Per comprendere il significato di cyberbullismo, sono necessarie riflessioni su storie vere che ci lasciano immagini preoccupanti di un fenomeno in crescita. Sono sempre di più, infatti, le pagine di cronaca che si colorano del nero degli atti di violenza online.
“Roma, molestie sui social: quattro minorenni ammoniti dal Questore”, “Nuoro, due minori accusate di atti aggressivi online”. Titoli come questi sono innumerevoli e chiariscono la gravità della problematica.
I dati sono allarmanti. La Polizia Postale ha registrato, solo nel 2019, 460 casi di bullismo online nei confronti di minorenni. Secondo le statistiche della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), il 22,2% dei minori che utilizza quotidianamente lo smartphone (85,8%) ammette di essere stata vittima di atti di bullismo online. Le molestie online vengono percepite da 4 adolescenti su 10.
I casi di prepotenza e violenza su internet da parte di giovani studenti sono molto frequenti nella scuola media, come ci confermano la psicologa Anna Quaglia e la docente Patrizia Chelini.
Con loro affrontiamo il tema del cyberbullismo, come combatterlo, profili psicologici di cyberbulli e vittime e le terapie esistenti, attraverso riflessioni su casi e storie vere.
Il Cyberbullismo nella scuola media: cos’è e cosa cambia rispetto al bullismo in presenza
Non è facile comprendere chi sono i cyberbulli. In linea generale, si definisce in questo modo chi usa violenza tramite internet, soprattutto sui social. Primi fra tutti Facebook, Whatsapp, Instagram e TikTok.
Il reato di cyberbullismo ha, però, delle caratteristiche molto complesse e profonde. Di fatti, è quasi impossibile delineare un profilo psicologico unico del bullo della rete.
Cerchiamo di analizzare i vari aspetti della problematica con la professoressa Patrizia Chelini, docente di scuola media.
“Nel bullismo online i confini delle definizioni dei vari ruoli sono molto sfumati. I casi sono estremamente numerosi e, soprattutto, molto diversi l’uno dall’altro. Specialmente nella scuola media.”– Ci spiega la docente -.
“Il cyberbullo si comporta da prepotente attraverso messaggi e commenti online. Spesso si agisce in gruppo. Ogni membro scrive un insulto, una cattiveria, e non ci si rende conto di star contribuendo alla violenza. Il problema principale di questo fenomeno è proprio che, avvenendo tramite uno schermo di un cellulare o di un computer, chi compie l’atto di bullismo online non ci mette la faccia. In questo modo, paradossalmente, non si sente neanche cattivo.”
A metterci la faccia sono, dunque, i prepotenti “in presenza”. Quali sono allora le principali differenze tra bullismo tradizionale e cyberbullismo nella scuola media?
“Il bullismo in presenza prevede una figura forte che ripetutamente compie atti di prepotenza nei confronti di qualcuno che, in quel determinato momento, è più debole. Nella violenza online non è così. Può capitare, ad esempio, che tra pari ci sia un coalizzarsi di compagni contro una sola persona. Questa “vittima” si ritrova isolata e insultata. Anche se magari, precedentemente, faceva parte di quello stesso gruppo.”– Ci chiarisce la professoressa Chelini-.
“Inoltre, differentemente da ciò che accade dal vivo, quello che viene messo in rete resta per sempre ed è sotto gli occhi di tutti. Ogni parola pesa come un macigno per chi subisce violenze di questo tipo. I ragazzi, in particolare alla scuola media, in un età di formazione, non sono affatto consapevoli della potenza dei social.“- Chiosa la professoressa, allarmata -.
“C’è un’ingenuità di fondo che caratterizza sia il cyberbullo che la sua vittima. Io credo che tutti i ragazzi debbano essere avvertiti sui rischi che si corrono online. Ci dovrebbe essere una vera e propria educazione all’utilizzo di internet.“
Cyberbulli e vittime: chi sono e come vengono scelti
Il profilo psicologico della vittima del cyberbullo a differenza del prepotente, non è ben definito. Travolta dal mondo dei social, spesso senza supervisione degli adulti, la persona perseguitata di 11, 12, 13 anni sente di non avere scampo. Analizziamo con la professoressa Patrizia Chelini anche questo aspetto-.
“E’ meno chiaro nel fenomeno del cyberbullismo chi sono le vittime. Io sono abbastanza convinta che in questo caso la scelta sia parzialmente “casuale”. Si salva di più chi si protegge di più, utilizzando internet in maniera misurata.“- Spiega la professoressa -.
“Contrariamente a quelle del bullismo in presenza, possono essere persone “comuni”, senza caratteristiche particolari. Magari fino a poco prima avevano una buona rete sociale. Poi cadono in disgrazia all’improvviso, per varie ragioni. L’insulto attraverso social o messaggi può nascere, ad esempio, da un litigio, da una semplice discussione. Poi man mano continua, e viene amplificato.”
Come si può riconoscere una vittima di cyberbullismo nella scuola media? “I segnali non sempre sono chiari, e bisogna saperli leggere. Possono verificarsi disturbi alimentari. Una tristezza prolungata, l’attaccamento spasmodico allo smartphone e l’alterazione del ritmo sonno-veglia.”- precisa la docente.
Infatti, può succedere addirittura che una vittima sia talmente provata psicologicamente dagli attacchi che riceve online, da sentire il bisogno costante di controllare il cellulare o il computer, persino di notte.
Prevenzione cyberbullismo scuola media: ruolo genitori e insegnanti
La vittima del bullismo in rete della scuola media è caratterizzata dalla fragilità “tipica” di questi anni di crescita. Risulta molto difficile per questi ragazzi gestire l’impatto generato dalle offese, dalle prese in giro, dai commenti negativi e, nei casi più gravi, persino dalle minacce ricevute in rete.
Stessa cosa dicasi per il cyberbullo di questa età. Questo soggetto, come abbiamo visto, vuole testimoniare il proprio essere migliore degli altri a scuola. In realtà, però, è intrappolato in una profonda e fragile insicurezza.
Parliamo con la psicologa Anna Quaglia proprio di questi temi e delle terapie che esistono per aiutare i protagonisti del terribile fenomeno in crescita.
Come si può aiutare dal punto di vista psicologico lo studente vittima di cyberbullismo nella scuola media?
“La vittima va sempre supportata. E’ molto importante che le figure di riferimento siano consapevoli e che non tendano a sminuire l’evento. La violenza subita in rete ha, dal punto di vista psicologico, lo stesso peso di quella in presenza.“
Se necessario, ci si deve rivolgere a degli specialisti, come uno psicologo esperto in materia. La prima “terapia”, però, deve avvenire in casa, in famiglia. Fondamentale il ruolo dei genitori.
“E’ compito dei genitori della vittima leggere i segnali che il ragazzino lancia. Bisogna indagare, controllare le chat e i social network. Questo può essere fatto anche in maniera esplicita, davanti al proprio figlio. Indispensabile è il dialogo. Si deve portare il bambino a ragionare e a far fuoriuscire le sue emozioni e il suo vissuto.”– ci spiega la psicologa-.
Come si può supportare, invece, il cyberbullo?
“Certamente dovrà fare un percorso di psicoterapia. Sarà inserito in un programma basato sul rispetto delle regole e sulla gestione dei comportamenti impulsivi e delle emozioni. Come la rabbia. La terapia coinvolgerà anche la famiglia. E’ necessario un parent-training che aiuti proprio gli adulti nella messa in atto di comportamenti più funzionali del minore.”
Altro ruolo importante, nel mondo dei “grandi”, è quello della scuola. Gli insegnanti, in particolar modo, ricoprono una funzione principale nell’educazione del ragazzo delle medie. Qui, come si può combattere e prevenire il fenomeno di cyberbullismo già nella scuola media?
“I docenti devono parlare di bullismo online e in presenza. Il loro ruolo psicoeducativo è importantissimo. Bisogna illustrare con chiarezza come utilizzare i social network nel modo corretto. Si devono portare esempi pratici per far comprendere l’anormalità di questo tipo di interazioni in rete. E’ necessario etichettare il problema.”- Afferma la psicologa, presentando poi un canale che dev’essere assolutamente presente alle medie.
“La scuola deve dotarsi di psicoterapeuti aggiornati che possano essere a disposizione degli studenti anche tre o quattro volte a settimana. In questo modo la vittima di cyberbullismo, ad esempio, può confrontarsi con una persona competente e trovare sempre aiuto.“- conclude la dottoressa Anna Quaglia -.