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Sciopero della didattica a distanza: 3 giugno 2020 No Dad Day

D. S.
30/11/2024

Ultime notizie sullo sciopero della didattica a distanza: dal perché, chi partecipa, dove e quando ci saranno le proteste dei professori e dei genitori  per il No Dad Day.

Sciopero della didattica a distanza

Sciopero della didattica a distanza

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificato tutti i comparti lavorativi. In particolar modo la scuola e l’università hanno dovuto  sostituire le lezioni in presenza con quelle a distanza. Il Miur ha difatti instituito la DAD, ovvero la didattica a distanza. Tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado hanno attivato le lezioni da remoto. Con varie circolari ministeriali, i dirigenti scolastici hanno dato indicazioni ai docenti, alle famiglie e agli alunni sul nuovo modo di fare scuola. Tra varie problematiche tecniche, logistiche e personali, l’anno scolastico è stato così convalidato.

Le scuole, con non  poche difficoltà, si sono dovute attrezzare per avviare, così come richiesto dalla normativa, le attività di didattica a distanza.

Dopo un avvio un po’ incerto, in molte scuole ormai si lavora a pieno regime, mentre altre stanno purtroppo ancora andando a rilento. E’ sicuramente una modalità nuova, alla quale nessuno era abituato, che presenta molte problematiche, ma che offre anche degli spunti interessanti sui quali riflettere.

Per i docenti  e le famiglie, però,  questo è un tema  che non manca di sollevare critiche e osservazioni. Molte famiglie hanno più figli che devono collegarsi e tra l’accavalamento delle lezioni, lo smart-working del genitore che deve  lavorare da casa, spesso non si hanno pc e GB a sufficienza. Tutto il peso è sulle famiglie che sono psicologicamente e materialmente  impreparate a questa modalità didattica. Inoltre, tra le varie normative emanate, non c’è alcuna certezza che a settembre si ritorni a scuola. Ecco perchè  il 3 giugno nasce  il No Dad Day.  Vediamo i dettagli dello sciopero della didattica a distanza.

Sciopero della didattica a distanza: chi partecipa e perchè una manifestazione contro la DAD

Lo sciopero della didattica a distanza è indetto da comitati e associazioni per lanciare un segnale al Governo. C’è la necessità  di ritornare tra i banchi di scuola. La paura che a settembre non si ritorni in classe fa scattare la manifestazione contro la DAD.

Il Comitato Priorità alla Scuola ha accolto, dunque, la proposta  di tanti gruppi organizzando in varie città di Italia come Firenze, Ravenna e Roma il No Dad day. Tra i comitati e le associazioni che hanno indetto la protesta, anche i ‘Lavoratori Autoconvocati scuola’ e  il gruppo “Genitore Attivo“. Una protesta nata e cresciuta sui social, con pagine Facebook che l’hanno rilanciata, per lo sciopero della didattica a distanza di famiglie e docenti mercoledì 3 giugno, in due diverse manifestazioni per la scuola. Infatti, i genitori partecipano allo sciopero della didattica a distanza con l’astensione alle lezioni. Alcuni sindacati, invece, come Sgb scenderanno in piazza per manifestare.

La protesta è stata organizzata per oggi, in quanto domani  il premier Giuseppe Conte ha convocato un incontro con la ministra Lucia Azzolina, i sindacati, i rappresentanti degli studenti delle scuole paritarie ma anche Protezione Civile, Upi e Anci per fare un punto in vista delle attività scolastiche a settembre. L’obiettivo è ritornare a scuola  in presenza, senza didattica a distanza.

Cos’è il No Dad Day promossa da #salviamolascuola

Il “No-Dad-Day”  è una iniziativa nata da un gruppo di mamme di Firenze,  promossa da #salviamolascuola di Ravenna e Bologna, Arci Genitori e da molte associazioni in tutta Italia. I genitori  invitano ad aderire tutte le famiglie non facendo collegare i propri figli alle videolezioni.  Inoltre, è possibile inviare ai propri dirigenti scolastici una email precompilata in cui manifestare il proprio dissenso e le ragioni dell’astensione.

I genitori sono stanchi  della DAD e sperano in un ritorno  alla normalità, per quanto riguarda l’inizio del prossimo anno scolastico. Per quanto ammirevole sia stato lo sforzo dei docenti, anche loro auspicano un rientro a scuola. Tutti, insomma, sembrano essere d’accordo su punti fondamentali: no alle classi pollaio, no alla DAD, si a riqualificazione degli spazi e ampliamento dell’organico docente e ATA.

Lo sciopero della didattica a distanza è un modo per protestare contro le lezioni on line. Sindacati e famiglie premono per riaprire le scuole a settembre, senza riduzione di orario, senza turni e  senza didattica mista. Il  Governo deve  mettere a disposizione tutte le risorse necessarie. Bisogna investire in spazi adeguati e in misure di prevenzione, aumentare  il personale docente e ata, predisporre le modifiche logistiche per tutelare studenti e professori.

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Daniela Saraco Sona una donna, una madre, una docente. Scrivo di scuola e di formazione perché è il mio mondo quotidiano. La Direzione di Controcampus mi ha affidato la rubrica sulla scuola, per aiutare a capire meglio le notizie che raccontano la realtà scolastica, con pochi e semplici passaggi: • Cronaca, ossia il racconto dei fatti interessanti accaduti nel mondo della scuola • Inchiesta, è l'approfondimento di un tema attraverso ricerche e interviste. • Intervista, è interessante fare due chiacchiere con una persona particolare che ci può raccontare un'esperienza o una sua opinione. Perché è così difficile raccontare la scuola sui giornali? Perché è difficile trovare giornalisti davvero specializzati nel settore, che ha le sue caratteristiche peculiari e anche il suo lessico giuridico. Far scrivere un articolo sulla scuola a qualcuno che non sa cosa sia un PTOF, ignora le direttive delle ultime circolari ministeriali, non conosce la differenza fra un concorso abilitante per entrare in ruolo e uno aperto solo agli abilitati è come affidare la spiegazione di un discorso finanziario a un giornalista che non mastica neppure i termini base dell'economia. Gli articoli che riguardano la scuola e i suoi problemi, solitamente, nelle redazioni ormai sono affidati in molti casi a cronisti generici. Questo perché, mancando pagine specializzate e un interesse continuativo per il settore, l'articolo parte quasi sempre da un fatto specifico di cronaca spicciola avvenuto in tale o tal altro istituto, e che viene portato a conoscenza dei media da persone estranee alla scuola stessa. Io, invece, essendo ferrata sulle normative del settore e sui termini tecnici e avendo una memoria storica consolidata di quanto è avvenuto in precedenza, racconto episodi e avvenimenti di cui capisco la reale sostanza. Una scuola non ha un ufficio stampa o un addetto ai rapporti con i media, il Ministero non interviene se non con scarni comunicati che riguardano cose sue, i Presidi si trovano a dover rispondere a domande che rischiano di toccare particolari aspetti della privacy degli alunni e che, se rivelati incautamente, possono avere pesanti ripercussioni sulle vite di ragazzi spesso minorenni. Ecco perché risulta importante e necessario far scrivere di scuola a chi la scuola la fa! Leggi tutto
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