Imparare a servire l’espresso nella propria caffetteria potrebbe rappresentare un’ottima opportunità di lavoro. Ma aprire un bar conviene solo se si è in grado di offrire un ottimo servizio, distinguendosi dalla forte concorrenza che c’è in Italia. Per diventare barista un corso non è certamente sufficiente. Occorre esperienza, dedizione e soprattutto curiosità e spirito imprenditoriale. Si perché per aprire un bar costi e guadagni vanno saputi bilanciare. Poi la propria formazione ed i trucchi del mestiere, consentiranno di trovare la strada giusta per imparare a fare la differenza con la propria attività.
Il barista professionista, figura che si differenzia da quella del barman, possiede competenza, conoscenze tecniche e tanta passione. Per sapere come esercitare questa professione, cosa serve e quali costi bisogna sostenere, abbiamo rivolto alcune domande ad un professionista con tanti anni di esperienza.
Essere in grado di erogare un servizio di qualità, comprendere e risolvere possibili reclami dei clienti, avere un approccio flessibile al lavoro, possedere abilità matematiche e aderire perfettamente agli standard di igiene e sicurezza alimentare, sono solo alcune delle caratteristiche chiave per diventare un barista professionista di successo. Sono questi i fattori che determineranno poi quanto guadagna un barista al mese. Condizioni, che nel migliore dei casi possono consentire di gestire un bar o anche più di uno, avvalendosi dell’aiuto di dipendenti.
Esercitare questa professione e magari aprire una propria attività, richiede la cura di alcuni aspetti fondamentali legati alla burocrazia e ai requisiti personali e professionali.
Vediamo quindi nel dettaglio come aprire un bar e diventare un professionista, cosa serve sapere, quali sono i costi fissi, licenza, come gestire un locale e quanto guadagna al mese.
Come diventare barista e aprire un bar: corsi, formazione, requisiti e competenze da avere
Come in tutte le professioni, partire da una solida formazione è importantissimo. Gli aspiranti baristi possono iscriversi ad una scuola tecnica alberghiera e puntare ad un diploma specialistico.
Un’altra opzione è frequentare alcuni dei tanti corsi organizzati da istituti privati, federazioni, associazioni o dalle Regioni.
Invece chi volesse incentrare, nello specifico, la propria formazione sul prodotto per eccellenza, è consigliabile intraprendere un percorso di studi presso l’università del caffè.
Esistono dei corsi specifici che insegnano tutte le nozioni teoriche e pratiche per apprendere un mestiere che nasconde tante insidie e richiede tanta concentrazione, esperienza e professionalità.
Secondo la normativa vigente, per diventare barista, fondamentale è il conseguimento del certificato HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), un attestato riconosciuto a livello internazionale necessario ai fini dello svolgimento di una professione in cui è prevista la manipolazione degli alimenti.
Tale certificato viene rilasciato a seguito della frequentazione di un corso, erogato online o dall’ASL, in merito al rispetto di determinati standard di igiene e di conservazione alimentare da mantenere all’interno dell’attività.
Licenza da barista: attestati, requisiti ed esperienza
Nel dettaglio, per diventare barista e aprire un’attività, il titolare di un bar deve avere:
- Maggiore età;
- Scuola dell’obbligo;
- Scuola alberghiera oppure un apposito corso professionale in merito alla somministrazione di bevande e cibo (corso SAB);
- In alternativa, deve avere esercitato attività similare per due anni nel quinquennio precedente all’apertura del bar;
- Possedere il requisito di onorabilità, ovvero non essere stato dichiarato delinquente abituale o professionale e non aver ricevuto condanne a pena detentiva superiore a tre anni.
Inoltre è necessario essere muniti di apposita licenza. Se ne distinguono quattro:
- A per ristoranti con somministrazione di pasti e bevande;
- B per bar, caffetterie e altre attività di somministrazione di prodotti gastronomici e alcolici;
- C per le attività precedenti che offrono anche svago e intrattenimento;
- D per attività che offrono dolciumi e bevande non alcoliche.
Per quanto riguarda gli aspetti burocratici, per diventare barista in Italia bisogna:
- Aprire una partita Iva e scegliere codice ATECO (per i bar in genere si tratta del codice 56300);
- Dopo di che occorre scegliere la forma societaria che meglio si adatti alla tipologia di bar e alle sue dimensioni in termini di dipendenti e locale;
- Iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio;
- Redigere la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) da dover presentare al Comune e precisamente all’ufficio del SUAP. Al Comune inoltre occorre anche inoltrare una richiesta per l’affissione dell’insegna.
Qualora il bar preveda anche la somministrazione di alcolici è necessario presentare anche un’apposita richiesta all’Agenzia delle Entrate e versare i diritti di SIAE in caso di intrattenimento musicale.
Per i locali che presentano un’estensione superiore a 450 mq, è necessario un certificato antincendio da parte dei Vigili del Fuoco.
Giornata da barista: cosa fa, mansioni tipiche del lavoro
Cosa fa un barista, quali sono le sue mansioni e qual è la sua giornata tipo? A raccontarlo Marco, titolare di una caffetteria di successo:
“Sveglia alle 5, di corsa si accende il forno e si mettono i cornetti a cuocere. Prepari la macchinetta del caffè, la riscaldi e inizi a fare già qualche caffè per metterla bene in funzione. Allestisci la vetrina, porti fuori i tavolini e le sedie. Lavori per 15-16 ore al giorno.” Diventare barista a 30 anni, o anche meno, significa quindi farsi presto carico di precise responsabilità. L’apertura della serranda e le mansioni tipiche di questa professione richiedono costanza e spirito di sacrificio.
Come avviene l’approvvigionamento delle materie prime?
“Per quanto riguarda le materie prime, noi abbiamo dei fornitori che vengono direttamente presso il mio locale. Le cose più importanti come il caffè, i dolci della vetrina, i cornetti, ce le forniscono dei rappresentanti.”
Stipendio barista: quanto guadagna, costi e tasse
Quali sono i costi da sostenere e le tasse da pagare se si intende aprire un bar in Italia?
“I costi fissi sono i dipendenti, il fitto del locale, le materie prime, i contributi trimestrali del titolare da versare allo Stato, le utenze e il commercialista dal quale mi reco ogni 15-20 giorni. Le tasse sono numerose, tra queste: i contributi mensili del titolare, l’IVA, IRPEF e la tassa sui rifiuti“.
Aprire un bar conviene se si riescono a superare i costi con utili dignitosi. Diventare barista significa avere guadagni variabili, e che dipendono dal successo della propria attività commerciale. Altrimenti c’è la possibilità di essere assunti in qualità di dipendenti all’interno di una caffetteria avviata.
Quanto si guadagna, qual è lo stipendio di un barista?
“Da dipendente lo stipendio è stabilito da un contratto nazionale ed è di circa 1200 € per 8 ore lavorative. Mentre da titolare ovviamente la cifra cambia, in quanto si diventa veri e propri imprenditori”.
Aprire un bar è un investimento considerevole, ma esistono varie possibilità per quanto riguarda contributi ed agevolazioni.
Lavoro da barista: offerte ed opportunità di carriera
Per diventare barista bisogna sapere che non ci sono trucchi o segreti del mestiere che possano portare subito al successo. Ma questo è un lavoro appassionante, sempre al contatto col pubblico, fatto di responsabilità e soddisfazioni che arrivano nel tempo a chi saprà distinguersi.
“É un settore che richiede molto sacrificio. Le remunerazioni maggiori le ottiene chi ama questo lavoro, aldilà dei soldi che può guadagnare, chi riesce a creare cose nuove e a offrire dei prodotti nuovi o anche facendo un semplice caffè a regola d’arte. Il cliente ringrazia, torna sempre e questo significa che stai facendo bene il tuo lavoro.” –afferma Marco.
A chi consiglia di diventare barista e quali sono le opportunità del settore?
“Diciamo che è un lavoro che possono fare tutti, ragazzi e ragazze, però solo seguendo la passione e non il lato economico, si potranno trovare dei vantaggi ed avere successo.
Il bar si divide in due mondi: il bar del giorno e il bar della notte. Il nostro bar è prevalentemente mattutino, ma soprattutto nei bar serali vi sono grandi opportunità, perchè l’aperitivo sta prendendo sempre più piede, aprendo nuove possibilità di lavoro.
Quindi i ragazzi possono creare più cose e fare un bar diverso dal solito, possono anche non usare del tutto la macchina del caffè e proporre solo cocktail e aperitivi.”
Aprire un bar: finanziamento per i giovani
Dal lato delle opportunità è sicuramente importante tenere in considerazione i finanziamenti che sono destinati ai giovani che volessero aprire un bar e diventare titolari: si tratta di investire nel proprio lavoro per un progetto futuro e a lungo termine, trasformando i propri risparmi in un guadagno nel tempo.
I finanziamenti a fondo perduto rappresentano la soluzione ideale per tutti quei giovani che vogliono avviare un’attività da zero oppure che cercano dei fondi per migliorare un’attività già esistente.
Tali prestiti economici sono emessi da enti europei, nazionali e regionali tramite apposito bando annuale. Risultano essere i più richiesti in quanto rappresentano un contributo che per una percentuale prestabilita al momento del contratto non prevedono la restituzione.
Inoltre un giovane può rivolgersi al Ministero dello Sviluppo e richiedere dei finanziamenti per aprire un bar, solo e soltanto superati determinati requisiti:
- avere esperienza lavorativa nel campo da almeno 2 anni (anche come dipendente)
- aver frequentato un corso per la gestione degli alimenti HACCP
- essere iscritto al REC, Registro Esercenti Commercio).
I finanziamenti per i giovani non sono fissi, ma variano da regione in regione e di anno in anno.