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Sindrome da selfie, narcisismo e autostima, oltre l’autoscatto: Luca Abete

R. C.
28/11/2024

Cos'è la sindrome da selfie, quel narcisismo digitale e perdita di autostima che va oltre l'autoscatto: il parere dell'inviato di Striscia la Notizia Luca Abete.

Sindrome da selfie

Luca Abete

La selfie mania diventa narcisismo digitale quando dietro l’autoscatto si nasconde il bisogno di ricevere ammirazione. Postare tante foto su Instagram e Facebook ogni giorno, per alcuni è una vera ossessione. La cura maniacale del proprio look, testimoniata dalle tantissime foto sui social network, in psicologia può essere anche indizio di una malattia, o di problematiche psicosociali legate all’autostima.

La Sindrome da selfie e narcisismo digitale sembrano essere disturbi oggi molto diffusi e che colpiscono soprattutto i più giovani. Sono i ragazzi che hanno una vera e propria venerazione di se stessi, tanto da spingersi anche nelle situazioni più estreme pur di ottenere qualche Like in più. Un autoscatto che ritrae al meglio il protagonista, che sembra mostrare una grande autostima di se stesso. Ma è davvero così? Il narcisismo digitale nasconde sempre insicurezza e bisogno di approvazione per potersi sentire bene. E l’immediatezza della comunicazione ha reso ancora più evidente questo disagio mentale e sociale. I social network e le istantanee non sono però da condannare, perché rappresentano una grande risorsa. Sono strumenti di comunicazione potentissimi, che possono dare voce non solo alla esaltazione di se stessi, ma anche alla propria creatività.

E’ in questo contesto che la fotografia muta in arte e forma di narrazione privata. Un caso emblematico in tal senso è rappresentato dal noto inviato di Striscia la Notizia Luca Abete.

Quest’ultimo, creando dieci anni fa un progetto fotografico dal titolo “One photo One day” ha mostrato un aspetto inedito e sconosciuto della propria persona. Quello celato dietro il personaggio pubblico per far giungere agli occhi dei fruitori elementi della propria quotidianetà.

Con il parere autorevole del report di Striscia la Notizia Luca Abete in fatto anche di foto data la sua esperienza sperimentale, abbiamo esaminato quindi la questione legata alla sindrome da selfie. Quando l’autoscatto è utilizzato in modo degenerativo, e quando invece il selfie è racconto di vita.

Sindrome da selfie, narcisismo e autostima: quando raccontarsi diventa solo protagonismo

Procediamo nella nostra analisi della sindrome da selfie collegata al narcisismo digitale e all’autostima. Dunque quando raccontarsi diventa solo mania di protagonismo, specie sui social e in rete. Una questione sempre più comune in ambito online, sfociata anche nella promozione con le figure degli influencer. Una volontà di apparire ed emergere a tutti i costi che rappresenta il lato negativo della pratica dell’autoscatto. Uno strumento che invece può essere utilizzato anche in maniera originale. A raccontarci la propria opinione in merito è il noto personaggio televisivo Luca Abete:

“L’autoscatto è diventato un elemento abitudinario che però fino a pochi anni fa veniva ancora etichettato e demonizzato. Io ritengo che bisogna usare gli strumenti comunicativi come la fotografia per farne un abuso che sia creativo e non degenerativo. Abuso inteso per la quantità, quindi scattare tante foto ed utilizzarle per gli scopi più creativi possibili. Dunque se l’abuso è inteso in senso genuino, sano, penso che sia una cosa più che giusta. Non è lo strumento il colpevole ma colui che lo utilizza, e il come esso viene impiegato. Secondo me gli stupidi, gli egocentrici e gli esibizionisti ci sono sempre stati. C’è chi lo fa correndo su una ruota sola in motorino, ma non è di certo il mezzo il colpevole. Stessa cosa dicasi per l’autoscatto, dove chi decide di farsi un selfie in cima ad un burrone può correre il rischio di precipitare giù” – spiega Luca Abete –

“Chi usa la fotografia per comunicare – prosegue – ha comunque il mio appoggio totale, perché io sono uno che ama comunicare con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Se penso che quando ero ragazzino avevamo una macchina fotografica e dovevamo aspettare che venisse sviluppato il rullino per vedere la foto, mi vengono i brividi a pensare alla grande fortuna che abbiamo oggi di poter rivedere all’istante ciò che abbiamo appena fotografato”. 

Oltre l’autoscatto, selfie come racconto di vita per Luca Abete

Spostiamo ora il focus andando oltre la Sindrome da selfie, ovvero vedendo l’autoscatto come racconto di vita, narrazione personale. Emblematico in tale ottica è il lavoro creativo del noto inviato Luca Abete. Autore da dieci anni del progetto fotografico “One photo One day”, questi è riuscito nell’intento di far emergere il proprio quotidiano attraverso le immagini. Una collezione di foto che conta fino ad ora ben 3654 scatti. Ma seguiamo meglio tale racconto tramite le sue stesse parole:

“Io ho vissuto tutto il percorso evolutivo dell’autoscatto; inizialmente nessuno si faceva delle foto da solo. Poi col passare del tempo è nata questa moda del selfie che è divenuto uno strumento diffusissimo, passando per le mani di politici, attori o ancora calciatori. L’album che ho creato con il progetto “One photo One day” resta fisso ed è visibile agli occhi di tutti in qualsiasi momento. Quindi in pratica è un invito a non lasciar andare via i ricordi. Io l’ho fatto in questo modo sperimentale quando ancora la parola selfie non esisteva, quando ancora non c’erano i cellulari dotati di fotocamera interna. Sono orgoglioso adesso di avere dieci anni di ricordi che tornano ad ogni foto che vedo” – afferma Abete –

“Per ognuna di esse – continua – ti saprei dire dove mi trovavo ed il relativo stato d’animo provato in quell’istante. Sostanzialmente dunque il grande potere che la fotografia riesce a riproporre, quello di evocare contesti e ricordi specifici noi rischiamo di perderlo. Cosa che non accade con un progetto come quello citato, grazie al quale oggi posso rivedermi e rianalizzare la mia evoluzione nel tempo. Posso rivivere le emozioni vissute anni fa e mi ritengo una persona fortuna da questo punto di vista”.

Foto al limite e sindrome da selfie: l’autoscatto intelligente

In ultimo esploriamo il mondo delle foto al limite, quelle in cui è protagonista l’eccesso, che richiama poi la sindrome da selfie. Quei momenti che non sono quindi riconducibili all’autoscatto intelligente, che ha alla base uno scopo definito. Come detto in precedenza, l’immortalarsi in una foto può esprimersi in modi differenti: non sempre positivi. Di seguito il pensiero a riguardo di Luca Abete:

“Lo strumento del selfie per me è un qualcosa di cui è giusto farne anche abuso ma in senso sempre e solo positivo. Vedere invece che viene utilizzato come accaduto ultimamente, volendo citare il caso clamoroso degli addetti alla funzione funebre di Maradona, che scattano un selfie di fianco alla bara, beh questo è sicuramente una forma degenerativa che non possiamo che censurare. E’ altresì vero che la foto digitale ci ha regalato sicuramente grandissimi vantaggi, tra cui il più grande è stato quello di stampare poco. Una caratteristica, questa, che ha incrementato la mole di foto ma a scapito della conservazione delle stesse” – spiega il noto inviato di Striscia –

“Proprio per questo motivo – prosegue – mi preme sottolineare quanto sia importante la fotografia come veicolo utile a fermare nel tempo istanti della nostra vita. Inoltre è fondamentale ricordarsi che uno strumento del genere per un personaggio pubblico come me, diventa anche un elemento di denuncia, di ironia e comunicazione che va oltre la televisione che è il mezzo che prediligo, costituendosi, sebbene già in uso, come un elemento innovativo”.

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Redazione Controcampus Controcampus è Il magazine più letto dai giovani su: Scuola, Università, Ricerca, Formazione, Lavoro. Controcampus nasce nell’ottobre 2001 con la missione di affiancare con la notizia e l’informazione, il mondo dell’istruzione e dell’università. Il suo cuore pulsante sono i giovani, menti libere e non compromesse da nessun interesse di parte. Il progetto è ambizioso e Controcampus cresce e si evolve arricchendo il proprio staff con nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus, ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Il suo successo si riconosce da subito, principalmente in due fattori; i suoi ideatori, giovani e brillanti menti, capaci di percepire i bisogni dell’utenza, il riuscire ad essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, grazie anche ai numerosi collaboratori in tutta Italia che si avvicinano al progetto. Nascono nuove redazioni all’interno dei diversi atenei italiani, dei soggetti sensibili al bisogno dell’utente finale, di chi vive l’università, un’esplosione di dinamismo e professionalità capace di diventare spunto di discussioni nell’università non solo tra gli studenti, ma anche tra dottorandi, docenti e personale amministrativo. Controcampus ha voglia di emergere. Abbattere le barriere che il cartaceo può creare. Si aprono cosi le frontiere per un nuovo e più ambizioso progetto, per nuovi investimenti che possano demolire le barriere che un giornale cartaceo può avere. Nasce Controcampus.it, primo portale di informazione universitaria e il trend degli accessi è in costante crescita, sia in assoluto che rispetto alla concorrenza (fonti Google Analytics). I numeri sono importanti e Controcampus si conquista spazi importanti su importanti organi d’informazione: dal Corriere ad altri mass media nazionale e locali, dalla Crui alla quasi totalità degli uffici stampa universitari, con i quali si crea un ottimo rapporto di partnership. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. 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Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei nostri lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. La Storia Controcampus è un periodico d’informazione universitaria, tra i primi per diffusione. Ha la sua sede principale a Salerno e molte altri sedi presso i principali atenei italiani. Una rivista con la denominazione Controcampus, fondata dal ventitreenne Mario Di Stasi nel 2001, fu pubblicata per la prima volta nel Ottobre 2001 con un numero 0. Il giornale nei primi anni di attività non riuscì a mantenere una costanza di pubblicazione. Nel 2002, raggiunta una minima possibilità economica, venne registrato al Tribunale di Salerno. Nel Settembre del 2004 ne seguì la registrazione ed integrazione della testata www.controcampus.it. Dalle origini al 2004 Controcampus nacque nel Settembre del 2001 quando Mario Di Stasi, allora studente della facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno, decise di fondare una rivista che offrisse la possibilità a tutti coloro che vivevano il campus campano di poter raccontare la loro vita universitaria, e ad altrettanta popolazione universitaria di conoscere notizie che li riguardassero. Il primo numero venne diffuso all’interno della sola Università di Salerno, nei corridoi, nelle aule e nei dipartimenti. Per il lancio vennero scelti i tre giorni nei quali si tenevano le elezioni universitarie per il rinnovo degli organi di rappresentanza studentesca. In quei giorni il fermento e la partecipazione alla vita universitaria era enorme, e l’idea fu proprio quella di arrivare ad un numero elevatissimo di persone. Controcampus riuscì a terminare le copie date in stampa nel giro di pochissime ore. Era un mensile. La foliazione era di 6 pagine, in due colori, stampate in 5.000 copie e ristampa di altre 5.000 copie (primo numero). Come sede del giornale fu scelto un luogo strategico, un posto che potesse essere d’aiuto a cercare fonti quanto più attendibili e giovani interessati alla scrittura ed all’ informazione universitaria. La prima redazione aveva sede presso il corridoio della facoltà di giurisprudenza, in un locale adibito in precedenza a magazzino ed allora in disuso. La redazione era quindi raccolta in un unico ambiente ed era composta da un gruppo di ragazzi, di studenti (oltre al direttore) interessati all’idea di avere uno spazio e la possibilità di informare ed essere informati. Le principali figure erano, oltre a Mario Di Stasi: Giovanni Acconciagioco, studente della facoltà di scienze della comunicazione Mario Ferrazzano, studente della facoltà di Lettere e Filosofia Il giornale veniva fatto stampare da una tipografia esterna nei pressi della stessa università di Salerno. Nei giorni successivi alla prima distribuzione, molte furono le persone che si avvicinarono al nuovo progetto universitario, chi per cercarne una copia, chi per poter partecipare attivamente. Stava per nascere un nuovo fenomeno mai conosciuto prima, Controcampus, “il periodico d’informazione universitaria”. “L’università gratis, quello che si può dire e quello che altrimenti non si sarebbe detto”, erano questi i primi slogan con cui si presentava il periodico, quasi a farne intendere e precisare la sua intenzione di università libera e senza privilegi, informazione a 360° senza censure. Il giornale, nei primi numeri, era composto da una copertina che raccoglieva le immagini (foto) più rappresentative del mese, un sommario e, a seguire, Campus Voci, la pagina del direttore. La quarta pagina ospitava l’intervista al corpo docente e o amministrativo (il primo numero aveva l’intervista al rettore uscente G. Donsi e al rettore in carica R. Pasquino). Nelle pagine successive era possibile leggere la cronaca universitaria. A seguire uno spazio dedicato all’arte (poesia e fumettistica). I caratteri erano stampati in corpo 10. Nel Marzo del 2002 avvenne un primo essenziale cambiamento: venne creato un vero e proprio staff di lavoro, il direttore si affianca a nuove figure: un caporedattore (Donatella Masiello) una segreteria di redazione (Enrico Stolfi), redattori fissi (Antonella Pacella, Mario Bove). Il periodico cambia l’impaginato e acquista il suo colore editoriale che lo accompagnerà per tutto il percorso: il blu. Viene creata una nuova testata che vede la dicitura Controcampus per esteso e per riflesso (specchiato), a voler significare che l’informazione che appare è quella che si riflette, quello che, se non fatto sapere da Controcampus, mai si sarebbe saputo (effetto specchiato della testata). La rivista viene stampa in una tipografia diversa dalla precedente, la redazione non aveva una tipografia propria, ma veniva impaginata (un nuovo e più accattivante impaginato) da grafici interni alla redazione. Aumentarono le pagine (24 pagine poi 28 poi 32) e alcune di queste per la prima volta vengono dedicate alla pubblicità. Viene aperta una nuova sede, questa volta di due stanze. Nel Maggio 2002 la tiratura cominciò a salire, fu l’anno in cui Mario Di Stasi ed il suo staff decisero di portare il giornale in edicola ad un prezzo simbolico di € 0,50. Il periodico era cosi diventato la voce ufficiale del campus salernitano, i temi erano sempre più scottanti e di attualità. Numero dopo numero l’obbiettivo era diventato non più e soltanto quello di informare della cronaca universitaria, ma anche quello di rompere tabù. Nel puntuale editoriale del direttore si poteva ascoltare la denuncia, la critica, la voce di migliaia di giovani, in un periodo storico che cominciava a portare allo scoperto i risultati di una cattiva gestione politica e amministrativa del Paese e mostrava i primi segni di una poi calzante crisi economica, sociale ed ideologica, dove i giovani venivano sempre più messi da parte. Disabilità, corruzione, baronato, droga, sessualità: sono questi alcuni dei temi che il periodico affronta. Nel 2003 il comune di Salerno viene colto da un improvviso “terremoto” politico a causa della questione sul registro delle unioni civili, “terremoto” che addirittura provoca le dimissioni dell’assessore Piero Cardalesi, favorevole ad una battaglia di civiltà (cit. corriere). Nello stesso periodo Controcampus manda in stampa, all’insaputa dell’accaduto, un numero con all’interno un’ inchiesta sulla omosessualità intitolata “dirselo senza paura” che vede in copertina due ragazze lesbiche. Il fatto giunge subito all’attenzione del caporedattore G. Boyano del corriere del mezzogiorno. È cosi che Controcampus entra nell’attenzione dei media, prima locali e poi nazionali. Nel 2003 Mario Di Stasi avverte nell’aria segnali di cambiamento sia della società che rispetto al periodico Controcampus. Pensa allora di investire ulteriormente sul progetto, in redazione erano presenti nuove figure: Ernesto Natella, Laura Muro, Emilio C. Bertelli, Antonio Palmieri. Il periodico aumenta le pagine, (44 pagine e poi 60 pagine), è stampato interamente a colori, la testata è disegnata più piccola e posizionata al lato sinistro della prima pagina. La redazione si trasferisce in una nuova sede, presso la palazzina E.di.su del campus di Salerno, questa volta per concessione dell’allora presidente dell’E.di.su, la Professoressa Caterina Miraglia che crede in Controcampus. Nello stesso anno Controcampus per la prima volta entra nel mondo del Web e a farne da padrino è Antonio Palmieri, allora studente della facoltà di Economia, giovane brillante negli studi e nelle sue capacità web. Crea un portale su piattaforma CMS realizzato in asp. È la nascita di www.controcampus.it e l’inizio di un percorso più grande. Controcampus è conosciuto in tutti gli atenei italiani, grazie al rapporto e collaborazione che si instaura con gli uffici stampa di ogni ateneo, grazie alla distribuzione del cartaceo ed alla nuova iniziativa manageriale di aprire sedi - redazioni in tutta Italia. Nel 2004 Mario Di Stasi, Antonio Palmieri, Emilio C. Bertelli e altri redattori del periodico controcampus vengono eletti rappresentanti di facoltà. Questo non permette di sporcare l’indirizzo e linea editoriale di Controcampus, che resta libera da condizionamenti di partito, ma offre la possibilità di poter accedere a finanziamenti provenienti dalla stessa Università degli Studi di Salerno che, insieme alla pubblicità, permettono di aumentare gli investimenti del gruppo editoriale. Ciò nonostante Controcampus rispetto alla concorrenza doveva contare solamente sulle proprie forze. La forza del giornale stava nella fiducia che i lettori avevano ormai riposto nel periodico. I redattori di Controcampus diventarono 15, le redazioni nelle varie università italiane aumentavano. Tutto questo faceva si che il periodico si consolidasse, diventando punto di riferimento informativo non soltanto più dei soli studenti ma anche di docenti, personale e politici, interessati a conoscere l’informazione universitaria. Gli stessi organi dell’istruzione quali Miur e Crui intrecciavano rapporti di collaborazione con il periodico. Dal 2005 al 2009 A partire dal 2005 Controcampus e www.controcampus.it ospitano delle rubriche fisse. Le principali sono: Università, la rubrica dedicata alle notizie istituzionali Uni Nord, Uni Centro e Uni Sud, rubriche dedicate alla cronaca universitaria Cominciano inoltre a prender piede informazioni di taglio più leggero come il gossip che anche nel contesto universitario interessa. La redazione di Controcampus intuisce che il gossip può permettergli di aumentare il numero di lettori e fedeli e nasce cosi da controcampus anche una iniziativa che sarà poi riproposta ogni anno, Elogio alla Bellezza, un concorso di bellezza che vede protagonisti studenti, docenti e personale amministrativo. Dal 2006 al 2009 la rivista si consolida ma la difficoltà di mantenete una tiratura nazionale si fa sentire anche per forza della crisi economia che investe il settore della carta stampata. Dal 2009 ad oggi Nel maggio del 2009 Mario Di Stasi, nel tentativo di voler superare qualsiasi rischio di chiusura del periodico e colto dall’interesse sempre maggiore dell’informazione sul web (web 2.0 ecc), decide di portare l’intero periodico sul web, abbandonando la produzione in stampa. Nasce un nuovo portale: www.controcampus.it su piattaforma francese Spip. Questo se da un lato presenta la forza di poter interessare e raggiungere un vastissimo pubblico (le indicizzazioni lo dimostrano), dall’altro lato presenta subito delle debolezze dovute alla cattiva programmazione dello stesso portale. Nel 2012 www.controcampus.it si rinnova totalmente, Mario Di Stasi porta con se un nuovo staff: Pasqualina Scalea (Caporedattore), Dora Della Sala (Vice Caporedattore), Antonietta Amato (segreteria di Redazione) Antonio Palmieri (Responsabile dell’area Web) Lucia Picardo (Area Marketing), Rosario Santitoro ( Area Commerciale). Ci sono nuovi responsabili di area, ciascuno dei quali è a capo di una redazione nelle diverse sedi dei principali Atenei Italiani: sono nuovi giovani vogliosi di essere protagonisti in un’avventura editoriale. Aumentano e si perfezionano le competenze e le professionalità di ognuno. Questo porta Controcampus ad essere una delle voci più autorevoli nel mondo accademico. Nel 2013 www.controcampus.it si aplia, il portale d'informazione universitario, diventa un network. Una nuova edizione, non più un periodico ma un quotidiano anzi un notiziario in tempo reale. Nasce il Magazine Controcampus, nascono nuovi contenuti: scuola, università, ricerca, formazione e lavoro. Nascono ulteriori piattaforme collegate alla webzine, non solo informazione ma servizi come bacheche, appunti, ricerca lavoro e anche nuovi servizi sociali. Certo le difficoltà sono state sempre in agguato ma hanno generato all’interno della redazione la consapevolezza che esse non sono altro che delle opportunità da cogliere al volo per radicare il progetto Controcampus nel mondo dell’istruzione globale, non più solo università. Controcampus diventa sempre più grande restando come sempre gratuito. Un nuovo portale, un nuovo spazio per chiunque e a prescindere dalla propria apparenza e provenienza. Sempre più verso una gestione imprenditoriale e professionale del progetto editoriale, alla ricerca di un business libero ed indipendente che possa diventare un’opportunità di lavoro per quei giovani che oggi contribuiscono e partecipano all’attività del primo portale di informazione universitaria. Sempre più verso il soddisfacimento dei bisogni dei lettori che contribuiscono con i loro feedback a rendere Controcampus un progetto sempre più attento alle esigenze di chi ogni giorno e per vari motivi vive il mondo universitario. Leggi tutto
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