In questi mesi l’Italia ha imparato a conoscere la famosa autocertificazione, e insieme a questa i motivi che giustificano la mobilità. Tra questi, campeggia la formula comprovate esigenze lavorative, di necessità o salute. Non tutti sanno cosa vuol dire spostamenti per motivi di lavoro fuori regione o fuori comune, anche a causa di una formulazione legislativa non molto chiara. Importante è anche conoscere la distinzione tra esigenze lavorative, motivi di salute e questioni familiari e di necessità.
E pure è fondamentale conoscere non solo cosa si intende per motivi di lavoro, ma anche quali sono gli spostamenti possibili a questo correlati. Se le regole valgono, per esempio, anche per recarsi ad un colloquio di lavoro; o se sono applicabili per i liberi professionisti o per il lavoro in nero. Bisogna sapere quando ci si può spostare fuori regione o all’estero per lavoro e come dimostrare effettivamente l’esistenza di queste comprovate esigenze lavorative o assoluta urgenza o motivi di salute.
La formula, famosa già ai tempi del primo lockdown, è tornata a fare tendenza a dicembre 2020. Con l’istituzione delle zone gialle, arancioni e rosse, infatti, è stata reintrodotta l’autocertificazione per alcuni spostamenti. Se nelle prime due serve soltanto nel caso in cui ci si voglia muovere in orario di coprifuoco o fuori regione, nell’ultimo caso è necessaria per qualunque spostamento.
Fortunatamente rispetto alla prima quarantena molte attività commerciali ed uffici sono rimasti aperti. Per questo buona parte della popolazione italiana continua ogni giorno a recarsi presso il luogo di lavoro, o a svolgere attività e mansioni che comportano una certa circolazione.
È per questo importante conoscere quali sono effettivamente gli spostamenti consentiti, in che misura questi sono giustificati per lo svolgimento della propria mansione, ma anche come dimostrarli.
Significato comprovate esigenze lavorative: cosa significa e cosa è possibile fare
Sapere cosa significa comprovate esigenze lavorative e quali sono gli spostamenti autorizzati durante la pandemia, non è stato immediatamente comprensibile. Il punto fondamentale che ha afflitto questa categoria di motivi giustificativi è la poca chiarezza del dato legislativo.
L’originale DPCM di marzo 2020, infatti, faceva riferimento a questi motivi senza meglio indicare cosa significassero (ed si era già allora tentata un’interpretazione dei singoli dati). Per capire cos’è un’esigenza lavorativa, bisogna far riferimento alla circolare dei Consulenti del Lavoro n.6/2020. Questa, in riferimento ai motivi di lavoro, recitava che in questa categoria vanno ricompresi due tipi di motivazioni.
La prima è quella che inizialmente si era data per scontata. Si era ritenuto, infatti, che le esigenze lavorative in questione fossero quelle mansioni urgenti, necessarie o improrogabili che dovevano assolutamente essere compiute e non potevano essere rimandate. In parole povere, si pensava che lo spostamento fosse giustificato sulla base del fatto che fosse assolutamente necessario per svolgere il proprio lavoro.
In realtà non è così. Alla luce di una più recente interpretazione e della prassi, questa prima teoria ha lasciato il passo ad una seconda. Ad oggi, per indicare le comprovate esigenze lavorative quali sono, bisogna fare riferimento a tutte quelle mansioni che devono essere ordinariamente svolte nel proprio impiego, in virtù della strutturazione dello stesso. In parole povere non deve trattarsi necessariamente di ipotesi eccezionali, ma di tutte le ordinarie incombenze dei lavoratori. Si fa qui riferimento alle esigenze lavorative sia dei lavoratori dipendenti che dei liberi professionisti.
Attenzione: il significato di comprovate esigenze lavorative indica non soltanto le mansioni che comportano uno spostamento. Per esempio, il corriere che si occupa delle consegne. Si tratta di ogni spostamento legato al proprio lavoro, anche indirettamente. Per questo, anche il tragitto casa-lavoro, i tragitti che si compiono per la pausa pranzo o la consegna a domicilio, l’eventuale colloquio per ottenere un impiego e così via.
Quali sono gli spostamenti possibili per lavoro
Le comprovate esigenze lavorative sono uno dei motivi previsti dall’autocertificazione. Di conseguenza, giustificano tutti gli spostamenti in tutte le zone d’Italia, anche se in maniera differente da zona a zona.
Bisogna considerare le differenze. In zona gialla è possibile spostarsi fuori dalla propria zona o regione, senza autocertificazione, entro gli orari del coprifuoco. Questo significa ovviamente che non importa se si abbiano esigenze lavorative o meno fino a quando ci si sposta tra le 05:00 e le 22:00.
Al di fuori di questi orari è comunque possibile spostarsi anche fuori regione, ma con una precisazione. Muoversi tra regioni gialle è sempre consentito. Vietato è invece fare la spola tra regioni di colori diversi, nel senso che chi viene da una regione gialla non può muoversi verso una zona arancione o rossa senza autocertificazione. In questi casi, infatti, servono dei comprovati motivi.
In zona arancione le limitazioni sono un po’ più stringenti. C’è sempre il coprifuoco, ma anche dalle 05:00 alle 22:00 è obbligatoria l’autocertificazione per spostarsi fuori dal proprio comune, e quindi in generale fuori zona o regione. In questo caso gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative extra territoriale e fuori orario sono giustificati.
In zona rossa le restrizioni alla mobilità sono molto rilevanti. Qui, infatti, è di fatto sempre vietato circolare. Anche all’interno del proprio comune serve l’autocertificazione, nel senso che ogni spostamento dal proprio domicilio deve essere in qualche modo giustificato. In questo senso, è ovvio che per spostarsi fuori zona o fuori regione sia necessario essere supportati da motivi validi. Tra questi, anche le esigenze lavorative.
In ogni caso è necessaria un’autocertificazione per viaggiare all’estero per lavoro. In queste situazioni, inoltre, bisogna ricordare la quarantena obbligatoria prevista per chi parte o torna dall’estero nella fascia 21 dicembre-6 gennaio.
Come dimostrare le comprovate esigenze lavorative
Ma come si dimostra di avere effettivamente dei motivi lavorativi validi per spostarsi? Qui il dato legislativo è, nuovamente, poco chiaro.
Il DPCM che per primo ha introdotto questa categoria ha collateralmente parlato anche di come provare di avere delle esigenze. Proprio la parola “comprovate” sta a significare che nel momento in cui si afferma di star compiendo uno spostamento su quelle basi, queste devono essere in qualche modo dimostrate.
E tuttavia qui non sono state date molte spiegazioni. Il testo recita che il motivo dello spostamento può essere provato con ogni mezzo (contratto di lavoro, busta paga, comunicazione aziendale, tesserino). Ovviamente questa dinamica può complicarsi nel caso di lavoro a nero; ma non c’è da preoccuparsi. Anche in assenza di queste ultime prove, basta l’autocertificazione che prevede deroghe alle restrizioni prima indicate, per far fede al proprio impegno.
Attenzione, però. Mentire o inventare le informazioni configura il reato di falso. Esempi di questi comportamenti sono falsificare nome e cognome sul tesserino aziendale, o compilare l’autocertificazione con informazioni mendaci.
Tutti i lavoratori (sia dipendenti che autonomi) quando dichiarano che il motivo dello spostamento è legato ad esigenze di lavoro se ne assumo la responsabilità civile e penale. Le forze dell’ordine sono infatti autorizzate a verificare la veridicità delle informazioni. Possono contattare l’azienda o il datore di lavoro.