ha consigliato di mantenere chiuse fino a settembre scuole, asili, università.

Le riaperture delle scuole in questo momento porterebbero ad una frequenza scaglionata, con classi dimezzate, partendo dalla scuola primaria.

Se da un lato, infatti, le famiglie si chiedono quando sono programmate le riaperture delle scuole, dall’altro la paura di un eventuale contagio è tanta. Gli istituti scolastici muovono milioni di persone e il rischio è davvero alto. Dunque, bisogna  attendere  settembre per le riaperture di scuole e università. Ma come  saranno organizzate le lezioni? Ci sarà molto da lavorare per consentire il rientro in aula in tutta sicurezza. Oltre le modifiche strutturali degli edifici, è indispensabile garantire il distanziamento sociale. I possibili scenari prevedono turni di mattina e di pomeriggio. La didattica a distanza sarà integrata con quella in presenza.

Di ufficiale non vi è ancora nulla. Il Ministero dell’Istruzione, infatti, è impegnato ad organizzare gli esami. Quelli di maturità 2020 si svolgeranno in presenza il 17 giugno. Per quelli di terza media è stata approvata, invece, la modalità a distanza. Ultimati gli esami, il tavolo tecnico studierà nuovi piani per il rientro? Ma cosa si prevede? Quali misure adottare?  Vediamo le ipotesi di rientro a scuola e la tipologia di lezione che gli studenti dovranno affrontare.

Ipotesi riaperture scuole nella fase 2: quali misure di sicurezza andrebbero adottate

La fase 2 prosegue  per molte attività commerciali e lavorative. La scuola è ancora ferma e si ipotizza un rientro con l’inizio del nuovo anno scolastico. Nel frattempo il comparto scuola lavora in modalità telematica.

La didattica a distanza è sicuramente un surrogato di quella in presenza. Durante l’emergenza sanitaria, però, è stato l’unico strumento  a garantire  la continuità scolastica. Gli studenti in Italia sono circa 8 milioni e il numero degli insegnanti  è superiore alle 800.000 unità. Intorno a questi numeri c’è un nucleo familiare collegato, dunque alle riaperture delle scuole è coinvolta quasi la metà della popolazione italiana. La modalità on line ha anche garantito condizioni di sicurezza. Ma come torneranno gli studenti tra i banchi di scuola? Quali misure bisogna adottare?

A risponderci è la Preside Rita Cerchia: “Gli istituti scolastici rappresentano un concentrato di soggetti a contatto tra loro. Dunque, la distanza di sicurezza è difficilmente realizzabile. Oltre l’utilizzo dei dispositivi individuali, è necessario riprogettare le aule. I banchi vanno sistemati garantendo la distanza sociale. Inoltre bisogna tutelare i più piccoli. Per la scuola primaria bisogna studiare situazioni idonee. E’ importante non spaventare i bambini ma nello stesso tempo proteggerli. La scuola deve essere organizzata con pochi alunni. E’ necessario pensare ai  turni. Bisogna, inoltre, prevedere delle pause per la sanificazione degli ambienti . Il servizio mensa va eliminato almeno per l’anno prossimo.”

Ipotesi apertura università fase 2: quali misure di sicurezza adottare

Dall’evoluzione del virus dipendono molte cose. Oltre alla riapertura delle attività lavorative ancora bloccate, c’è anche la ripresa dei corsi universitari. Se da un lato c’è  la possibilità che gli atenei riapriranno a inizio luglio, dall’altro le lezioni continueranno online fino al gennaio 2021. Quando torneranno gli studenti all’università? Quali misure bisogna adottare? 

La parola alla Preside Rita Cerchia: “Riprendere l’attività in presenza negli atenei a luglio non è una scelta indispensabile. L’anno accademico sta terminando ed è  possibile sfruttare il periodo delle vacanze estive per far passare altro tempo prima del rientro. Da settembre è possibile attuare un modello misto. Una parte di attività  da svolgere in presenza almeno per i corsi di laurea affollati. Inoltre gli universitari sono  in grado di utilizzare i dispositivi di sicurezza e di mantenere la giusta distanza sociale. “

La Preside conclude: “Gli atenei sono considerati assembramenti. Quindi è preferibile mantenere la modalità degli esami a distanza. E’ importante, però, riorganizzare gli ambienti universitari  secondo le nuove disposizioni. Ieri sera il Premier Conte ha annunciato che nel nuovo Decreto Rilancio si investirà molto sulle università.

Il tavolo tecnico sta studiando soluzioni per  garantire agli studenti un accesso sicuro nelle aule. Il Ministro Azzolina assicura che a settembre ci saranno le riaperture delle scuole. L’ipotesi è di dividere le classi. La metà degli studenti  frequenterà  per tre giorni e a rotazione  l’altra metà. Gli studenti  saranno sempre collegati a distanza. Il Governo vuole garantire il diritto allo studio a tutti i ragazzi. Ci saranno regole chiare e flessibili in base alle esigenze di ogni scuola e di ciascun studente. 

© Riproduzione Riservata
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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto