Bambini su Internet, Instagram, Tik Tok, Facebook e YouTube, in vetrina per raccogliere consensi e follower. Dietro c’è un genitore, quasi sempre la mamma, che vuole a tutti i costi fare diventare famosi i figli sui social. Cosa sta succedendo e perché? Cosa spinge una madre a riprendere una figlia minorenne mentre canta e balla in modo provocante? Quali sono le conseguenze per i piccoli?
A spiegarcelo i professionisti, l’attore e doppiatore Luca Ward e la psicologa, criminologa investigativa Roberta Bruzzone.
Quello di Morena e Benny G, baby influencer italiani che sognano il successo, è un fenomeno grande. Delle aspiranti influencer bambine in Russia, USA e Australia, come in tutto il mondo, ne abbiamo sempre più notizia.
Dietro ci sono genitori che riescono ad essere “influenti” lasciando tra le mani dei figli un telefono prima dell’eta consigliata o addirittura ne diventano i registi di video e pose ammiccanti.
I social amplificano, lo sappiano. Se in passato a destare preoccupazione ai più, erano i concorsi di bellezza per bambine, oggi per esibirsi e sfilare basta un semplice smartphone. L’obiettivo è quello di diventare popolari, ottenere il successo, attraverso qualche scatto.
Non è più solo per divertimento, ma per alcuni diventa lavoro. Essere bambini famosi su Instagram, come diventare baby influencer su YouTube, Tik Tok e Facebook, sta diventando una professione, non certo per chi ha una età di 10 anni, ma per i genitori. Mamma e papà in posa nelle foto con i loro baby vip, come fossero tutti amici. Non ci sono più padre e madre che ti rimproverano, parlano di regole, di istruzione e pericoli della rete, come la pedofilia. Il benessere psico fisico del minore passa in secondo piano, come pure il diritto ad un’infanzia. Il fenomeno dei baby influencer italiani, famosi o aspiranti tali, deve destare preoccupazione per i rischi e le gravi conseguenze che ne conseguono.
Una bolla, quella dei bambini su internet e social network, dove non c’è richiamo più forte di un hashtags su Instagram, Tik Tok, Facebook e YouTube.
Baby influencer a 10 anni o meno: bambini famosi non per volontà propria ma per la gioia dei genitori
Ha fatto molto scalpore sul web la notizia di Benny G, baby influencer pugliese, neomelodica che canta e balla in modo sensuale su Instagram e YouTube, ripresa dalla mamma. Abbiamo scoperto che il fenomeno è molto più grande di quello che si possa pensare. Basta cercare tra gli hashtags come #babymodel, #babygirl, #babyboy, #babiesofinstagram, #babyfashion.
Ma perché i genitori desiderano i propri figli famosi su internet e nella vita, a tutti i costi? A risponderci è Luca Ward.
“Perché questi sono i messaggi passati in questi ultimi anni”. – Dice l’attore, e continua – “Oggi i programmi più visti sono quelli assolutamente trash, dove chiunque diventa protagonista. Quante volte vediamo nei programmi televisivi l’astronauta o il medico chirurgo?”
“Quello che manca oggi sono i punti di riferimento”. – Fa sapere Ward – “In passato, noi avevamo grandi punti di riferimento: avevamo i grandi politici, i grandi gruppi musicali, i grandi attori e le grandi attrici che parlavano al pubblico”.
Perchè i genitori vogliono figli famosi e bambini influencer
Diventare baby influencer italiani famosi, con un hashtags sul proprio nome e tanti followers, significa non solo gioia personale di un genitore, ma anche interesse economico. Vuol dire anche diventare l’attrazione per molti brand. Ma, al di là dell’aspetto economico, cosa comporta questa continua esposizione mediatica, quali sono le conseguenze per i bambini influencer?
“In alcuni casi si possono fare un sacco di soldi”. – Commenta Luca Ward – “Prima c’erano una serie di precauzioni che oggi purtroppo non ci sono. Molti genitori ci guadagnano molto, però non dimentichiamoci che i ragazzi vanno soprattutto protetti e tutelati. Come? Sicuramente non con Internet, un’arma a doppio taglio dove non c’è tutela”.
Diventare famosi su Tik Tok, Instagram, Facebook o YouTube e senza fare niente o quasi, senza avere grandi capacità professionali e artistiche, purtroppo è il sogno di tanti. Diventare baby influencer italiani, per andare in televisione ed avere tanti follower, sta diventando un obiettivo comune in molte famiglie. Può esser considerato corretto? Quali sono i pericoli e cosa dovrebbero fare i genitori?
“Per avere successo non bisogna partire dal presupposto “faccio questa cosa perché poi avrò successo”. Questo è sbagliato, soprattutto per il settore artistico”. – Ci fa sapere l’attore Luca Ward e continua -. Bisogna studiare e prepararsi. Internet è solo un gioco e per avere un like basta poco! Quello che manca è la formazione. I ragazzi, che sono delle spugne, devono essere formati su cosa è pericoloso e cosa non lo è. Io e mia moglie controlliamo i nostri figli in modo maniacale, perché temiamo ciò che c’è dietro Internet”.
“Mi sono molto spaventato quando ho visto che mia figlia era entrata in una chat pericolosa dove c’era un uomo più grande, oltre 50 anni. – Cosi ci racconta Luca Ward –
“Però siamo intervenuti in tempo perché la controllavamo, infatti, tutto è successo nell’arco di 36 ore. Ammetto che dopo è subentrata la parte difficile. Recuperare il trauma è stato complicato. Mia figlia aveva 9 anni adesso ne ha 11, ma da allora abbiamo iniziato a parlare di cosa fosse realmente Internet.
“Oggi, lei ha capito il serio pericolo corso. Quando al telegiornale sente parlare di Tik Tok, dei pericoli e fatti di cronaca mi guarda e dice. -Papà io ho rischiato tanto, mentre oggi questa bambina non c’è più-. Ecco perché queste situazioni vanno controllate e le uniche autorità che possono farlo sono i genitori, non c’è altra soluzione”.
“Dare un consiglio ad un genitore è molto difficile”. – Dice l’attore Luca Ward – “Personalmente ritengo che sia importante il dialogo tra moglie e marito, proprio sull’educazione e le problematiche dei ragazzi. Inoltre, credo che bisognerebbe portarli altrove. Farli interessare di altro. Io per esempio, porto i miei figli al mare, in barca, li indirizzo verso altri interessi dell’universo”.
Conseguenze di diventare baby influencer per la sola gioia dei genitori
Sempre dal web leggiamo di Morena, bambina famosa su Instagram e in cerca di successo. Ma siamo sicuri che sia cosa giusta e sicura far diventare delle baby influencer i propri figli a poco meno di 10 anni?
Parliamo di bambine provocanti su Instagram e YouTube, che sono costrette in maniera diretta o indiretta, ad assumere movenze da donna.
A spiegarci l’aspetto psicologico, cause e conseguenze, la dott.ssa Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa forense.
“Io più che gioia parlerei di una sorta di malsano narcisismo. Perché ci riferiamo a genitori che proiettano sui figli le aspirazioni che loro stessi non sono riusciti ad inseguire in maniera realistica”. – Fa sapere la Bruzzone – “Poiché non riescono a guadagnarsi il centro della scena in maniera diretta, intercettano le luci della ribalta, guadagnandosi il successo dei propri figli. Il più delle volte -figlie- che riescono ad ottenere dei comportamenti fortemente sessualizzati in un’età come quella addirittura preadolescenziale. In cui quel tipo di atteggiamento dovrebbe essere fortemente disincentivato dai genitori e non invece sollecitato come strumento per tendere all’attenzione altrui“.
“Si parla di ricerca di visibilità che non si risparmia a nessuno”. – Dice la psicologa Bruzzone – “Siamo andati ben oltre quello che una volta Andy Warhol indicava come: -celebrità a tempo-. Ora viviamo tutti in una sorta di grande palcoscenico virtuale e una larga parte di persone è impegnata a rappresentare una vita che è lontanissima da quella reale all’interno di piattaforme. Tutto questo avrà assolutamente un’influenza pessima sui giovani e si avranno ripercussioni terribili. Soprattutto sul piano psicologico. Non ultimo il fatto che il soggetto possa piombare in un quadro depressivo e che arrivi a danneggiare gli aspetti più concreti nella sua vita”.
Meglio diventare bambini famosi studiando, ma non da baby influencer
La mamma di Benny G, baby influcencer di 9 anni racconta che la figlia è molto brava come cantate neomelodica, video YouTube e Instagram con follower ne sarebbero conferma. Ma basta questo oggi per diventare famosi come racconta Morena, bambina influencer che sogna il successo?
“Bisogna spiegare ai genitori che non bisogna investire su quel tipo di visibilità. – Fa sapere la psicologa Roberta Bruzzone – Soprattutto in un’epoca così fragile in cui il rischio è quello di creare una vera e propria dipendenza da questo tipo di situazioni. Il tempo abnorme che loro dedicano ad apparire su quel tipo di piattaforme è sottratto all’infanzia di questi bambini e alla loro formazione. Il danno generazionale che stanno facendo questi genitori è che stanno sottraendo del tempo alla formazione dei propri figli. Perché li hanno proiettati scaraventandoli in quel tipo di situazione. Perlopiù, nel momento in cui quel bambino si sottrae o manifesta disagio alle richieste dei genitori, si sente addirittura in colpa. Stiamo producendo dei piccoli narcisisti maligni.
Dunque perché si vuole diventare baby influencer a tutti i costi su Instagram, Tik Tok, Facebook e YouTube. “Perché quella è una strada apparentemente facile. – Dichiara la Dottoressa Bruzzone – “Difficile sarebbe puntare alla strada della formazione professionale. Avvocato, medico, ingegnere, etc., professioni queste che si costruiscono su competenze reali e costante studio. Questa, invece, è una visibilità “usa e getta”, tanto si acquisisce velocemente e tanto velocemente si perde. Cosa succede quando si perde? L’attenzione mediatica, le scelte scellerate dei genitori di esibire i propri come piccole scimmiette da circo, non permettono di investire sul successo del proprio figlio, ma lo conducono ad un’inevitabile depressione”.
E conclude la psicologa Roberta Bruzzone lasciando un consiglio ai genitori che far diventare baby influencer i propri figli.- “I figli non sono dei giocattoli per ottenere riflesso, attenzione e visibilità”. Hanno delle caratteristiche che li rendono unici e speciali a prescindere dal fatto che ricevano like o vengano seguiti da milioni di followers. Faccio fatica a pensare che dietro questa ricerca di successo da parte dei genitori ci sia un interesse genuino nei confronti di questi bambini”.